Si chiama Women2drive la protesta nata su Facebook e Twitter contro la legge che impone l'utilizzo di autisti per gli spostamenti. Messaggi di solidarietà arrivano da tutto il mondo. E in Rete spuntano video e testimonianze
Guarda anche:
Le foto della protesta
Manal, la ragazza che guida la protesta su YouTube
Femen: nude per solidarietà con le donne saudite. FOTO
"Siamo appena ritornati dal supermercato. Mia moglie ha deciso di iniziare la giornata guidando fino al negozio e poi al ritorno". Niente di strano se non fosse che il messaggio arriva dall'Arabia Saudita, dove per le donne è proibito mettersi al volante. Nel giorno della protesta nata su Internet (guarda le foto) con la campagna "Women2drive" per sfidare il divieto, a scrivere queste parole su Twitter è il giornalista Tawfiq Alsaif. E sua moglie è una delle tante ragazze che venerdì 17 giugno hanno deciso di mettersi al volante.
Come nasce la protesta - L'iniziativa nasce alcune settimane fa con l'arresto di Manal Alsharif, una madre di 32 anni che aveva osato postare un video su internet che la ritraeva mentre scorrazzava in auto nelle parte orientale del Paese. Un affronto che le era costato due settimane di carcere ma che ha suscitato anche un'ondata di indignazione nell'opinione pubblica. Dopo di lei, altre sei donne sono state fermate per alcune ore per aver guidato in un'area isolata della capitale. Poi in rete è nata l'idea della campagna "Women2drive" da mettere in atto il 17 giugno.
Le testimonianze - Impossibile sapere quante donne abbiano effettivamente aderito alla protesta. Tanti però sono i messaggi e i video che testimoniano la diffusione dell'iniziativa sui social network e su Youtube, anche se nessuno di questi post può essere considerato con certenzza una fonte autentica.
Le cifre dell'adesione arrivano da Facebook, dove è partita l'iniziativa. La pagina sul social network che riunisce manifestanti e simpatizzanti conta più di 6000 adesioni. In parte arrivano dall'Arabia Saudita, ma molti sono i messaggi di solidarietà che arrivano da ogni parte del mondo. E alla pagina di supporto a Manal Alsharif sono iscritti ben 11 mila utenti, moltissimi dei quali postano ogni minuto testimonianze video tratte da Youtube, dove si vedono donne saudite che guidano nonostante il divieto (guarda le due clip qua sotto). In questo un video in particolare una donna coperta dal niqab, il velo nero che lascia intravedere solo gli occgi, guida per le strade semideserte di Riad, la capitale dell'Arabia Saudita.
Stesso flusso di informazioni arriva da Twitter, il servizio di microblogging dove l'hashtag "Women2drive" è diventata in poche ore una delle più utilizzate. "Io e mia moglie Maha abbiamo fatto un giro di 45 minuti per le strade di Ryad. Lei era al volante", scrive su Twitter Mohammed Al-Qahtani, un attivista saudita ripreso anche da un giornalista della Cnn. Sembra che più di 32 donne siano riuscite a guidare senza essere arrestate, ha scritto sul suo profilo Twitter Gamaleid, avvocato e direttore dell'Arabic Network for Human Rights Information. Mentre Heba Al Butairi ha scritto che due donne sono state fermate dalla polizia e subito dopo rilasciate. Su Twitter la protesta ha trovato la solidarietà anche di molti cittadini europei. In Italia è nata l'hashtag #suonalletre: obiettivo, suonare il clacson per 30 secondi alle ore 15 italiane.
Gli integralisti antiprotesta - Molti uomini, tra cui scrittori e intellettuali, si sono schierati al fianco della battaglia femminile. Altri però hanno organizzato siti e blog in cui invitano, in nome di un Islam ultraortodosso, a bloccare la protesta delle donne, anche ricorrendo alla violenza fisica. La battaglia, che per ora non sembra essere scoppiata per le strade, infuria quindi sui social network. Gli integralisti sembrano privilegiare Twitter, dove non mettono i loro volti, ma si nascondono dietro l'icona a forma di uovo. Per questo sono stati chiamati per scherno dagli avversari i "saudieggs", le uova saudite.
