Le autorità riferiscono che non c'è "nessun pericolo di radioattività" dopo il rogo scoppiato sull'Ekaterinburg, fiore all'occhiello della marina di Mosca. Il ricordo va alla tragedia di 11 anni fa del Kursk dove morirono i 118 membri dell'equipaggio
Sono almeno nove le persone rimaste ferite, di cui sette vigili del fuoco e due
tecnici ministeriali, in seguito all'incendio divampato il 29 dicembre sul sottomarino nucleare Ekaterinburg mentre si trovava in un cantiere per riparazioni di routine a Roslyakovo, località situata nei pressi della città di Severomorsk, regione nord-occidentale russa di Murmansk, sul Golfo di Kola. Tutte le vittime lamentano sintomi di asfissia da fumo. Le fiamme sono state spente 24 ore dopo l'incendio, venerdì 30 giugno.
Livelli di radioattività nella norma - Il ministro della Protezione Civile, Serghei Shoigu, ha però ribadito che intorno all'Ekaterinburg i livelli di radioattività "rimangono nei limiti della norma" e "non esiste alcuna minaccia per la popolazione" della zona, che dunque non dovrà essere evacuata.
Il rogo nel sottomarino nucleare - I due reattori erano spenti al momento
in cui è scoppiato il rogo, mentre i sedici missili balistici in dotazione e quelli convenzionali stivati sul sottomarino sono stati subito rimossi e messi in sicurezza.
Non si esclude ora che l'Ekaterinburg, varato nel 1985 quando ancora esisteva l'Unione Sovietica, possa essere ritirato dal servizio. Anche qualora si decidesse di recuperarlo, tuttavia, occorreranno parecchi mesi prima che sia in grado di ritornare in attività.
Undici anni fa la tragedia del Kursk - L'incendio scoppiato sull'Ekaterinburg, fiore all'occhiello della marina russa, colpisce un altro sottomarino nucleare della Flotta del Nord, dopo la tragedia del Kursk che costituì la prima sfida per l'allora eletto da pochi mesi presidente per la prima volta Vladimir Putin.
Il Kursk si era inabissato nelle acque del Mare di Barents alle 11.28 e una manciata di secondi del 12 agosto del 2000, provocando la morte di tutti i 118 membri dell'equipaggio. Una morte che non fu immediata, come invece avevano sostenuto le autorità russe per alleviare il dolore dei familiari delle vittime e, soprattutto, dissipare le critiche per la lentezza dei soccorsi.
Per alcuni giorni infatti la tragedia viene gestita da Mosca con l'antico riflesso sovietico. La notizia dell'inabissamento del sottomarino nucleare in seguito a due distinte esplosioni viene diffusa solo il 14 agosto, malgrado i segnali registrati in tempo reale da un istituto sismografico norvegese e i primi allarmi diffusi in Occidente.
Le autorità russe accettano gli aiuti internazionali con grande ritardo e il presidente Vladimir Putin, che al momento dell'incidente si trovava in vacanza a Soci, sul mar Nero, e non rientra a Mosca che alcuni giorni dopo (lo stesso Putin era stato fra l'altro informato della tragedia solo nel primo pomeriggio del 13).
tecnici ministeriali, in seguito all'incendio divampato il 29 dicembre sul sottomarino nucleare Ekaterinburg mentre si trovava in un cantiere per riparazioni di routine a Roslyakovo, località situata nei pressi della città di Severomorsk, regione nord-occidentale russa di Murmansk, sul Golfo di Kola. Tutte le vittime lamentano sintomi di asfissia da fumo. Le fiamme sono state spente 24 ore dopo l'incendio, venerdì 30 giugno.
Livelli di radioattività nella norma - Il ministro della Protezione Civile, Serghei Shoigu, ha però ribadito che intorno all'Ekaterinburg i livelli di radioattività "rimangono nei limiti della norma" e "non esiste alcuna minaccia per la popolazione" della zona, che dunque non dovrà essere evacuata.
Il rogo nel sottomarino nucleare - I due reattori erano spenti al momento
in cui è scoppiato il rogo, mentre i sedici missili balistici in dotazione e quelli convenzionali stivati sul sottomarino sono stati subito rimossi e messi in sicurezza.
Non si esclude ora che l'Ekaterinburg, varato nel 1985 quando ancora esisteva l'Unione Sovietica, possa essere ritirato dal servizio. Anche qualora si decidesse di recuperarlo, tuttavia, occorreranno parecchi mesi prima che sia in grado di ritornare in attività.
Undici anni fa la tragedia del Kursk - L'incendio scoppiato sull'Ekaterinburg, fiore all'occhiello della marina russa, colpisce un altro sottomarino nucleare della Flotta del Nord, dopo la tragedia del Kursk che costituì la prima sfida per l'allora eletto da pochi mesi presidente per la prima volta Vladimir Putin.
Il Kursk si era inabissato nelle acque del Mare di Barents alle 11.28 e una manciata di secondi del 12 agosto del 2000, provocando la morte di tutti i 118 membri dell'equipaggio. Una morte che non fu immediata, come invece avevano sostenuto le autorità russe per alleviare il dolore dei familiari delle vittime e, soprattutto, dissipare le critiche per la lentezza dei soccorsi.
Per alcuni giorni infatti la tragedia viene gestita da Mosca con l'antico riflesso sovietico. La notizia dell'inabissamento del sottomarino nucleare in seguito a due distinte esplosioni viene diffusa solo il 14 agosto, malgrado i segnali registrati in tempo reale da un istituto sismografico norvegese e i primi allarmi diffusi in Occidente.
Le autorità russe accettano gli aiuti internazionali con grande ritardo e il presidente Vladimir Putin, che al momento dell'incidente si trovava in vacanza a Soci, sul mar Nero, e non rientra a Mosca che alcuni giorni dopo (lo stesso Putin era stato fra l'altro informato della tragedia solo nel primo pomeriggio del 13).