Caso Battisti, Frattini richiama l'ambasciatore dal Brasile

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Il ministro degli Esteri ha convocato a Roma per consultazioni il diplomatico La Francesca. Intanto l’ex terrorista, scarcerato dalla corte suprema brasiliana, da San Paolo commenta: "Non intendo vivere questo momento come la celebrazione di un trionfo”

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L'Italia richiama il suo ambasciatore a Brasilia, compiendo un passo diplomatico formale dopo la liberazione di Cesare Battisti e quel "no" all'estradizione, vissuto come un vero e proprio "schiaffo". Una decisone "temporanea", per consultazioni finalizzate a mettere a punto i ricorsi e le contromosse, che sottolinea tutta l'irritazione del governo italiano.

Roma giudica la decisione presa dall'ex presidente Lula e confermata dalla Corte Suprema brasiliana "politica e non giuridica", spiega il responsabile della Farnesina, Franco Frattini. Mentre dall'altra parte dell'oceano Brasilia insiste, tentando di allentare la tensione: "è un caso giuridico, non abbordabile politicamente", mettono le mani avanti fonti dell'Itamary, il ministero degli Affari esteri carioca parlando di relazioni "eccellenti" e di nessun "rischio di crisi" tra Roma e Brasilia.

E parla anche Lula, facendo notare - sulla scia di quanto già detto giovedì 9 dalla sua "pupilla", la presidente Dilma Rousseff - come le decisioni dell'Alta Corte non "si commentino". "La decisione che ho preso io è esattamente conforme al trattato di estradizione con l'Italia", secondo l'ex-presidente operaio.

Dal Brasile Battisti intanto è pronto alla sua nuova vita da scrittore a San Paolo - dicendo di non considerare la sua vicenda "un trionfo" e di rispettare le "istituzioni e le vittime" - e l'ambasciatore d'Italia si prepara a partire. Gherardo La Francesca tra sabato 11 e domenica 12 lascerà la sua sede per far rientro a Roma, dove lunedì è atteso alla Farnesina: "Vogliamo sapere in che atmosfera si è svolta questa procedura giudiziaria, che ci ha molto deluso", ha spiegato Frattini ricordando che "avevamo auspicato una decisione serena dell'autorità brasiliane" mentre invece "c'è‚ stata una decisione politica. Di fronte a questo non c'è‚ diplomazia che tenga", ha stigmatizzato il responsabile della Farnesina mentre il suo predecessore, Massimo D'Alema, ha parlato di "vicenda molto grave. Sono amico del Brasile, ma questa decisione non gli fa onore. Apre una ferita, perché‚ i terroristi vanno puniti dalla legge e non rimessi in libertà", ha proseguito l'ex ministro degli Esteri.

Le polemiche intanto, in Italia, non si placano. E se Ravenna - gemellata con la città brasiliana Laguna - ha annunciato di voler sospendere il sodalizio e la Fiamma Tricolore chiederà l'addio del brasiliano Felipe Massa dal team Ferrari, in campo sono scese oggi le associazioni delle famiglie delle vittime del terrorismo. Da quelle del "2 agosto" a quelle di "Ustica".

Sulle vittime dell'ex esponente dei Pac (Proletari Armati per il comunismo) è tornato anche Frattini: "Rispettiamo il dolore dei parenti, quello che non abbiamo potuto ottenere per via di un ricorso giudiziario nazionale lo potremo ottenere con un ricorso internazionale", ha detto mentre proprio sulle iniziative che l'Italia intende promuovere - prima tra tutte il ricorso all'Aja - il sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo a Lussemburgo ha chiesto "solidarietà" ai partner europei.

"Vergogna: Battisti, solo un assassino, in galera", lo slogan in italiano e portoghese che ha campeggiato venerdì 10 di fronte all'ambasciata brasiliana a Piazza Navona, dove alcune decine di manifestanti hanno contestato la liberazione dell'ex terrorista. Una contestazione cui ha aderito anche il ministro alle Politiche Giovanili, Giorgia Meloni, apprezzando come "decine e decine di cittadini brasiliani sulle nostre pagine Facebook abbiano espresso indignazione per la scelta del loro governo". Ed invitandoli a fare valere le loro posizioni in Brasile.

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