Le foto della protesta
Manal, la ragazza che guida la protesta su YouTube
Femen: nude per solidarietà con le donne saudite. FOTO
"Siamo appena ritornati dal supermercato. Mia moglie ha deciso di iniziare la giornata guidando fino al negozio e poi al ritorno". Niente di strano se non fosse che il messaggio arriva dall'Arabia Saudita, dove per le donne è proibito mettersi al volante. Nel giorno della protesta nata su Internet (guarda le foto) con la campagna "Women2drive" per sfidare il divieto, a scrivere queste parole su Twitter è il giornalista Tawfiq Alsaif. E sua moglie è una delle tante ragazze che venerdì 17 giugno hanno deciso di mettersi al volante.
Come nasce la protesta - L'iniziativa nasce alcune settimane fa con l'arresto di Manal Alsharif, una madre di 32 anni che aveva osato postare un video su internet che la ritraeva mentre scorrazzava in auto nelle parte orientale del Paese. Un affronto che le era costato due settimane di carcere ma che ha suscitato anche un'ondata di indignazione nell'opinione pubblica. Dopo di lei, altre sei donne sono state fermate per alcune ore per aver guidato in un'area isolata della capitale. Poi in rete è nata l'idea della campagna "Women2drive" da mettere in atto il 17 giugno.
Le testimonianze - Impossibile sapere quante donne abbiano effettivamente aderito alla protesta. Tanti però sono i messaggi e i video che testimoniano la diffusione dell'iniziativa sui social network e su Youtube, anche se nessuno di questi post può essere considerato con certenzza una fonte autentica.
Le cifre dell'adesione arrivano da Facebook, dove è partita l'iniziativa. La pagina sul social network che riunisce manifestanti e simpatizzanti conta più di 6000 adesioni. In parte arrivano dall'Arabia Saudita, ma molti sono i messaggi di solidarietà che arrivano da ogni parte del mondo. E alla pagina di supporto a Manal Alsharif sono iscritti ben 11 mila utenti, moltissimi dei quali postano ogni minuto testimonianze video tratte da Youtube, dove si vedono donne saudite che guidano nonostante il divieto (guarda le due clip qua sotto). In questo un video in particolare una donna coperta dal niqab, il velo nero che lascia intravedere solo gli occgi, guida per le strade semideserte di Riad, la capitale dell'Arabia Saudita.
Stesso flusso di informazioni arriva da Twitter, il servizio di microblogging dove l'hashtag "Women2drive" è diventata in poche ore una delle più utilizzate. "Io e mia moglie Maha abbiamo fatto un giro di 45 minuti per le strade di Ryad. Lei era al volante", scrive su Twitter Mohammed Al-Qahtani, un attivista saudita ripreso anche da un giornalista della Cnn. Sembra che più di 32 donne siano riuscite a guidare senza essere arrestate, ha scritto sul suo profilo Twitter Gamaleid, avvocato e direttore dell'Arabic Network for Human Rights Information. Mentre Heba Al Butairi ha scritto che due donne sono state fermate dalla polizia e subito dopo rilasciate. Su Twitter la protesta ha trovato la solidarietà anche di molti cittadini europei. In Italia è nata l'hashtag #suonalletre: obiettivo, suonare il clacson per 30 secondi alle ore 15 italiane.
Gli integralisti antiprotesta - Molti uomini, tra cui scrittori e intellettuali, si sono schierati al fianco della battaglia femminile. Altri però hanno organizzato siti e blog in cui invitano, in nome di un Islam ultraortodosso, a bloccare la protesta delle donne, anche ricorrendo alla violenza fisica. La battaglia, che per ora non sembra essere scoppiata per le strade, infuria quindi sui social network. Gli integralisti sembrano privilegiare Twitter, dove non mettono i loro volti, ma si nascondono dietro l'icona a forma di uovo. Per questo sono stati chiamati per scherno dagli avversari i "saudieggs", le uova saudite.