Natascha Kampusch: "Prigioniera e abbandonata da papà"

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Natascha Kampusch
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La ragazza rapita a 10 anni e rimasta in mano al suo aguzzino per 8 in un'intervista al Corriere della Sera racconta: "Mi salvò il pensiero di mia madre, mi sono chiesta per tanto tempo perché sia successo proprio a me". Il 4 maggio esce il suo libro

"Otto anni in mano all'aguzzino, dimenticata da papà". Natascha Kampusch, oggi 23enne, rapita in Austria nel 1998 a dieci anni da Wolfgang Priklopil e rinchiusa nello scantinato di una villetta di periferia fino alla fuga il 23 agosto del 2006, parla, in una intervista al Corriere della Sera, la prima a un giornale italiano, della sua storia, raccontata nel libro "3096 gioni", che uscirà il 4 maggio in Italia.

Rapita la mattina del 2 marzo 1998: a pochi metri da casa da uno sconosciuto, per tanti anni Natascha si è chiesta, “Perché proprio io? "Passato il primo periodo in cui speravo ancora di essere trovata, ho pensato che sarei morta e poi ho cominciato ad avere la certezza che avrei passato tutta la vita con lui nello scantinato. Lui stesso mi diceva che non mi avrebbe mai liberata. Ero diventata una sua creazione, mi sentivo condannata a questa pena e mi chiedevo spesso qual era la mia colpa".

"Dovevo accettare, a volte apparire sottomessa per sopravvivere, altre volte dovevo impormi e sembrare più forte di lui: non ho mai obbedito quando mi chiedeva di chiamarlo 'padrone' – racconta - è difficile da capire, se non sei coinvolto. Io a volte mi sentivo molto forte e cercavo di fargli riconoscere la sua debolezza. Sono cristiana e battezzata e credo nel bene racchiuso in ogni persona. Così, credo nel perdono. Io lo consolavo per il crimine che aveva commesso contro di me, dovevo riuscire a vivere con quella persona...".

"È stato il pensiero di mia madre ad aiutarmi - continua Natascha - durante la prigionia: cercavo di intuire che cosa avrebbe fatto lei, nei miei panni, con la sua forza. Non potevo saperlo, ma in quegli anni lei non aveva mai abbandonato l'idea che io fossi in vita. Mio padre sì, aveva fatto anche avviare delle ricerche sulle mie spoglie. Se si crede nella possibilità di sentire le cose a distanza... ecco, io forse l'ho percepito". E oggi, dice, "non abbiamo niente da dirci".

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