Il premier ormai uscente Papandreou e il capo dell'opposizione Samaris hanno trovato un'intesa: il nuovo primo ministro sarà scelto in un incontro lunedì 7 novembre. L'esecutivo dovrà approvare le misure chieste da Ue e Fmi
Guarda anche:
In Grecia si prepara il governo di unità nazionale
L'Ue avverte la Grecia: senza piano niente aiuti
(in fondo all'articolo tutti i video sulla crisi economica)
E' arrivata solo nella serata di domenica 6 novembre la soluzione alla grave crisi politica della Grecia, dopo una giornata di riunioni, appelli alla responsabilità e febbrili consultazioni. Dopo un'ora di colloquio con il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, il premier socialista George Papandreou e il leader del principale partito di opposizione di centrodestra (Nia Dimocratia), Antonis Samaras, hanno raggiunto l'accordo per la formazione di un governo di unità nazionale. Lunedì 7 novembre, su invito del capo dello Stato, i due si incontreranno di nuovo per decidere il nome del premier del nuovo esecutivo, che - è certo - non sarà quello di Papandreou: a circolare con sempre più insistenza è invece il nome di Lucas Papadimos, ex vice presidente della Bce vicino al Pasok, sul quale si sarebbero trovati d'accordo i due leader.
Secondo l'intesa raggiunta inoltre, la Grecia andrà ad elezioni anticipate solo dopo la ratifica dell'accordo europeo sul pacchetto di aiuti economici, probabilmente non prima di febbraio-marzo 2012. Esponenti socialisti e di Nia Dimocratia si sono comunque già messi al lavoro per decidere i tempi necessari all'attuazione del piano di salvataggio. Quella vissuta dalla Grecia è stata una vera e propria corsa contro il tempo, dettata dalla necessità di rassicurare i mercati finanziari internazionali prima della riapertura, ma soprattutto in vista della riunione dell'eurogruppo del 7 novembre a Bruxelles, in cui Atene intende negoziare il piano di aiuti da 80 miliardi di euro e dove, aveva sottolineato in giornata Papandreou, la Grecia poteva permettersi il lusso di lasciare la sedia vuota.
Per provare a sbloccare lo stallo, il premier (reduce da un risicato voto di fiducia in Parlamento solo due giorni fa, dopo aver annunciato e poi ritirato un referendum sulle misure economiche chieste dall'Ue) aveva assicurato in giornata di non essere interessato a guidare la nuova squadra di governo e ribadito più volte di essere pronto alle dimissioni, una volta raggiunta l'intesa per l'unità nazionale. Dal canto suo però, Samaras aveva dichiarato di essere "pronto ad aiutare" il Paese a mandare "un messaggio di stabilità all'esterno e di normalità all'interno", ma solo dopo che il premier avesse presentato le sue dimissioni. Risolutivo è stato alla fine l'incontro trilaterale con il capo dello Stato.
In Grecia si prepara il governo di unità nazionale
L'Ue avverte la Grecia: senza piano niente aiuti
(in fondo all'articolo tutti i video sulla crisi economica)
E' arrivata solo nella serata di domenica 6 novembre la soluzione alla grave crisi politica della Grecia, dopo una giornata di riunioni, appelli alla responsabilità e febbrili consultazioni. Dopo un'ora di colloquio con il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, il premier socialista George Papandreou e il leader del principale partito di opposizione di centrodestra (Nia Dimocratia), Antonis Samaras, hanno raggiunto l'accordo per la formazione di un governo di unità nazionale. Lunedì 7 novembre, su invito del capo dello Stato, i due si incontreranno di nuovo per decidere il nome del premier del nuovo esecutivo, che - è certo - non sarà quello di Papandreou: a circolare con sempre più insistenza è invece il nome di Lucas Papadimos, ex vice presidente della Bce vicino al Pasok, sul quale si sarebbero trovati d'accordo i due leader.
Secondo l'intesa raggiunta inoltre, la Grecia andrà ad elezioni anticipate solo dopo la ratifica dell'accordo europeo sul pacchetto di aiuti economici, probabilmente non prima di febbraio-marzo 2012. Esponenti socialisti e di Nia Dimocratia si sono comunque già messi al lavoro per decidere i tempi necessari all'attuazione del piano di salvataggio. Quella vissuta dalla Grecia è stata una vera e propria corsa contro il tempo, dettata dalla necessità di rassicurare i mercati finanziari internazionali prima della riapertura, ma soprattutto in vista della riunione dell'eurogruppo del 7 novembre a Bruxelles, in cui Atene intende negoziare il piano di aiuti da 80 miliardi di euro e dove, aveva sottolineato in giornata Papandreou, la Grecia poteva permettersi il lusso di lasciare la sedia vuota.
Per provare a sbloccare lo stallo, il premier (reduce da un risicato voto di fiducia in Parlamento solo due giorni fa, dopo aver annunciato e poi ritirato un referendum sulle misure economiche chieste dall'Ue) aveva assicurato in giornata di non essere interessato a guidare la nuova squadra di governo e ribadito più volte di essere pronto alle dimissioni, una volta raggiunta l'intesa per l'unità nazionale. Dal canto suo però, Samaras aveva dichiarato di essere "pronto ad aiutare" il Paese a mandare "un messaggio di stabilità all'esterno e di normalità all'interno", ma solo dopo che il premier avesse presentato le sue dimissioni. Risolutivo è stato alla fine l'incontro trilaterale con il capo dello Stato.