Il presidente del Consiglio nazionale transitorio libico (Cnt), Mustafa Abdel Jalil, nega di aver messo le mani sul quartogenito del raìs: "La notizia non trova conferme". La folla era già scesa in strada a Tripoli e Misurata per festeggiare
Leggi anche:
Lo speciale Mediterraneo
Arrestato il portavoce di Gheddafi
Gheddafi: "Morirò da martire nel mio Paese"
Libia, i ribelli: "Presto un nuovo governo"
Gheddafi vicino all'Algeria protetto dai tuareg
(in fondo all'articolo tutti i video sulla Libia)
Giallo sulla cattura in Libia di Mutassim-Billah Gheddafi, quintogenito del Colonnello e già consigliere per la Sicurezza Nazionale del vecchio regime. Dopo l'annuncio che era stato arrestato dagli insorti a Sirte, è arrivata la smentita dello stesso consulente del Consiglio Nazionale Transitorio, Abdelkarim Bizama, che aveva dato la notizia: "C'è stata un po' di confusione al riguardo", ha ammesso. "Non appena ne avremo la conferma, sarà diramato un annuncio ufficiale dell'arresto".
La smentita - Poco prima era arrivata anche la smentita di Wessam bin Hamid, uno dei comandanti delle milizie del Consiglio Nazionale Transitorio impegnate sul fronte di Sirte. "Non è vero", ha tagliato corto bin Hamid, a capo dei Martiri della Brigata Libia Libera, pur precisando che "alcuni prigionieri che abbiamo sostengono che a Sirte si trovi Gheddafi in persona".
Tuttavia altre fonti insurrezionali continuano a sostenere che Mutassim sarebbe stato fatto prigioniero mentre cercava di fuggire dalla città di origine del padre: si sarebbe tagliato i capelli, che solitamente porta molto lunghi, per non farsi riconoscere. Sarebbe incolume, anche se esausto. Trasferito a Bengasi per essere sottoposto a interrogatorio, sarebbe attualmente detenuto nell'accampamento militare di Boatneh.
Forse l'equivoco sulla vera sorte di Mutassim è nato dal fatto che, sempre a Sirte e proprio mercoledì 12 ottobre, i combattenti anti-lealisti hanno messo le mani su un altro super-latitante: l'imam Khaled Tantoosh, che sotto il regime del Colonnello era il gran muftì di Libia, cioè la massima autorità religiosa del Paese, e che anche durante i lunghi mesi della rivolta non aveva mai smesso di appoggiare Gheddafi, diffondendo dalla clandestinità messaggi e discorsi a suo sostegno.
Gli insorti respinti a Sirte - Nel frattempo, dopo giorni di successi militari, a Sirte gli insorti sono stati costretti a ripiegare sotto massicci bombardamenti da parte delle truppe lealiste. Stando a fonti giornalistiche al loro seguito, si sono dovuti allontanare dai quartieri nord-occidentali Numero Due e Dollaro, ultimi
bastioni lealisti in città, e sono arretrati di un paio di chilometri fino all'ex quartier generale della polizia, espugnato martedì 11 ottobre.
Un portavoce del Cnt, Hamid Neji, ha riferito che i comandanti si sono infine decisi a ordinare l'impiego dei cannoni contro le forze di Gheddafi". Finora gli insorti avevano evitato il ricorso all'artiglieria pesante per non causare vittime tra i numerosi civili rimasti intrappolati.
Lo speciale Mediterraneo
Arrestato il portavoce di Gheddafi
Gheddafi: "Morirò da martire nel mio Paese"
Libia, i ribelli: "Presto un nuovo governo"
Gheddafi vicino all'Algeria protetto dai tuareg
(in fondo all'articolo tutti i video sulla Libia)
Giallo sulla cattura in Libia di Mutassim-Billah Gheddafi, quintogenito del Colonnello e già consigliere per la Sicurezza Nazionale del vecchio regime. Dopo l'annuncio che era stato arrestato dagli insorti a Sirte, è arrivata la smentita dello stesso consulente del Consiglio Nazionale Transitorio, Abdelkarim Bizama, che aveva dato la notizia: "C'è stata un po' di confusione al riguardo", ha ammesso. "Non appena ne avremo la conferma, sarà diramato un annuncio ufficiale dell'arresto".
La smentita - Poco prima era arrivata anche la smentita di Wessam bin Hamid, uno dei comandanti delle milizie del Consiglio Nazionale Transitorio impegnate sul fronte di Sirte. "Non è vero", ha tagliato corto bin Hamid, a capo dei Martiri della Brigata Libia Libera, pur precisando che "alcuni prigionieri che abbiamo sostengono che a Sirte si trovi Gheddafi in persona".
Tuttavia altre fonti insurrezionali continuano a sostenere che Mutassim sarebbe stato fatto prigioniero mentre cercava di fuggire dalla città di origine del padre: si sarebbe tagliato i capelli, che solitamente porta molto lunghi, per non farsi riconoscere. Sarebbe incolume, anche se esausto. Trasferito a Bengasi per essere sottoposto a interrogatorio, sarebbe attualmente detenuto nell'accampamento militare di Boatneh.
Forse l'equivoco sulla vera sorte di Mutassim è nato dal fatto che, sempre a Sirte e proprio mercoledì 12 ottobre, i combattenti anti-lealisti hanno messo le mani su un altro super-latitante: l'imam Khaled Tantoosh, che sotto il regime del Colonnello era il gran muftì di Libia, cioè la massima autorità religiosa del Paese, e che anche durante i lunghi mesi della rivolta non aveva mai smesso di appoggiare Gheddafi, diffondendo dalla clandestinità messaggi e discorsi a suo sostegno.
Gli insorti respinti a Sirte - Nel frattempo, dopo giorni di successi militari, a Sirte gli insorti sono stati costretti a ripiegare sotto massicci bombardamenti da parte delle truppe lealiste. Stando a fonti giornalistiche al loro seguito, si sono dovuti allontanare dai quartieri nord-occidentali Numero Due e Dollaro, ultimi
bastioni lealisti in città, e sono arretrati di un paio di chilometri fino all'ex quartier generale della polizia, espugnato martedì 11 ottobre.
Un portavoce del Cnt, Hamid Neji, ha riferito che i comandanti si sono infine decisi a ordinare l'impiego dei cannoni contro le forze di Gheddafi". Finora gli insorti avevano evitato il ricorso all'artiglieria pesante per non causare vittime tra i numerosi civili rimasti intrappolati.