L'ex comandante militare serbo bosniaco tra il 1992 e il 1995 si macchiò di crimini atroci per i quali è stato incriminato dal Tribunale penale internazionale. Il presidente della Repubblica serba Boris Tadic: "Ora si aprono le porte dell'Ue"
Ratko Mladic, il boia di Srebrenica. La fotogallery
(In fondo al pezzo gli aggiornamenti video sul caso Mladic)
E' finita la fuga di Ratko Mladic, il boia di Srebrenica, ricercato per crimini di guerra e contro
l'umanità e alla macchia da 15 anni. E' stato arrestato dalle autorità serbe non lontano da Zrenjanin, città della Voivodina, provincia autonoma della Serbia settentrionale.
Il suo nome è legato al massacro di Srebrenica, che causò più di 8mila morti ed è considerato il più atroce episodio di guerra in Europa dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Mladic era il comandante delle truppe serbo-bosniache che attaccarono la città e vi entrarono l'11 luglio 1995 al terzo anno della guerra di Bosnia. I crimini di guerra che furono compiuti a Srebrenica figurano fra le principali imputazioni a carico di Mladic, ricercato dal Tribunale dell'Aja per l'ex Jugoslavia.
Tadic: "Ora si aprono le porte dell'Ue" - "Si chiude una pagina molto difficile della nostra storia e si aprono le porte dell'Ue", ha commentato il presidente della Repubblica serba Boris Tadic nella conferenza stampa convocata per annunciare che le pratiche di estradizione all'Aja sono già state avviate. Per il presidente serbo l'arresto "lava un'onta" e
spiana la strada alla riconciliazione del Paese ma ora si dovrà indagare per scoprire chi abbia aiutato e coperto Mladic durante la sua latitanza. Tadic ha anche chiesto una commissione sotto mandato Onu che indaghi sull'ultimo orrore imputato a Mladic, un giro di traffico di organi in Kosovo.
Mladic è il terzo degli uomini più ricercati per la guerra bosniaca ad essere assicurato alla giustizia, dopo Radovan Karadzic e Slobodan Milosevic. Secondo i media serbi, è stato arrestato nelle prime ore di giovedì 26 maggio dalle forze di sicurezza serbe: si nascondeva sotto il falso nome di Milorad Komadic, in un villaggio nelle vicinanze della città di Zrenjanin, nel nord della Serbia. La regione è quella della Vojvodina dove anche ad aprile si era detto che Mladic si nascondesse: all'epoca un settimanale di Sarajevo scrisse che il criminale di guerra si nascondeva in una fattoria "per cercare di curarsi la depressione attraverso il duro lavoro da contadino" e che vi lavorava come allevatore di mucche.
La notizia dell'arresto arriva poche ore dopo una nuova denuncia del procuratore del tribunale Onu per la ex Jugoslavia, secondo cui la Serbia non faceva abbastanza per catturare il criminale di guerra serbo-bosniaco. Una denuncia contenuta nella relazione inviata al Consiglio di Sicurezza dell'Onu e pubblicata sul sito EUObserver: "La cattura - scrive il procuratore Serge Brammertz - è l'obbligo più forte della Serbia: finora gli sforzi della Serbia di arrestare i fuggitivi non sono stati sufficienti". Ma adesso le sue parole sono carta traccia.
Il massacro di Srebrenica - La città era una enclave creata dall'Onu a tutela della popolazione musulmano bosniaca ed era protetta da 850 caschi blu olandesi. Questi, però, non furono in grado di opporsi all'avanzata di Mladic e finirono per consegnargli la città. Molti degli abitanti caddero nel disperato tentativo di opporsi all'attacco, diversi altri fuggirono nei boschi. Quando le forze serbo-bosniache entrarono a rebrenica, gli uomini fra i 14 e i 65 anni furono separati dal resto degli abitanti.
Molti furono giustiziati nelle piazze, gli altri furono portati via a bordo di camion e non fecero più ritorno. Si ritiene che siano stati uccisi nei boschi e sepolti in fosse comuni. Le donne, fra cui diverse vittime di stupri, abbandonarono la città con i vecchi e i bambini e si diressero a piedi verso Tuzla dove arrivarono dopo giorni di cammino.
