Libia, mandato di cattura internazionale per Gheddafi

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Il procuratore della Corte dell'Aja accusa il colonnello di crimini contro l'umanità e parla di "prove evidenti". Per il ministro degli Esteri Franco Frattini "il regime ha le ore contate". VIDEO

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Il procuratore della Corte Penale Internazionale ha reso noto di aver chiesto un mandato d'arresto per il leader libico Muammar Gheddafi, suo figlio Saif al-Islam e il capo dei servizi di spionaggio per le accuse di crimini contro l'umanità. Il procuratore capo della Cpi Luis Moreno-Ocampo aveva annunciato ad inizio mese che avrebbe richiesto tre mandati d'arresto per le uccisioni "pre-determinate" dei contestatori in Libia, dopo che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu aveva riferito al tribunale dell'Aja delle violenze nel paese nordafricano.
Il mandato d'arresto per Gheddafi era largamente atteso ma, oltre al mandato per il figlio Saif, il procuratore ha detto che chiederà un mandato d'arresto anche per il capo dei servizi di spionaggio libici, Abdullah al-Senussi.

"Prove evidenti contro il colonnello" - "L'ufficio ha raccolto prove evidenti degli ordini impartiti da Muammar Gheddafi, prove evidenti dell'organizzazione del reclutamento di mercenari da parte di Saif al-Islam e prove evidenti della partecipazione di al-Senussi agli attacchi contro i contestatori", ha detto Moreno-Ocampo alla Corte Penale Internazionale. Il procuratore ha aggiunto che il suo ufficio ha anche documentato come i tre abbiano avuto delle riunioni "per pianificare le operazioni" e come Gheddafi abbia utilizzato la "sua assoluta autorità per commettere crimini in Libia".

Frattini: "Il raìs ha le ore contate" - "Il regime libico ha le ore contate", le minacce sono solo "l'ultimo disperato tentativo di intimorire" e la comunità internazionale sta invece lavorando alacremente per trovare un esilio a Muammar Gheddafi: è la fotografia della situazione in Libia, secondo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ne ha parlato con Maurizio Belpietro nel corso di Mattino Cinque. "Non è solo quello che speriamo", ma quello che dicono "i messaggi che arrivano dal cerchio ristretto del regime. Alcuni hanno parlato sotto copertura e cominciano a dire che Gheddafi cerca una via d'uscita onorevole: non essere ucciso e trovare un luogo dove possa ritirarsi e scomparire per sempre".

Frattini ha detto anche che la comunità internazionale lavora con le Nazioni Unite per cercare un esilio al colonnello: "Lavoriamo affinché si trovi una via d'uscita politica che tolga di scena il dittatore e la sua famiglia e permetta la costituzione di un governo di riconciliazione nazionale". Un nuovo governo garantirà, secondo il ministro, un freno all'ondata migratoria verso l'Italia. Il presidente del Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi, ha ricordato, lo ha assicurato alle autorità italiane: "Nel momento in cui assumeranno il controllo dell'intera Libia, gli sbarchi verranno bloccati. Interverranno alla fonte: del resto è loro interesse dimostrare che la collaborazione sarà migliore di quella che c'era con Gheddafi".

Frattini ha, infine, osservato che "mandare a morire disperati sui barconi" è un vero e proprio crimine, che dovrebbe essere valutato nel dossier della Corte Penale Internazionale. Di Libia ha parlato, nel corso della sua visita in Palestina, anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "L'Italia - ha detto - prenderà in considerazione la disponibilità delle forze libiche fedeli a Gheddafi per un cessate il fuoco se le disponibilità nuovamente annunciate saranno seguite dai fatti".

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