In Siria si spara e si muore ancora

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Almeno 4 vittime nella città costiera Jabla. A Daraa i manifestanti scendono in piazza e partecipano ai funerali delle oltre 100 vittime degli scontri dei giorni scorsi. Repressione anche in Yemen, 5 le vittime. FOTO E VIDEO

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Non si arresta la carneficina in Siria. Dopo gli oltre 120 morti degli ultimi giorni domenica 24 aprile le forze di sicurezza sono tornate a sparare e hanno ucciso almeno quattro manifestanti nella città costiera di Jabla, vicino a Latakia. Lo riferisce la Ong Syrian Observatory for Human Rights secondo cui si contano anche decine di feriti.
I manifestanti sono tornati in piazza anche a Deraa, nel sud del Paese, per partecipare ai fnerali delle vittime di venerdì 22 aprile, quando cecchini e le forze dell'ordine hanno aperto il fuoco sui dimostranti pro-democrazia, e hanno scandito slogan contro il presidente Bashar al Assad. "Viva la Siria. Abbasso Bashar": "Vattene, Vattene. La gente vuole che il regime sia rovesciato", queste le richieste dei siriani.

Alta tensione anche in Yemen. Cinque persone, fra cui quattro militari, sono rimaste uccise in scontri fra una unità della Guardia repubblicana e uomini armati appartenenti a una tribù nella provincia di Lahj, nel sud dello Yemen.
Gli scontri sono avvenuti vicino a Labous, un villaggio già teatro nei giorni scorsi di sanguinosi combattimenti scatenati dal rifiuto della Guardia repubblicana - guidata dal figlio del contestato presidente Ali Abdallah Saleh - di spostare il suo accampamento installato da anni su una montagna che sovrasta alcuni villaggi e considerato dagli abitanti come "una provocazione", secondo fonti tribali.

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