Egitto, El Baradei pronto a fare il premier

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Il premio Nobel ha dichiarato di essere disposto a rinunciare alle presidenziali per guidare un governo di unità nazionale. Intanto in piazza Tahrir altri due manifestanti sarebbero morti durante una carica della polizia. IL VIDEO

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Dopo un'improvvisa fiammata, che ha provocato nelle prime ore della mattina uno se non due morti davanti alla sede del Consiglio dei Ministri, l'ottavo giorno dall'esplosione delle nuove violenze intono a piazza Tahrir, sviluppatesi all'improvviso la mattina del 19 novembre, è trascorso tranquillo, soprattutto con eventi di natura politica.

La piazza simbolo della rivoluzione egiziana del gennaio 2011 è rimasta gremita per tutta la giornata di sabato 26 novembre dai manifestanti che continuano a sollecitare che il Consiglio militare lasci la veste di virtuale capo dello stato ad autorità civili. Ma la richiesta continua a non avere ascolto, mentre il premier incaricato, Kamal el Ganzuri, che ha dichiarato di avere per priorità quelle di riportare sicurezza e stabilità nelle strade e nell'economia, ha compiuto due passi di notevole risalto mediatico: ha incontrato due aspiranti presidenti della repubblica, l'ex segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa e l'ex direttore generale dell'Aiea e premio Nobel per la Pace Mohamed el Baradei che in serata annunciato di essere "pronto a rinunciare a candidarsi alle presidenziali" del prossimo anno per guidare da subito un nuovo governo egiziano di salvezza nazionale.

Intanto l'atmosfera di piazza Tahrir è ora quella di una calma sospesa, dopo che polizia e forze armate sembrano ormai non pianificare nuovi interventi, ma si limiterebbero a presidiare i palazzi del governo, incluso quello del ministero dell'interno, più volte meta di gruppi di manifestanti nella scorsa settimana.

Dopo aver rimandato stamani a casa tre studenti americani fermati perché trovati in possesso di bottiglie molotov che non sarebbero appartenute a loro, oggi sono stati fermati tre italiani (due giovani e una giovane donna) che sono interrogati dalla magistratura. Silenzio assoluto sulle loro identità e responsabilità, ma non è da escludere che la loro vicenda debba inserirsi nell'atteggiamento di grande diffidenza verso gli stranieri che nei momenti di tensione si sviluppa con decisione nel paese delle Piramidi.

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