La Nato torna a bombardare Tripoli. Intanto la tv di Stato trasmette un filmato in cui compare il rais. “E’ stato girato nelle ultime ore”. Ma i giornalisti stranieri smentiscono. Ucciso un cittadino francese. FOTO E VIDEO: LO SPECIALE
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Altre bombe dell'Alleanza sono piovute sul compound di Bab al-Aziziya di Gheddafi (GUARDA LA MAPPA) a Tripoli ma del colonnello continua a non esserci traccia. Ed è giallo anche sulla morte a Bengasi di un cittadino francese, ucciso durante un controllo di polizia mentre altri quattro sono stati arrestati.
Mercoledì 11 maggio, dopo undici giorni di 'vuoto' mediatico, il rais è rispuntato nelle immagini trasmesse in tarda serata dalla tv di Stato mentre - in abito marrone, cappello e occhiali da sole - incontrava in un albergo di Tripoli alcuni capi tribù libici. Ma il filmato non ha dissipato affatto il mistero. Le immagini non erano datate e malgrado lo speaker annunciasse che l'incontro si era svolto proprio ieri, nessuna fonte indipendente lo ha confermato.
Anzi. Gli ambienti dell'incontro sono stati riconosciuti come una delle sale dell'Hotel Rixos, l'albergo che ospita i giornalisti stranieri accreditati a Tripoli. Nessuno di loro però ha visto Gheddafi aggirarsi per l'albergo, circostanza abbastanza improbabile dato lo stuolo di collaboratori e guardie del corpo che rumorosamente scortano il colonnello ovunque vada.
"Escludo nel modo più assoluto che Gheddafi sia passato sotto il nostro naso nelle ultime ore senza che ce ne accorgessimo", ha detto Mark Stone di Sky News, confortato anche dal gruppo di cronisti della Reuters che alloggiano nello stesso albergo.
Certo è che l'hotel Rixos, proprio per la presenza di giornalisti stranieri, è ora uno dei luoghi più sicuri di Tripoli e Gheddafi - se fosse ancora vivo o se non fosse fuggito nel deserto, come sostengono gli insorti - potrebbe trovare proprio lì dentro o nei suoi sotterranei un rifugio sicuro dalle bombe della Nato. Nelle prime ore della mattina di giovedì 11 maggio infatti almeno quattro missili sganciati dagli aerei alleati hanno colpito il suo compound di Bab al Aziziya, facendo tremare i vetri degli edifici vicini.
Secondo un portavoce del governo, che ha portato i giornalisti stranieri a vedere le macerie, sarebbero morte tre persone (due giornalisti libici e una guida) e altre 27 sarebbero rimaste ferite. Nei raid, hanno denunciato le autorità di Tripoli, sarebbe stata colpita anche l'ambasciata della Corea del Nord, circostanza che però la Nato ha smentito.
La sede diplomatica non è stata bersaglio dei raid ma potrebbe essere stata toccata durante gli attacchi condotti la scorsa notte contro "un centro di controllo e di comando" nella capitale libica, è la versione fornita a Bruxelles da fonti dell'Alleanza atlantica.
Da Bengasi invece, roccaforte dei ribelli in Cirenaica, è arrivata nella serata del 12 maggio la notizia della misteriosa uccisione di un cittadino francese, morto in un ospedale della città per le ferite da arma da fuoco riportate durante un controllo di polizia.
Parigi ha confermato la notizia, aggiungendo che altri quattro suoi cittadini sono stati arrestati. Per il momento, non se ne sa di più. Sul fronte diplomatico intanto, gli insorti hanno ricevuto la benedizione del premier britannico David Cameron a Londra (dove presto avranno un ufficio permanente) e venerdì 13 maggio, altro successo, il capo del loro governo Mahmoud Jabril sarà ricevuto alla Casa Bianca (dal consigliere per la Sicurezza Nazionale di Barack Obama, Tom Donilon) e al Congresso di Washington.
Jabril si è fatto precedere da un'intervista alla Msnbc nella quale ha auspicato dagli Usa linee di credito per 180 milioni di dollari garantite dai fondi congelati del regime. Un'altra possibile svolta potrebbe arrivare entro fine mese, quando, secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini, il procuratore della Corte penale internazionale emetterà gli ordini di arresto a carico del colonnello Gheddafi e di alcuni esponenti del regime. Dalle operazioni sul terreno invece non emerge nessuna novità di rilievo dopo la conquista ieri da parte degli insorti dell'aeroporto di Misurata, la terza città libica, in Tripolitania, che continua ad essere controllata dai ribelli ma accerchiata dalle forze lealiste. Il successo di ieri può rappresentare uno sprone psicologico per gli insorti ma difficilmente riuscirà a sbloccare le sorti di un conflitto che oscilla da est a ovest senza per ora trovare soluzione militare.
