Cina, il boom di Weibo tra propaganda e attivismo

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Weibo, il Twitter cinese.
weibo

Le ambasciate straniere e il ministero degli Esteri cinese sbarcano sul Twitter locale, ma anche i candidati indipendenti alle assemblee elettive. E le autorità guardano al successo del microblogging con un misto di entusiamo e preoccupazione

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di Cecilia Attanasio Ghezzi


Da noi in occidente qualcuno la chiama “twitplomacy” con riferimento a Twitter. In Cina, dove il servizio americano è oscurato, si dice “weiplomacy” e il richiamo è a Weibo, la più popolare piattaforma di microblog cinese dove si affollano gli utenti locali e dove, da qualche tempo, si muovono anche politica e diplomazia. Dopo tutto, la metà degli oltre 480 milioni di utenti Internet cinesi usa Weibo o strumenti analoghi, un vero e proprio boom e dunque è inevitabile che anche chi detiene il potere inizi a sfruttarli (e a temerli).

Ed è per ingraziarsi questo pubblico (per lo più urbano, giovane, colto e benestante) amante dei social network) che un numero sempre crescente di rappresentanze diplomatiche, ambasciate e consolati stranieri, ha cominciato a registrare i suoi account sui microblog cinesi. Tra questi anche Stati Uniti, India, Giappone e molti altri. Ad aprile scorso, anche il Ministero degli Esteri cinese ha aperto il suo account. Si chiama Waijiao Xiaolingtong (fonte della diplomazia). Nel giro di pochi mesi l'account è arrivato ad avere 470mila utenti e oltre 1.300 post. “La diplomazia - ha spiegato Yu Guoming, professore di comunicazione all’Università del Popolo - non si basa più solo sui canali ufficiali. Le forme di comunicazione sono sempre di più diversificate, digitalizzare e orientate verso il futuro”.

DEMOCRAZIA A 140 CARATTERI? - Ma i vertici del partito sono anche spaventati da questo nuovo mezzo di comunicazione che non riescono a controllare (ogni tanto qualche messaggio sparisce, ma ricompare subito dopo in forma virale), soprattutto in vista del cambio di leadership che avverrà nel 2012. In Cina esiste infatti una forma di democrazia per eleggere i rappresentanti popolari fin dagli anni Ottanta e fin da subito ci sono stati candidati indipendenti, solitamente osteggiati dal Partito. Quest'anno però il livello di guardia si è alzato. Li Fan, direttore del World and China Institute, un think tank che ha preparato le linee guida per i candidati indipendenti ha dichiarato al Washington Post che più di cento aspiranti politici privi di patrocinio del partito hanno annunciato le loro intenzioni su Weibo.

TROPPE NEWS
- E c'è un altro aspetto che preoccupa le alte sfere, sempre tese a mantenere l'armonia sociale. Le notizie in Rete si accavallano e gli internauti cinesi sono avidi lettori e commentatori. Non si parla di politica certo (la censura è in agguato), ma di problemi pratici. E parecchio. La notizia del disastro ferroviario di Wenzhou, per esempio, è stata data per prima non dai media ufficiali, ma da un utente Weibo che si trovava a bordo di una delle carrozze coinvolte, e sempre i microblogger hanno dato per primi la notizia degli scandali che hanno portato alle dimissioni di alcuni funzionari di partito corrotti. Inoltre, spesso le chiacchiere trovano una via per diventare azioni. Vedi le proteste scoppiate lo scorso agosto a Dalian che hanno portato alla chiusura di una fabbrica petrolchimica.

CODICE ETICO
-  Per tutta l'estate i principali quotidiani cinesi hanno preso posizione sulla possibilità di stabilire un'etica e una forma di controllo sui microblog, e online è stata costituita pure una “lega contro i rumors”, network di microbloggers che punta dichiaratamente a “purificare l’ambiente”,  che conta già 30mila adepti e che ricorda molto da vicino l'esercito dei cinque mao.

Il clima si è fatto così caldo che a settembre la stessa Weibo ha dichiarato che punta alla realizzazione di un “sistema di credibilità” per limitare la diffusione sul web di false notizie. Lo riferisce Charles Chao, presidente della compagnia, aggiungendo che i trasgressori saranno puniti con una serie di pene più o meno dure a seconda dell’entità del ‘reato’. “Molti rumor vengono pubblicati con intenti maligni, altri nascono invece dal fatto che Weibo mette a disposizione degli utenti solo 140 caratteri cinesi. Spesso il sunto dei fatti che ne viene fuori "costituisce in realtà un’informazione distorta" ha poi spiegato Chao al China Digital Media Summit di Pechino.

Negli ultimi tempi, online è anche girata la notizia sulla possibilità che il microblog venga censurato. Ma può il Governo cinese, in una fase così delicata, scontentare 200 milioni di persone e un colosso come Weibo che ha appena lanciato anche una versione in inglese e che quindi sarà direttamente in competizione con Twitter?

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