Oslo, per Breivik l'accusa pensa a crimini contro l'umanità
MondoLe autorità giudiziarie studiano il modo per condannare il killer con la pena massima di 30 anni. La difesa punta sull'attenuante dell'infermità mentale. Il legale: è un "lucido folle", non ha mostrato alcuna "pietà” per le vittime
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(in fondo all'articolo tutti i video sugli attacchi in Norvegia)
Geir Lippestad è laburista, ha 47 anni ed in Norvegia era già famoso per aver difeso nel 2002 Ole Nicolai Kvisler, un neonazista che uccise per motivi razziali il sedicenne Benjamin Hermansen. Da lunedì 25 luglio il suo profilo è noto nel mondo come quello dell'avvocato difensore di Anders Behring Breivik, l'assassino che venerdì scorso ha ucciso 76 persone con la bomba di Oslo e la carneficina di Utoya.
Martedì 26 luglio Lippestad ha descritto il suo cliente come "un folle", che "non mostra segni di pietà", che ha una percezione "non realistica del mondo", che "non prova sentimenti". Di fatto, insomma, ha dichiarato che punterà sulla incapacità di intendere e di volere, classica risorsa dei casi senza speranza. (Guarda il video).
Crimini contro l'umanità - In Norvegia la massima pena detentiva è di 21 anni. Il sistema carcerario è tradizionalmente il più confortevole del mondo. Ma anche in un paese come questo, che punta sulla riabilitazione più che sull'espiazione della colpa, l'idea che Breivik - che ha ucciso 76 persone - possa uscire quando avrà appena 53 anni è inaccettabile. Così il procuratore di Oslo incaricato del caso, Christian Hatlo, come dichiarato in un'intervista all'Aftenposten, punta su un capo d'accusa che possa consentire di infliggere 30 anni di prigione: crimini contro l'umanità, reato introdotto nel 2008 nel codice penale norvegese. Ipotesi che è comunque considerata giuridicamente discutibile.
Si profila quindi una battaglia in punta di diritto nelle prossime settimane. Da una parte il difensore, che insieme alla polizia dovrà scegliere i periti che dovranno decidere se Breivik era lucido e consapevole quando ha preparato per 9 anni la sua operazione. Dall'altra la procura, che dovrà dimostrare che le stragi di venerdì scorso non sono stati "solo" atti di terrorismo, come sono stati presentati nell'udienza preliminare e che comunque hanno consentito al giudice per la carcerazione preventiva di infliggere otto settimane (di cui quattro in isolamento), il doppio di quanto normalmente ammesso.
Incapace di intendere e volere - A latere potrebbe anche scattare una battaglia tra lo stesso Lippestad e Breivik, che non accetta l'idea di difendersi con l'incapacità di intendere e volere. "Io agirò professionalmente, se al mio cliente non piacerà la mia linea potrà scegliersi un altro avvocato", ha detto Lippestad in una conferenza stampa durante la quale ha detto che Breivik "pensa di essere in guerra", che si è sorpreso di non essere rimasto ucciso dalla polizia durante la sua azione o magari anche ieri in tribunale, nuovo Oswald.
Al suo cliente, dal 25 luglio in stretto isolamento, ha garantito il diritto di parola ricordando che il suo obiettivo era quello di lanciare una rivoluzione. Tanto da essere "convinto che il mondo tra 60 anni lo ringrazierà". In più è tornato a diffondere la rivelazione fatta dallo stesso Breivik ieri in tribunale: "Ha confermato che ci sono altre due cellule della sua organizzazione in Norvegia e molte altre nel mondo". Una tesi, quella della rete internazionale, sulla quale la polizia indaga ma alla quale per ora non ha trovato riscontri.
Intanto in soccorso della stessa polizia, finita nella polemica per i tempi di reazione a Utoya, è arrivata la piena copertura politica del ministro della Giustizia, Knut Storberget, che ha parlato di comportamento "fantastico" di fronte alla doppia emergenza: bomba a Oslo, che ormai appare sempre più come un diversivo preparato da Breivik, e strage su un'isoletta a 40 chilometri dalla capitale. Domenica e lunedì i responsabili della polizia hanno spiegato le difficoltà logistiche. Martedì è arrivato il ministro con l'intento di chiudere la polemica e pensare a far rinascere la Norvegia.
