Libia, la Nato affonda 8 navi di Gheddafi

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Flames engulf a ship in the port of the Libyan capital Tripoli following NATO air strikes on May 19, 2011. Tripoli is targeted nearly daily with air raids by the international coalition, which launched strikes on March 19 to prevent Libyan strongman Moamer Kadhafi's forces from attacking civilians.  AFP PHOTO / MAHMUD TURKIA (Photo credit should read MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)

Tutte le imbarcazioni colpite nei porti libici "erano da guerra, senza utilità civile", ha riferito l'Alleanza atlantica. Obama: "Il raìs dovrà per forza di cose lasciare il potere". Nuove immagini del colonnello alla tv di Stato. VIDEO

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Raid aerei della Nato hanno affondato otto navi da guerra della flotta di Muammar Gheddafi nei porti di Tripoli, Al Khuma e Sirte (GUARDA LE FOTO). Lo ha riferito l'Alleanza in un comunicato. "Tutte le navi attaccate la scorsa notte erano navi da guerra senza utilità civile", ha riferito il contrammiraglio Russell Harding. Dopo il bombardamento sul porto, esplosioni sono state udite all'alba nella capitale.

E mentre la Nato intensificava i bombardamenti contro obiettivi governativi e diceva aver affondato le navi il presidente Usa Barack Obama, nel corso dell’atteso discorso sul Medio Oriente, ha ammonito: “Muammar Gheddafi dovrà per forza di cose lasciare il potere". "Il tempo lavora contro Gheddafi. Non ha il controllo del suo Paese. L'opposizione ha dato vita a un Consiglio ad interim legittimo e credibile", ha detto ancora Obama da Washington.
Il leader libico non rinuncia, però, alle provocazioni. "Obama è ancora deludente", ha detto il portavoce del governo libico Mussa Ibrahim. "Non è Obama che decide se Muammar Gheddafi debba lasciare la Libia o meno. E' la gente della Libia".

Intanto giovedì sera la tv libica ha trasmesso nuove immagini del colonnello mentre incontra un suo inviato. Il raìs è stato mostrato mentre riceveva un suo emissario che martedì scorso era in missione a Mosca, Mohammed Ahmed al Sharif, segretario generale della World Islamic Call Society, istituzione creata dallo stesso Gheddafi. Vestito in nero e con gli occhiali da sole, il leader libico, che appariva in buona salute, parlava con Al Sharif in un ufficio davanti a uno schermo televisivo che trasmetteva i programmi del primo canale della tv libica, con una striscia verde su cui era scritta la data di "giovedì 19 maggio 2011".

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