Egitto, la rivoluzione in un documentario collaborativo

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Piazza Tahrir spaccata dalle violenze durante gli scontri dello scorso gennaio - Getty Images

Il 25 gennaio 2011 iniziava la protesta che avrebbe portato alla caduta di Mubarak. Un anno dopo un progetto web vuole raccontare, con l'aiuto dei materiali prodotti dagli utenti, i 365 giorni che hanno cambiato il Paese. GUARDA LE PRIME IMMAGINI

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di Raffaele Mastrolonardo


“Ho sempre odiato il modo in cui trattiamo le strade come una grande discarica. Così ho deciso di lanciare una campagna di pulizia. E Tahrir era il posto perfetto da cui partire”. Così comincia il racconto di Ahmed Tarek Medhat della giornata del 29 gennaio 2011, a pochi giorni dall'inizio dell'occupazione della piazza del Cairo che sarebbe divenuta il simbolo della stagione di rivolte nei Paesi arabi. La testimonianza di Medhat è una delle tante già raccolte da 18DaysinEgypt, progetto di documentario multimediale che intende raccontare gli ultimi 365 giorni dell'Egitto attraverso materiali prodotti dagli utenti e storie narrate dagli stessi protagonisti. Video da YouTube, messaggini su Twitter, foto condivise su Flickr a cui coloro che hanno preso parte alla rivoluzione dovrebbero fornire contesto e aggiungere particolari personali. Il tutto all'interno di una piattaforma pensata per stimolare lo storytelling collaborativo.
Ideato e coordinato dal film-maker Jigar Metha e Yasmin Elayat, creatrice del servizio Groupstre.am, 18DaysinEgypt è stato ufficialmente lanciato il 19 gennaio scorso, in vista del primo anniversario della sollevazione popolare, con un evento che si è tenuto proprio in piazza Tahrir. 

Guarda il video di presentazione del progetto

18 Days in Egypt | Call to Action - Subtitled from 18DaysInEgypt Team on Vimeo.



UN ANNO RIVOLUZIONARIO – Pur in questo stadio iniziale del progetto sonogià presenti – divisi in “paragrafi” -  frammenti di storie relativi ad alcuni eventi topici dell'anno rivoluzionario. Foto e video documentano i primi momenti dell'occupazione della piazza o l'attesa dell'imminente caduta del tiranno per arrivare a fatti più recenti come i sanguinosi scontri del novembre e del dicembre scorsi alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento. La maggior parte di questi episodi sono corredati di contributi personali, microstorie in prima persona. Per esempio, quella relativa al 28 gennaio raccolta da Mostafa Sheshtawy, che descrive i tentativi di un manifestante di organizzare marce di protesta all'uscita di varie moschee e le relative fughe dalle forze di sicurezza: “Ho scoperto che gli uomini della sicurezza ci correvano dietro e ci volevano arrestare. Io e i miei amici siamo corsi via per non farci prendere e ci siamo riusciti”. Oppure il ricordo – quasi intimo – di un volto nel mezzo della battaglia avvenuta nella strada Mohammed Mahmoud nel novembre 2011: “Questa è una storia rivoluzionaria ma non posso fare a meno di emozionarmi pensando al giovane che ho incontrato quel giorno in mezzo ai gas lacrimogeni”.  O, ancora – spostandoci di qualche migliaio di chilometri – la raccolta di tweet e di foto che descrivono una marcia di solidarietà con la rivolta egiziana che si è svolta il 29 gennaio a Los Angeles.  

OPERA APERTA – Il risultato – per quello che si può giudicare finora - sono flussi di immagini e di parole che cercano di restituire una prospettiva soggettiva agli eventi narrati nel tentativo di sviluppare nuove forme di racconto specifiche per il web. L'insieme è ancora caotico ma non manca di una certa suggestione. Già dai primi esempi a disposizione (oltre cinquanta), si può inoltre notare come l'interpretazione della piattaforma di condivisione e della missione di 18DaysinEgypt siano state liberamente interpretate dai partecipanti. È difficile, per esempio, pensare che gli autori del progetto avessero pensato anche ad una raccolta di video musicali (come questo) che hanno la protesta sullo sfondo.

Ma il carattere aperto dell'opera fa parte dell'idea stessa di un prodotto collaborativo, se è vero che il progetto originario – che prevedeva una semplice raccolta del materiale disponibile online - è stata abbandonata dagli autori proprio per l'impossibilità di fornire contesto ai documenti ritrovati online. Il problema, almeno a questo stadio di sviluppo, è che risulta difficile verificare l'attendibilità e la veridicità delle testimonianze pubblicate. Inoltre, la piattaforma presenta ancora dei limiti (non è possibile, fra le altre cose, linkare i singoli “paragrafi”) e non esistono ancora link interni che permettano di correlare, per esempio, eventi e storie accaduti nello stesso giorno. Ma, come è denunciato fin dall'indirizzo web, si tratta ancora di una fase “beta” (cioè sperimentale) del progetto. La speranza è che i miglioramenti tecnici arrivino strada facendo man mano che il documentario si arricchirà di nuovi contributi.

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