Siria, si continua a combattere: centinaia di morti

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Scontri nel Nord del Paese tra oppositori del regime e forze di sicurezza. Intanto giovedì 22 è atteso l'arrivo degli osservatori della Lega Araba. Ma Damasco fa sapere che non intende obbedire a nessuno. Il ministro Terzi: "Violenze intollerabili"

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(in fondo all'articolo i video sulla  Siria)

In Siria proseguono i combattimenti nella provincia settentrionale di Idlib tra oppositori del regime e forze di sicurezza. I civili uccisi tra martedì 20 e mercoledì 21 dicembre sarebbero 250. A riferirlo è il consiglio nazionale siriano principale piattaforma di oppositori all'estero di cui fanno parte anche i Comitati di coordinamento locale degli attivisti in patria.
Cifre drammatiche che arrivano mentre Damasco si prepara per l'arrivo degli osservatori della Lega Araba in programma giovedì 22 dicembre. La Siria è intenzionata a collaborare, fa sapere, ma non intende obbedire a nessuno. Gli attivisti sono scettici sul reale impegno di Assad a rispettare il piano sottoscritto con la Lega che, se fosse applicato, potrebbe rafforzare gli oppositori del regime. Secondo le Nazioni Unite, dal marzo scorso sono 5.000 le persone uccise nella repressione contro le proteste anti-regime.

Bisogna fermare le violenze "intollerabili" sulle donne e sui bambini in Siria, dove la situazione umanitaria desta "grandissima preoccupazione", ha detto il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi. "L'Italia - ha aggiunto - è stata esplicita nell'incontrare il consiglio siriano che rappresenta quasi tutte le componenti dell'opposizione e quindi dare il senso di un nostro impegno per una soluzione politica a questa crisi".

Intanto l'esercito siriano ha effettuato manovre militari marittime e aeree per testare le proprie capacità di combattimento. Un analista siriano coperto dall'anonimato ha riferito all'agenzia Ansa che si tratta "di una dimostrazione di forza destinata a intimidire" gli occidentali. Il regime intende inoltre mettere in guardia contro "ogni velleità (occidentale) d'intervenire militarmente in Siria mostrando che è pronta a dichiarare una guerra regionale", ha sottolineato un altro analista siriano.

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