Libia, i ribelli respinti con le bombe da Brega

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Ribelli in azione a pochi chilimetri da Tripoli (Credit: Getty)
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Infuria la battaglia nel polo petrolifero a 50 km da Tripoli. Obiettivo degli insorti resta la capitale, dove promettono di entrare “entro la fine del Ramadan”, il 29 agosto. Smentita la fuga di Gheddafi. E l’ex numero due del raìs lascia il Paese. VIDEO

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I ribelli libici si avvicinano a Tripoli. Da giorni i combattimenti si concentrano sul fronte occidentale tra le città di Zawiah, Zlitan, Garyan, per circondare la capitale e lanciare l'assalto finale. Nome in codice dell'operazione "Alba della sposa del mare", dall'appellativo con cui viene chiamata Tripoli.

Dalla radio "Libya Hurra" (Libia libera) di Misurata, i ribelli hanno annunciato sabato 20 agosto di aver preso il controllo dell'aeroporto internazionale della capitale e che migliaia di combattenti sono impegnati nella battaglia di Tripoli. Ma la notizia non è stata confermata da nessuna altra fonte.

Così come non trovano conferme le informazioni - sempre da parte degli insorti - secondo cui Muammar Gheddafi starebbe preparando un piano di fuga dalla Libia verso Paesi arabi. Secondo fonti dell'amministrazione Usa, il raìs "resisterà fino all'ultimo" e non si esclude una sanguinosa offensiva finale, anche contro i civili. Un'eventualità che temono anche gli insorti.

"Tutto dimostra che la fine è molto vicina, mi aspetto una fine catastrofica per lui e per i suoi", ha detto da Bengasi il presidente del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) Mustafa Abdel Jalil, ammettendo però di aspettarsi che Gheddafi "creerà una situazione di anarchia a Tripoli".

A fuggire dalla Libia è invece stato l'ex fedelissimo del Colonnello, Abdelassam Jalloud, compagno del giovane rais sin dai tempi della "Rivoluzione verde" nel 1969, premier negli anni '70, ma messo da parte sin dagli anni '90. Arrivato ieri in Tunisia, secondo fonti governative tunisine sarebbe stato preso in consegna da alcuni qatarini, per poi partire nella notte dall'aeroporto di Djerba diretto a Roma a bordo di un aereo maltese. Atterrato all'aeroporto di Ciampino, non è chiaro se l'ex numero due libico si trovi ancora nella capitale o se, come sostengono le stesse fonti tunisine, l'Italia sia solo una tappa di transito verso altri Paesi.

Percorso inverso invece per il ministro libico del petrolio, Omrane Boukraa, che giovedì, secondo l'agenzia tunisina Tap, si trovava a Roma in missione dove, ha disdetto i suoi impegni per raggiungere la Tunisia, da dove però non sarebbe ancora rientrato in Libia.

La guerra libica intanto ha fatto irruzione anche in Tunisia, con un gruppo di libici armati - non meglio identificati - che hanno ingaggiato scontri nella notte tra ieri e oggi con le forze di sicurezza tunisine. I combattimenti, durati diverse ore, sono avvenuti nella località di Alouet Karnafa di Karaat Bouflija, nella regione sud-occidentale di Douz. Una pattuglia dell'esercito tunisino è stata presa di mira da un gruppo armato a bordo di diversi fuoristrada immatricolati in Libia, ha riferito una fonte del ministero della Difesa di Tunisi, precisando che non ci sono state "vittime tunisine".

Sul fronte orientale infine si combatte ancora per il polo petrolifero di Brega. In giornata i ribelli hanno prima annunciato di aver preso la zona industriale e di avere quindi il controllo su tutta la città (la zona residenziale era caduta già una decina di giorni fa). Poche ore dopo, però, il portavoce militare degli insorti, colonnello Ahmed Omar Bani, ha fatto sapere che, sotto gli intensi bombardamenti delle forze governative, i ribelli sono stati costretti a lasciare l'area industriale, in una "ritirata strategia per risparmiare le vite dei combattenti ed evitare ulteriori danni alle infrastrutture petrolifere".

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