Siria, sono 400 i morti dall'inizio delle proteste

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I cecchini tornano a sparare sulla folla radunata per i funerali delle vittime degli scontri di venerdì 22 aprile, costati la vita a 112 persone. Due deputati rassegnano le dimissioni. FOTO E VIDEO

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Ancora sangue, ancora proteste in Siria. Dopo gli scontri di venerdì 22 aprile, dove sarebbero morte 112 persone, i cecchini sono tornati a sparare durante i funerali delle vittime, ai quali hanno partecipato in migliaia. I testimoni parlano di almeno otto morti.
Intanto sul gruppo Faceboook 'Syrian.Revolution', che conta quasi 130.000 utenti, uno degli ultimi messaggi caricati intorno alle 5:00 in Siria (le 4:00 in Italia) contiene la lista in arabo dei nomi e cognomi delle 112 persone uccise, uccise nella giornata di venerdì. Tra loro ci sarebbero anche una bimba di quattro anni e un bambino di 12, secondo i siti di attivisti e dissidenti, che forniscono la lista completa dei "martiri" e il luogo della loro uccisione.
E' indicato anche il luogo della loro morte: 31 nei sobborghi della capitale, 30 persone soltanto ad Azraa, nei pressi di Daraa nel sud della Siria, tra cui il bambino di 12 anni; 27 nella regione centrale di Homs, terza città siriana a nord di Damasco; un giovane ucciso a Midan, nel cuore della capitale.
Su Twitter, l'attivista SyrianJasmine segnala la stessa lista ma in inglese. Mentre altri attivisti diffondono il link a un foglio Excel - caricato su Google Docs - con la lista completa e in inglese di nomi, cognomi e luogo del "martirio" dei 381 siriani uccisi dal 18 marzo
scorso (la cifra non comprende le vittime delle ultime ore).

La Siria è dunque nel caos. E sabato 23 aprile, per la prima volta dall'inizio della rivolta, due deputati, Khalil Rifai e Nasser al Hariri, hanno annunciato le dimissioni dal Parlamento in seguito alle uccisioni degli oltre cento civili compiute venerdì dalle forze di sicurezza in varie città del Paese.

Obama: "Uso vergognoso della violenza" -
E intanto arrivano le prime reazioni internazionali alle violenze degli ultimi giorni. Barack Obama ha condannato come "vergognoso" l'uso della violenza contro i manifestanti in Siria. Il presidente americano ha definito "non seria" la revoca dello stato d'emergenza annunciata nei giorni scorsi da Bashar Assad.
"Gli Stati Uniti condannano nei termini più forti possibili l'uso della forza sui manifestanti da parte del governo siriano", ha affermato Obama in una nota, questo vergognoso uso della violenza per placare le proteste deve cessare subito". "La revoca dopo decenni della legge di emergenza e l'impegno a consentire pacifiche manifestazioni non erano seri alla luce della repressioni", ha aggiunto il titolare della Casa Bianca.

Italia "estremamente preoccupata" - Anche alla Farnesina si segue "con estrema preoccupazione" lo sviluppo della situazione in Siria e "l'Italia condanna fermamente la repressione violenta contro i manifestanti". Lo riferisce il portavoce del ministero degli Esteri, Maurizio Massari. "Il diritto di manifestare pacificamente deve essere rispettato", ha sottolineato Massari, spiegando che da parte italiana si invitano "tutti alla calma e alla moderazione" e si rivolge "un sincero appello alle autorità siriane a dare rapida attuazione alle riforme annunciate". "L'attuazione concreta delle riforme ed il rispetto delle libertà fondamentali sono indispensabili per restituire al Paese quella stabilità sostenibile di cui necessita", ha insistito il portavoce della Farnesina.

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