Spagna al voto: per gli exit poll ha vinto il popolare Rajoy

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Il Partido Popular avrebbe ottenuto 181/185 seggi su 350 e il 43,5% delle preferenze, raggiungendo così la maggioranza assoluta. Complice la crisi economica, si prepara così a sostituire il Partito Socialista alla guida del Paese

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Secondo i primi exit poll resi pubblici dalla tv pubblica Rtve, il Partido Popular di Mariano Rajoy ha nettamente vinto le politiche anticipate spagnole con 181/185 seggi su 350 nel Congresso dei deputati, contro i 115/119 seggi dei socialisti. I popolari avrebbero ottenuto dunque il 43,5% dei voti contro il 30% dei socialisti di Rubalcaba.
Per i popolari potrebbe trattarsi del miglior risultato di sempre: Rajoy potrebbe superare infatti i 183 seggi conquistati nel 2000 dal suo mentore Josè Maria Aznar.

Quasi 36 milioni le persone che sono state chiamate al voto per scegliere il governo che gestirà la pesante crisi economica che attanaglia il Paese. Le urne si sono chiuse alle 20 ovunque, tranne che nelle isole Canarie dove il processo elettorale durerà un'ora in più.

Tutti i sondaggi assegnavano una netta vittoria al Partito Popolare (Partido Popular, PP), guidato da Mariano Rajoy (qui la pagina Facebook), pronto a sostituire al potere il Partito Socialista o (Psoe, Partido Socialista Obrero Espanol), al governo dal 2004: le ultime rilevazioni davano al Pp un vantaggio di circa 15 punti percentuali, abbastanza per ottenere una maggioranza assoluta nella Camera bassa, il Congresso composto da 350 deputati, e dunque avere mano libera nelle riforme.

I quasi cinque milioni di disoccupati (oltre il 21 per cento della popolazione), la crisi economica e la pressione dei mercati finanziari sono stati i principali protagonisti di una campagna in cui sono apparsi deboli i tentativi del candidato socialista, l'ex ministro ed ex vicepremier Alfredo Perez Rubalcaba (qui la pagina Facebook) di rimontare la distanza. Le proteste di piazza e la tempesta sui mercati hanno di fatto scritto la sentenza: anche se considerato poco carismatico da molti dei suoi stessi sostenitori, Rajoy, 56 anni, è riuscito a galvanizzare l'elettorato promettendo di risollevare il Paese.

Rajoy ha promesso di fare tagli ovunque, eccetto che per le pensioni, così da ridurre il deficit al 4,4% del Pil nel 2012 (rispetto al 9,3% dell'anno scorso); e sotto la pressione venerdì ha supplicato i mercati di dargli un po' di tempo, "almeno mezz'ora" dopo la vittoria, ha scherzato, per confrontarsi con la crisi. Ma i mercati sembrano riporre scarsa fiducia anche su un cambiamento di governo. Il rendimento delle obbligazioni spagnole ha raggiunto il 6,9 per cento (il più alto dal momento che la moneta unica è stata creata), dal 6,48 per cento alla fine di giovedì. I tassi di indebitamento della Spagna sono a livelli ampiamente considerati al limite di quello che un Paese può permettersi per finanziare il debito del settore pubblico nel lungo termine. In questo quadro, gli indignados sono intenzionati a votare "con coscienza critica" e cercano di trasferire la loro protesta direttamente alle urne: la strategia prescelta è quella di votare i partiti minoritari, i partiti nuovi o annullare il voto.

In chiusura di campagna elettorale, Rubalcaba ha chiesto di non disperdere il voto della sinistra per "un Psoe forte" che eviti il monopartitismo della destra"! Lo ha chiesto in mille modi diversi -"quando i progressisti frammentano il voto, ci indeboliamo", "Solo un Psoe forte può far fronte a questa destra", ma mai per andare al governo, solo per essere un buon leader dell'opposizione.

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