Il portavoce di Gheddafi: "Pronto a trattare"

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Un collaboratore del Colonnello libico: "Il raìs si trova ancora nel Paese e vuole discutere con i ribelli la formazione di un governo di transizione". La replica: "Intanto si arrenda". Emergenza umanitaria a Tripoli: migliaia di cadaveri a cielo aperto

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Continua la caccia al rais: sabato 27 agosto sembrava che fosse scappato in Algeria, dopo il passaggio di sei Mercedes alla frontiera. "Categorica" la smentita di Algeri. Domenica 28 agosto è arrivata l'indiscrezione secondo cui Gheddafi si troverebbe ancora in territorio libico e sarebbe intenzionato a discutere con i ribelli la formazione di un governo di transizione. E mentre la Nato ha continuato a bombardare Sirte, città d'origine del colonnello, Tripoli si trova ormai in piena "emergenza umanitaria": sabato 27 in un deposito della capitale sono stati trovati 50 corpi crivellati di colpi, e poi bruciati. Si tratterebbe di civili uccisi in un'esecuzione di massa.

"Gheddafi pronto a trattare" -
Secondo Al Jazeera, il portavoce del regime, Mussa Ibrahim, ha telefonato alla sede dell'agenzia Associated Press (Ap) a New York, affermando che Gheddafi si trova in territorio libico, e che è intenzionato a discutere con i ribelli la formazione di un governo di transizione. Secondo Mussa, il Colonnello ha nominato il figlio Saadi "capo negoziatore".
Il portavoce, identificato dalla voce, ha dichiarato all'Ap - scrive il sito di Al Jazeera - di aver visto l'ultima volta Gheddafi venerdì, ribadendo che quest'ultimo si trova in Libia. Dal Cnt, però, arriva un secco no all'ipotesi di trattative.
"Non vogliamo negoziare con Muammar Gheddafi a meno che il Colonnello non si arrenda. Non avrà luogo alcun negoziato", ha detto Tahrouni, ministro delle Finanze del Cnt, "se Gheddafi si arrende, poi negozieremo e lo prenderemo in consegna".

"Emergenza umanitaria a Tripoli" - Intanto il disordine tiene in scacco la capitale: i suoi abitanti restano al buio, senz'acqua e senza scorte di cibo, fra migliaia di cadaveri, lasciati a cielo aperto a decomporsi, e malati ritenuti 'incurabili', senza le risorse necessarie. "Mancano i chirurghi, manca il materiale medico, mancano le cure di prima necessita", è l'allarme di Mustafa Abdel Jalil, il capo del Consiglio nazionale transitorio.

Continuano i bombardamenti -
Se la Nato ha continuato a bombardare obiettivi militari a Tripoli, Ras Lanuf e Sirte, i ribelli hanno avuto la meglio contro alcune "sacche di resistenza" dei lealisti: hanno conquistato definitivamente l'aeroporto di Tripoli e il sito di Qasr Ben Ghasher, utilizzato dai miliziani di Gheddafi per lanciare missili Grad e colpi di artiglieria proprio in difesa dello scalo della capitale. Nella serata di sabato 27 è caduto anche il villaggio di Jmayl, dopo uno stallo durato 5 giorni in scontri con i miliziani. La cittadina a ovest di Tripoli - sulle cui mura si leggeva lo slogan "Solo Dio e Muammar" - ha un valore simbolico importante, essendo luogo di nascita dell'ormai ex premier del regime, Baghdadi al Mahmoudi.

Nuova strage attribuita alle truppe lealiste
- Circa 170 prigionieri sarebbero stati uccisi e i cadaveri bruciati in un edificio a circa 30 metri dalla base della 32/a brigata, guidata da Khamis Gheddafi, conquistata ieri dai ribelli sulla strada per l'aeroporto di Tripoli. Lo ha constatato l'inviato Ansa sul posto. Nell'edificio dato alle fiamme la scena è  raccapricciante: gli scheletri si contano a decine, mentre al'esterno altri cadaveri non dati alle fiamme hanno piedi e mani legati. L'odore di morte si sparge tutto intorno per decine di metri. Di fronte all'edificio c'Š almeno un blindato per il trasporto prigionieri, che probabilmente erano reclusi nella base militare poco distante.

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