Ancora morti in Siria. L'Italia richiama l'ambasciatore

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In vigore nuove sanzioni dell'Ue contro il regime, mentre l'Onu fatica a trovare una risoluzione. Nuove vittime intanto ad Hama: salgono a quasi 1.700, secondo fonti anti-governative, i civili uccisi dall'inizio della repressione delle proteste

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La comunità internazionale condanna la repressione in atto in Siria contro gli oppositori del regime di Assad. E mentre in Siria continuano le violenze, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu è tornato a riunirsi e l'Ue ha esteso le sue sanzioni contro gli uomini del regime. L'Italia da parte sua ha richiamato per consultazioni l'ambasciatore a Damasco.

L'Italia richiama il suo ambasciatore
- "Di fronte all'orribile repressione contro la popolazione civile in Siria il Ministro Frattini ha dato istruzioni per il rientro in Italia del nostro ambasciatore a Damasco, Achille Amerio, per consultazioni", si legge in una nota della Farnesina. E ancora: "l'Italia ha proposto altresì il richiamo degli ambasciatori di tutti i Paesi dell'Unione Europea a Damasco".
Da Bruxelles però arriva la conferma che il capo della delegazione dei 27 resterà a Damasco e l'indicazione che "spetterà ai singoli paesi" la decisione se far tornare in patria il loro rappresentante diplomatico.
Di certo l'Ue un segnale concreto l'ha dato con il pacchetto di sanzioni entrati in vigore il 2 agosto e che colpiscono cinque uomini del regime di Assad, tra i quali il ministro della Difesa Ali Habib Mahmoud.

L'Onu in cerca di un accordo - Intanto il consiglio di sicurezza dell'Onu continua a faticare a trovare un'intesa che, se non proprio una risoluzione, permetta almeno di giungere ad una condanna unanime dei 15. A bloccare il via libera ad una risoluzione, che i paesi europei all'interno del Consiglio vorrebbero fortemente, sono Cina e Russia (Mosca ha chiaramente dichiarato di non volere una risoluzione che riproduca lo scenario libico), mentre il Brasile, altro paese scettico sulla linea dura degli occidentali, punta piuttosto ad una dichiarazione di condanna non vincolante del consiglio.

Le vittime - Mentre la comunità internazionale cerca faticosamente di trovare un accordo su come reagire agli eventi in Siria, nelle strade di Hama, Damasco e altre città continuano le violenze e cresce il numero delle vittime, molte delle quali falciate nelle manifestazioni che lunedì sono seguite alla fine della prima giornata di digiuno del mese di Ramadan e alla preghiera della sera.

Vittime sono segnalate anche martedì a Hama, uno degli epicentri della rivolta, che domenica è stata teatro di  massacro che, secondo attivisti per i diritti umani, ha provocato oltre 100 morti.
Secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani, due fratelli sono saltati in aria sulla loro auto colpita da un razzo e una terza persona è stata uccisa da un cecchino. Salgono così a quasi 1.700, secondo fonti anti-governative, i civili uccisi dall'inizio della repressione delle proteste, nel marzo scorso, mentre altri 12.000 sono stati arrestati e di altri 3.000 non si hanno notizie. Centinaia di vittime si conterebbero anche tra le forze del regime.


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