Libia, "Gheddafi non ha intenzione di lasciare"

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Sulla sinistra Jacob Zuma, a destra Muammar Gheddafi
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A dirlo è Jacob Zuma, presidente del Sudafrica in missione a Tripoli per l'Unione Africana. Ma per la Nato il regime ormai ha le ore contate: "Il rais deve sapere che non ci sono posti dove può nascondersi"

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Muammar Gheddafi "non è disposto a lasciare il potere", rifiuta cioè la condizione peraltro imprescindibile posta dai ribelli libici per mettere fine alle ostilità: lo ha precisato con un comunicato l'ufficio della Presidenza della Repubblica del Sudafrica. "Il colonnello Gheddafi ha chiesto la fine dei bombardamenti della Nato, così che sia possibile un dialogo inter-libico", recita la nota, diramata dopo la missione di mediazione a Tripoli intrapresa dallo stesso presidente sudafricano, Jacob Zuma, per conto dell'Unione Africana. "Ha inoltre sottolineato di non essere disposto a lasciare il Paese malgrado le attuali difficoltà", prosegue il documento. "Il colonnello Gheddafi ha ribadito il suo consenso rispetto a un cessate-il-fuoco e al dialogo in seno al popolo libico per trovare una soluzione politica. Ha manifestato tuttavia la propria indignazione per i bombardamenti della Nato, che sono costati la vita a suo figlio e ai suoi nipoti, e che continuano a provocare la distruzione di beni materiali e la perdita di vite", è la conclusione.

Nel corso di un raid aereo alleato su Tripoli, il 30 aprile scorso, rimasero uccisi il penultimo genito del leader libico, Saif al-Arab, la moglie di questi e tre dei loro figlioletti. Zuma nella propria visita a Tripoli non è riuscito a far avvicinare le posizioni del regime e degli insorti in vista di un eventuale compromesso, e ha quindi accusato l'Alleanza Atlantica di aver creato un clima refrattario a qualsiasi intesa. con la prosecuzione dei propri attacchi aerei. L'opposizione del resto non si fida di Gheddafi, e ricorda come più volte abbia promesso una tregua poi rimasta lettera morta, e violata per prime dalle stesse forze a lui fedeli.

Ma sul destino del regime di Tripoli la Nato sembra nutrire pochi dubbi. "Le crepe nel regime saltano all'occhio e Gheddafi deve sapere che non ci sono più posti dove possa nascondersi" ha detto il portavoce della Nato per la missione in Libia, Mike Bracken, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella base di Bagnoli. Nel ricordare gli ultimi casi di diserzione da parte degli ufficiali del rais, Bracken ha sottolineato che le forze pro Gheddafi "sono in arretramento in molte parti del paese". A Brega, per esempio, "la situazione è tranquilla da due settimane", mentre a Misurata le condizioni della popolazione civile "migliorano gradualmente, i bombardamenti sono meno frequenti e il posto è aperto per permettere l'arrivo degli arrivi umanitari". La linea del fronte tra Zlitan e Misurata resta invece "la sona più fluida e imprevedibile di tutta la Libia, dove le forze pro Gheddafi tentano di penetrare le difese dei ribelli e soffocano con forza qualunque tentativo di sommossa popolare".

Nella regione berbera occidentale, aggiunge Bracken, "bombardamenti brutali mettono in grave pericolo la popolazione di Yafran". Per quanto riguarda Tripoli, il portavoce della Nato sottolinea "i segnali concreti di minaccia da parte delle forze pro Gheddafi, che hanno chiuso anche le università". Per questo le operazioni condotte dalla Nato conservano "un ritmo pressante". Bracken sottolinea "l'eccellente lavoro svolto dalle squadre di rifornimento in volo, che permettono ai cacciabombardieri e agli aerei di ricognizione di restare sempre più tempo in volo. Il rifornimento in volo è un moltiplicatore della forza". Le operazioni proseguono anche sul fronte dell'embargo navale. "Nell'ultima settimana - dice Bracken - sono entrate nei porti libici 74 navi mercantili, di cui 25 trasportavano aiuti umanitari". La Nato si dice "preoccupata per l'aggravarsi della situazione umanitaria" e ribadisce che "questa campagna è qualcosa di più di un semplice movimento cinetico". Per questo proseguono le trasmissioni radio ed il lancio di volantini per incoraggiare le forze pro Gheddafi a disertare e soprattutto, come specifica la portavoce della Nato da Bruxelles, Oana Lungescu, "si continua a battere la via diplomatica".

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