Secondo i dati ufficiali, le vittime del massacro furono 8.372, ma alcune stime arrivano fino a 10mila morti. A oggi sono state identificate 6.414 salme. Circa 5mile vittime riposano nel memoriale del massacro a Potocari, dove ogni 11 luglio le donne di Srebrenica tornano a ricordare i loro cari.
(In fondo al pezzo gli aggiornamenti video sul caso Mladic)
E' finita la fuga di Ratko Mladic, il boia di Srebrenica, ricercato per crimini di guerra e contro
l'umanità e alla macchia da 15 anni. E' stato arrestato dalle autorità serbe non lontano da Zrenjanin, città della Voivodina, provincia autonoma della Serbia settentrionale.
Il suo nome è legato al massacro di Srebrenica, che causò più di 8mila morti ed è considerato il più atroce episodio di guerra in Europa dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Mladic era il comandante delle truppe serbo-bosniache che attaccarono la città e vi entrarono l'11 luglio 1995 al terzo anno della guerra di Bosnia. I crimini di guerra che furono compiuti a Srebrenica figurano fra le principali imputazioni a carico di Mladic, ricercato dal Tribunale dell'Aja per l'ex Jugoslavia.
Tadic: "Ora si aprono le porte dell'Ue" - "Si chiude una pagina molto difficile della nostra storia e si aprono le porte dell'Ue", ha commentato il presidente della Repubblica serba Boris Tadic nella conferenza stampa convocata per annunciare che le pratiche di estradizione all'Aja sono già state avviate. Per il presidente serbo l'arresto "lava un'onta" e
spiana la strada alla riconciliazione del Paese ma ora si dovrà indagare per scoprire chi abbia aiutato e coperto Mladic durante la sua latitanza. Tadic ha anche chiesto una commissione sotto mandato Onu che indaghi sull'ultimo orrore imputato a Mladic, un giro di traffico di organi in Kosovo.
Mladic è il terzo degli uomini più ricercati per la guerra bosniaca ad essere assicurato alla giustizia, dopo Radovan Karadzic e Slobodan Milosevic. Secondo i media serbi, è stato arrestato nelle prime ore di giovedì 26 maggio dalle forze di sicurezza serbe: si nascondeva sotto il falso nome di Milorad Komadic, in un villaggio nelle vicinanze della città di Zrenjanin, nel nord della Serbia. La regione è quella della Vojvodina dove anche ad aprile si era detto che Mladic si nascondesse: all'epoca un settimanale di Sarajevo scrisse che il criminale di guerra si nascondeva in una fattoria "per cercare di curarsi la depressione attraverso il duro lavoro da contadino" e che vi lavorava come allevatore di mucche.
La notizia dell'arresto arriva poche ore dopo una nuova denuncia del procuratore del tribunale Onu per la ex Jugoslavia, secondo cui la Serbia non faceva abbastanza per catturare il criminale di guerra serbo-bosniaco. Una denuncia contenuta nella relazione inviata al Consiglio di Sicurezza dell'Onu e pubblicata sul sito EUObserver: "La cattura - scrive il procuratore Serge Brammertz - è l'obbligo più forte della Serbia: finora gli sforzi della Serbia di arrestare i fuggitivi non sono stati sufficienti". Ma adesso le sue parole sono carta traccia.
Il massacro di Srebrenica - La città era una enclave creata dall'Onu a tutela della popolazione musulmano bosniaca ed era protetta da 850 caschi blu olandesi. Questi, però, non furono in grado di opporsi all'avanzata di Mladic e finirono per consegnargli la città. Molti degli abitanti caddero nel disperato tentativo di opporsi all'attacco, diversi altri fuggirono nei boschi. Quando le forze serbo-bosniache entrarono a rebrenica, gli uomini fra i 14 e i 65 anni furono separati dal resto degli abitanti.
Molti furono giustiziati nelle piazze, gli altri furono portati via a bordo di camion e non fecero più ritorno. Si ritiene che siano stati uccisi nei boschi e sepolti in fosse comuni. Le donne, fra cui diverse vittime di stupri, abbandonarono la città con i vecchi e i bambini e si diressero a piedi verso Tuzla dove arrivarono dopo giorni di cammino.
Secondo i dati ufficiali, le vittime del massacro furono 8.372, ma alcune stime arrivano fino a 10mila morti. A oggi sono state identificate 6.414 salme. Circa 5mile vittime riposano nel memoriale del massacro a Potocari, dove ogni 11 luglio le donne di Srebrenica tornano a ricordare i loro cari.