La Siria dice sì alla Lega araba: stop alle violenze

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Manifestazione di protesta contro il presidente Assad a Tripoli - foto d'archivio
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Damasco accetta il piano per porre fine a 7 mesi di rivolte e massacri: ritiro dei militari dalla città, rilascio di prigionieri e ingresso dei media. L'Osservatorio siriano per i diritti umani: 36 vittime nelle ultime ore. Gli Usa: Assad deve dimettersi

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(in fondo all'articolo i video sulla crisi in Siria e in Giordania)

La Siria ha detto accettato il piano di mediazione della Lega Araba per porre fine a 7 mesi di rivolte e massacri. Al termine dei negoziati svoltisi mercoledì 2 novembre al Cairo per studiare una via d'uscita alla crisi, un comunicato della Lega Araba ha annunciato che Damasco acconsente a cessare le violenze, a ritirare i militari dalle città e dalle zone residenziali e a rilasciare i prigionieri politici arrestati a partire da febbraio, quando sono esplose le proteste antigovernative. (VAI ALLO SPECIALE MEDITERRANEO)
Il primo ministro del Qatar, Hamad bin Jassim al-Thani, ha espresso "soddisfazione" per l'accordo, aggiungendo che il regime di Bashar al-Assad permetterà anche l'ingresso a giornalisti e osservatori della Lega Araba. Jassim al-Thani ha poi spiegato che la Lega Araba continuerà a tenere contatti tra il governo e l'opposizione siriana "in preparazione a un dialogo nazionale entro due settimane". Il comunicato non specifica il luogo del possibile incontro: il regime siriano ha sempre sostenuto la necessità di organizzarlo a Damasco, con l'opposizione che insiste perché tutto avvenga fuori dai confini siriani; il piano iniziale della Lega Araba proponeva colloqui al Cairo.

Gli Usa: Assad deve dimettersi - La proposta della Lega Araba per mettere fine alle violenze in Siria non cambia, però, la posizione della Casa Bianca, che insiste affinché il presidente Bashar al Assad si dimetta.
Affermando che gli Usa "sostengono tutti gli sforzi internazionali per convincere il regime (siriano) a smetterla di attaccare il suo popolo", il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto che "la nostra posizione rimane la stessa, Assad ha perso la legittimità e dovrebbe dimettersi".

Ancora una giornata di sangue - Intanto, Rami Abdel Rahman, portavoce dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, ha riferito all'agenzia di stampa Dpa che almeno 36 persone sono morte nelle violenze delle ultime ore. Sette  soldati, stando all'Osservatorio, sono morti in un attacco sferrato da un gruppo di disertori che ha fatto esplodere un ordigno al passaggio  di un mezzo militare a Hama, nella Siria centrale.
Altri otto agenti delle forze di sicurezza sono morti in un  attacco simile, sempre a Hama. Per Abdel Rahman si è trattato di una  risposta "al massacro di 11 operai da parte di gruppi filo-regime a  Homs", che mercoledì 2 novembre hanno fatto irruzione in una fattoria della zona.
Inoltre dieci civili, stando alla stessa fonte, sono stati uccisi  dalle forze di sicurezza in diversi quartieri di Homs. L'ultimo bilancio delle vittime delle violenze in Siria arriva a poche ore dall'annuncio del via libera di Damasco al piano di pace della Lega Araba per porre fine a oltre sette mesi di crisi, costata la vita - secondo dati Onu - ad almeno tremila persone.

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