Secondo alcuni attivisti 44 persone sono rimaste uccise nella sola giornata di venerdì 20 maggio. Ma il regime parla di soli 17 morti e attacca i "sabotatori armati". FOTO E VIDEO: VAI ALLO SPECIALE
Guarda anche:
Manifestanti a Damasco e Amman: le foto
Lo speciale Mediterraneo: video, foto, news
Le foto della protesta in Nord Africa
(in fondo all'articolo tutti i video sulla crisi in Siria e in Giordania)
E' di 44 persone uccise dalle forze della sicurezza di Damasco il bilancio delle manifestazioni che si sono svolte venerdì 20 maggio in Siria, in quello che era stato ribattezzato come il 'venerdì della libertà'.
Lo riferisce una fonte degli attivisti siriani per i diritti umani, precisando che il maggior numero di vittime si è registrato nella provincia occidentale di Idlib e nella città di Homs, nel centro del Paese.
"Le autorità siriane stanno continuando a utilizzare un uso eccessivo della forza e a sparare per far fronte alle proteste popolari in varie regioni del Paese", ha detto Ammar Qurabi, capo dell'Organizzazione nazionale per i diritti umani.
Qurabi ha precisato che 26 persone sono state uccise nella provincia di Idlib e altre 13 a Homs. Due vittime si sono registrate nella città di Deir Ezzor, nell'est del Paese, una a Daraya, un sobborgo di Damasca, una nella città costiera di Latakia e una ad Hama.
Ma il regime nega e parla di 17 vittime - Cifre nettamente smentite dal regime siriano, secondo cui sarebbe di 17 persone, "tra cui civili, agenti di polizia e membri delle forze di sicurezza", il bilancio delle vittime della giornata di proteste.
Si tratta di "martiri" uccisi da "gruppi armati che hanno sfruttato l'assembramento di cittadini a Idleb e alla periferia di Homs dove hanno aperto il fuoco. Gruppi armati - continua l'agenzia - hanno attaccato anche i dipartimenti di polizia ad Ariha e a Deir Ezzor, per liberare i criminali detenuti".
Una fonte del ministero degli interni ha diffuso un comunicato per affermare che "dopo le preghiere del venerdì, sabotatori armati hanno sfruttato alcuni sporadici assembramenti di contestatori e l'impegno della polizia a non aprire il fuoco per risparmiare vite, e hanno aperto il fuoco contro agenti di polizia e vandalizzato e dato alle fiamme proprietà pubbliche e private e diverse stazioni di polizia in zone diverse".
Guarda tutti i video sulla crisi in Siria e in Giordania:
Manifestanti a Damasco e Amman: le foto
Lo speciale Mediterraneo: video, foto, news
Le foto della protesta in Nord Africa
(in fondo all'articolo tutti i video sulla crisi in Siria e in Giordania)
E' di 44 persone uccise dalle forze della sicurezza di Damasco il bilancio delle manifestazioni che si sono svolte venerdì 20 maggio in Siria, in quello che era stato ribattezzato come il 'venerdì della libertà'.
Lo riferisce una fonte degli attivisti siriani per i diritti umani, precisando che il maggior numero di vittime si è registrato nella provincia occidentale di Idlib e nella città di Homs, nel centro del Paese.
"Le autorità siriane stanno continuando a utilizzare un uso eccessivo della forza e a sparare per far fronte alle proteste popolari in varie regioni del Paese", ha detto Ammar Qurabi, capo dell'Organizzazione nazionale per i diritti umani.
Qurabi ha precisato che 26 persone sono state uccise nella provincia di Idlib e altre 13 a Homs. Due vittime si sono registrate nella città di Deir Ezzor, nell'est del Paese, una a Daraya, un sobborgo di Damasca, una nella città costiera di Latakia e una ad Hama.
Ma il regime nega e parla di 17 vittime - Cifre nettamente smentite dal regime siriano, secondo cui sarebbe di 17 persone, "tra cui civili, agenti di polizia e membri delle forze di sicurezza", il bilancio delle vittime della giornata di proteste.
Si tratta di "martiri" uccisi da "gruppi armati che hanno sfruttato l'assembramento di cittadini a Idleb e alla periferia di Homs dove hanno aperto il fuoco. Gruppi armati - continua l'agenzia - hanno attaccato anche i dipartimenti di polizia ad Ariha e a Deir Ezzor, per liberare i criminali detenuti".
Una fonte del ministero degli interni ha diffuso un comunicato per affermare che "dopo le preghiere del venerdì, sabotatori armati hanno sfruttato alcuni sporadici assembramenti di contestatori e l'impegno della polizia a non aprire il fuoco per risparmiare vite, e hanno aperto il fuoco contro agenti di polizia e vandalizzato e dato alle fiamme proprietà pubbliche e private e diverse stazioni di polizia in zone diverse".
Guarda tutti i video sulla crisi in Siria e in Giordania: