Libia, il capo degli insorti: "Non tratteremo con Gheddafi"

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In un'intervista a SkyTG24 il presidente del Comitato nazionale di transizione ribadisce: "Non vogliamo ucciderlo, chiediamo che venga giudicato". Ma il raìs torna a parlare e minaccia: "La guerra sarà trasferita in Italia". VIDEO E FOTO: LO SPECIALE

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"E' impossibile che i ribelli libici possano mai trattare con Gheddafi perché non è sincero". Sono le parole pronunciate dal capo del Consiglio Nazionale degli insorti Bengasi, Mustafa Abdul Jalil, in un'intervista a SkyTg24 (guarda il video in alto). Il leader dei ribelli non crede all'ultima offerta di tregua perché il Raìs "parla ma poi continua a combattere". Nel corso dell'intervista Jalil ha chiarito che il Cnt non vuole uccidere Gheddafi: "vogliamo solo che se ne vada e che venga giudicato". Il leader dei ribelli ha infine espresso la sua gratitudine all'Italia: "E' stata la prima ad aiutarci, ce ne ricorderemo".

Ma a ricordarsi del nostro Paese, sabato 30 aprile, è anche Muammar Gheddafi: "Tra noi e l'Italia è guerra aperta", ha detto il Colonnello in un discorso trasmesso dalla tv di stato. "Il governo italiano oggi attua la stessa politica fascista e coloniale dei tempi dell'occupazione", ha proseguito  Gheddafi, affermando che nel 2008 l'Italia "ha fatto le sue scuse e  ha detto che (il colonialismo, ndr) è stato un errore che non si sarebbe ripetuto, ma ora sta facendo lo stesso errore. Il mio amico Berlusconi ha commesso un crimine".

Un riferimento ai raid aerei che l'Italia ha cominciato a condurre sulla Libia nell'ambito dell'operazione Nato contro il regime. "Con rammarico prendiamo atto che l'amicizia tra i due popoli è persa e che i rapporti economici e finanziari sono stati distrutti".  "Quindi - ha continuato - i libici hanno ragione in quel che dicono e io non posso porre un veto sulle decisione dei libici che vogliono difendere la loro vita e la loro terra e trasferire la battaglia nei territori nemici".

Minacce che sono state condannate "con forza" dal segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen e che preoccupano anche la Lega, che sulla partecipazione dell'Italia ai bombardamenti ha attaccato duramente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Così, per il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli le parole del Raìs sono "una dimostrazione che la nostra cautela aveva ragion d'essere. Non a caso, dopo i primi due giorni di azioni militari nostre, sono ripresi gli arrivi sulle nostre coste".


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