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Geir Lippestad è laburista, ha 47 anni ed in Norvegia era già famoso per aver difeso nel 2002 Ole Nicolai Kvisler, un neonazista che uccise per motivi razziali il sedicenne Benjamin Hermansen. Da lunedì 25 luglio il suo profilo è noto nel mondo come quello dell'avvocato difensore di Anders Behring Breivik, l'assassino che venerdì scorso ha ucciso 76 persone con la bomba di Oslo e la carneficina di Utoya.
Martedì 26 luglio Lippestad ha descritto il suo cliente come "un folle", che "non mostra segni di pietà", che ha una percezione "non realistica del mondo", che "non prova sentimenti". Di fatto, insomma, ha dichiarato che punterà sulla incapacità di intendere e di volere, classica risorsa dei casi senza speranza. (Guarda il video).
Crimini contro l'umanità - In Norvegia la massima pena detentiva è di 21 anni. Il sistema carcerario è tradizionalmente il più confortevole del mondo. Ma anche in un paese come questo, che punta sulla riabilitazione più che sull'espiazione della colpa, l'idea che Breivik - che ha ucciso 76 persone - possa uscire quando avrà appena 53 anni è inaccettabile. Così il procuratore di Oslo incaricato del caso, Christian Hatlo, come dichiarato in un'intervista all'Aftenposten, punta su un capo d'accusa che possa consentire di infliggere 30 anni di prigione: crimini contro l'umanità, reato introdotto nel 2008 nel codice penale norvegese. Ipotesi che è comunque considerata giuridicamente discutibile.
Si profila quindi una battaglia in punta di diritto nelle prossime settimane. Da una parte il difensore, che insieme alla polizia dovrà scegliere i periti che dovranno decidere se Breivik era lucido e consapevole quando ha preparato per 9 anni la sua operazione. Dall'altra la procura, che dovrà dimostrare che le stragi di venerdì scorso non sono stati "solo" atti di terrorismo, come sono stati presentati nell'udienza preliminare e che comunque hanno consentito al giudice per la carcerazione preventiva di infliggere otto settimane (di cui quattro in isolamento), il doppio di quanto normalmente ammesso.
Incapace di intendere e volere - A latere potrebbe anche scattare una battaglia tra lo stesso Lippestad e Breivik, che non accetta l'idea di difendersi con l'incapacità di intendere e volere. "Io agirò professionalmente, se al mio cliente non piacerà la mia linea potrà scegliersi un altro avvocato", ha detto Lippestad in una conferenza stampa durante la quale ha detto che Breivik "pensa di essere in guerra", che si è sorpreso di non essere rimasto ucciso dalla polizia durante la sua azione o magari anche ieri in tribunale, nuovo Oswald.
Al suo cliente, dal 25 luglio in stretto isolamento, ha garantito il diritto di parola ricordando che il suo obiettivo era quello di lanciare una rivoluzione. Tanto da essere "convinto che il mondo tra 60 anni lo ringrazierà". In più è tornato a diffondere la rivelazione fatta dallo stesso Breivik ieri in tribunale: "Ha confermato che ci sono altre due cellule della sua organizzazione in Norvegia e molte altre nel mondo". Una tesi, quella della rete internazionale, sulla quale la polizia indaga ma alla quale per ora non ha trovato riscontri.
Intanto in soccorso della stessa polizia, finita nella polemica per i tempi di reazione a Utoya, è arrivata la piena copertura politica del ministro della Giustizia, Knut Storberget, che ha parlato di comportamento "fantastico" di fronte alla doppia emergenza: bomba a Oslo, che ormai appare sempre più come un diversivo preparato da Breivik, e strage su un'isoletta a 40 chilometri dalla capitale. Domenica e lunedì i responsabili della polizia hanno spiegato le difficoltà logistiche. Martedì è arrivato il ministro con l'intento di chiudere la polemica e pensare a far rinascere la Norvegia.