"Duggan era armato ma non sparò": il rapporto della polizia

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Dopo le indiscrezioni arriva la prima conferma ufficiale: il giovane 29enne ucciso dagli agenti giovedì scorso a Londra, nel quartiere di Tottenham, non avrebbe esploso dei colpi con la sua pistola. Da quell'episodio è poi nata la rivolta

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"Al momento non ci sono prove che indichino che la pistola rinvenuta sul luogo della morte di Mark Duggan abbia esploso dei colpi". Lo afferma il rapporto preliminare della Independent Police Complaints Commission, l'ente che sta indagando sull'accaduto.  
Dopo le indiscrezioni, dunque, arriva la conferma ufficiale. La commissione interna della polizia londinese ha infatti accertato in base alle perizie balistiche che Mark Duggan, l'uomo ucciso nel quartiere londinese di Tottenham dalla polizia, innescando i violenti scontri in tutto il Paese, non ha sparato contro gli agenti.

"Una pistola non della polizia è stata rinvenuta sulla scena del crimine ed era carica", prosegue il rapporto della IPCC. "Mark Duggan è stato ucciso da un singolo proiettile che lo ha colpito al petto. Porta inoltre i segni di una seconda ferita d'arma da fuoco sul braccio destro". "Un agente della CO19 - unità speciale della polizia britannica - ha sparato due colpi e il proiettile rinvenuto nella radio di un agente della Metropolitan Police è compatibile con quelli in dotazione della polizia".

L’inchiesta avviata dopo la sua morte ha appurato quindi che il giovane sarebbe stato ucciso da un solo colpo d'arma da fuoco al petto. Il giovane 29enne di colore è rimasto ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia giovedì scorso nel quartiere londinese di Tottenham.
Da quell'episodio, sono poi scaturiti i gravi disordini che stanno infiammando le periferie di Londra e diverse altre città del Regno Unito.

Intervenendo durante l'udienza, il medico legale Andrew Walker ha offerto le sue più sentite condoglianze ai familiari, rassicurandoli "che lavoreremo in stretta collaborazione con la famiglia di Mark Duggan e con l'Ipcc durante il processo". Da parte loro, i parenti del giovane ucciso hanno fatto sapere tramite un comunicato, di voler "stabilire la verità", sottolineando di sentirsi "angosciati" per i disordini in corso e precisando che questi "non hanno niente a che fare con lo scoprire cosa e' successo a Mark".

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