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Mercoledì 11 maggio, dopo undici giorni di 'vuoto' mediatico, il rais è rispuntato nelle immagini trasmesse in tarda serata dalla tv di Stato mentre - in abito marrone, cappello e occhiali da sole - incontrava in un albergo di Tripoli alcuni capi tribù libici. Ma il filmato non ha dissipato affatto il mistero. Le immagini non erano datate e malgrado lo speaker annunciasse che l'incontro si era svolto proprio ieri, nessuna fonte indipendente lo ha confermato.
Anzi. Gli ambienti dell'incontro sono stati riconosciuti come una delle sale dell'Hotel Rixos, l'albergo che ospita i giornalisti stranieri accreditati a Tripoli. Nessuno di loro però ha visto Gheddafi aggirarsi per l'albergo, circostanza abbastanza improbabile dato lo stuolo di collaboratori e guardie del corpo che rumorosamente scortano il colonnello ovunque vada.
"Escludo nel modo più assoluto che Gheddafi sia passato sotto il nostro naso nelle ultime ore senza che ce ne accorgessimo", ha detto Mark Stone di Sky News, confortato anche dal gruppo di cronisti della Reuters che alloggiano nello stesso albergo.
Certo è che l'hotel Rixos, proprio per la presenza di giornalisti stranieri, è ora uno dei luoghi più sicuri di Tripoli e Gheddafi - se fosse ancora vivo o se non fosse fuggito nel deserto, come sostengono gli insorti - potrebbe trovare proprio lì dentro o nei suoi sotterranei un rifugio sicuro dalle bombe della Nato. Nelle prime ore della mattina di giovedì 11 maggio infatti almeno quattro missili sganciati dagli aerei alleati hanno colpito il suo compound di Bab al Aziziya, facendo tremare i vetri degli edifici vicini.
Secondo un portavoce del governo, che ha portato i giornalisti stranieri a vedere le macerie, sarebbero morte tre persone (due giornalisti libici e una guida) e altre 27 sarebbero rimaste ferite. Nei raid, hanno denunciato le autorità di Tripoli, sarebbe stata colpita anche l'ambasciata della Corea del Nord, circostanza che però la Nato ha smentito.
La sede diplomatica non è stata bersaglio dei raid ma potrebbe essere stata toccata durante gli attacchi condotti la scorsa notte contro "un centro di controllo e di comando" nella capitale libica, è la versione fornita a Bruxelles da fonti dell'Alleanza atlantica.
Da Bengasi invece, roccaforte dei ribelli in Cirenaica, è arrivata nella serata del 12 maggio la notizia della misteriosa uccisione di un cittadino francese, morto in un ospedale della città per le ferite da arma da fuoco riportate durante un controllo di polizia.
Parigi ha confermato la notizia, aggiungendo che altri quattro suoi cittadini sono stati arrestati. Per il momento, non se ne sa di più. Sul fronte diplomatico intanto, gli insorti hanno ricevuto la benedizione del premier britannico David Cameron a Londra (dove presto avranno un ufficio permanente) e venerdì 13 maggio, altro successo, il capo del loro governo Mahmoud Jabril sarà ricevuto alla Casa Bianca (dal consigliere per la Sicurezza Nazionale di Barack Obama, Tom Donilon) e al Congresso di Washington.
Jabril si è fatto precedere da un'intervista alla Msnbc nella quale ha auspicato dagli Usa linee di credito per 180 milioni di dollari garantite dai fondi congelati del regime. Un'altra possibile svolta potrebbe arrivare entro fine mese, quando, secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini, il procuratore della Corte penale internazionale emetterà gli ordini di arresto a carico del colonnello Gheddafi e di alcuni esponenti del regime. Dalle operazioni sul terreno invece non emerge nessuna novità di rilievo dopo la conquista ieri da parte degli insorti dell'aeroporto di Misurata, la terza città libica, in Tripolitania, che continua ad essere controllata dai ribelli ma accerchiata dalle forze lealiste. Il successo di ieri può rappresentare uno sprone psicologico per gli insorti ma difficilmente riuscirà a sbloccare le sorti di un conflitto che oscilla da est a ovest senza per ora trovare soluzione militare.