Il nuovo male degli astronauti: il pessimismo cosmico

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Walter Cunningham prima del decollo dal suo Apollo 7. L'astronauta americano non vede di buon occhio l'amministrazione attuale e le attività politiche della NASA
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Al Museo Leonardo da Vinci di Milano in occasione del cinquantenario del volo di Gagarin si sono incontrati astronauti, cosmonauti e piloti. La gente che ha fatto la storia dei viaggi spaziali guarda al futuro, ma il morale sembra restare a terra…

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di Marcello Barisione

Da sempre astronauti e cosmonauti fanno uno strano effetto alla gente comune. Pensare a cosa hanno visto e a cosa hanno fatto gli uomini dello Spazio lascia alla gente comune un senso di ammirazione e curiosità atavico. Incontrare nello stesso momento un astronauta dell’Apollo 7, il cosmonauta designato per pilotare lo Shuttle sovietico e comandante di una missione Soyuz e il miglior pilota collaudatore italiano non capita tutti i giorni. Ma chi ha avuto la fortuna di partecipare al salotto spaziale per intenditori e appassionati organizzato a Milano in occasione del cinquantenario del volo di Gagarin non si è lasciato scappare l’occasione unica per incontrare direttamente tre pezzi di storia di esplorazione spaziale.

Qualche domanda semplice basta subito per scoprire una stoffa diversa dalle altre, anche se divisi da cortine di ferro e segretezza, da azioni politiche e di propaganda, anche se nati in Iowa, a Modena o a Mosca loro sono uguali.
Ma qualche domanda serve anche a capire che le cose non vanno così bene, senza corsa spaziale i soldi non ci sono più e l’attività di esplorazione spaziale rischia proprio in questi anni di subire un brusco arresto. Un momentaccio? Non ci sono dubbi, basta sentire le loro risposte.

Walter Cunnigham ha volato sull’Apollo 7 ed è stato protagonista della corsa allo Spazio. E’ stato il primo a volare sulla navicella Apollo nel 1968 aprendo di fatto l’era della conquista della Luna con il primo volo orbitale, e alla domanda sul futuro dei viaggi spaziali risponde deciso: "Sono molto pessimista riguardo ai prossimi viaggi spaziali".
"La Nasa ha chiuso un progetto magnifico come lo Space Shuttle, la più bella macchina volante mai costruita, e adesso nessuna agenzia al mondo sa più cosa fare. Mancano soldi e idee e il fatto che l’agenzia adesso si metta a cercare nuovi contratti a destra e sinistra è il sintomo di qualcosa di grave che non va. I tempi della corsa sono finiti da tanto".
"Cambiare le cose? Dopo aver vinto la scommessa della corsa allo Spazio, tutto si è raffreddato - continua Cunnigham - La Nasa non ha avuto più la necessità di investire e anche se lo Shuttle è stato un successo il tentativo di rendere globale un progetto come la ISS è stato anche un moltiplicatore di costi e svantaggi per l'agenzia. Se a questo aggiungiamo i continui tagli che hanno portato addirittura alla chiusura del programma Constellation e al pensionamento degli Shuttle penso che prima di tutto dovremmo cambiare presidente. Voi avete problemi con il vostro (riferimento non troppo velato alle vicende giudiziarie del premier Berlusconi, ndr) ma anche la Nasa ha problemi con il suo".
"Quando un nuovo viaggio sulla Luna o su Marte? Sulla Luna non ci interessa tornarci. Lassù non c’è nulla che possa valere la pena di trovare a quel prezzo. Il futuro è Marte, è una colonia per esplorare il nostro sistema solare. Ma come ho detto c’è poco da fare con il momento che stiamo vivendo. Realisticamente ci vorranno 40 anni almeno, se non di più, per vedere di nuovo qualcuno camminare sulla superficie di un pianeta che non sia la Terra. Sempre che qualcuno si svegli...".

Valery Tokarev invece ha volato su ogni tipo di aereo sovietico. Ha collaudato tutti i miglior caccia russi ed è stato nello Spazio sia con la Soyuz sovietica che con lo Space Shuttle. Nel 1980 era stato designato prima come pilota del Buran, lo Shuttle russo che però non volò mai con equipaggio. E anche lui riguardo al futuro ha da dirci qualcosa che non ci piace. "Penso che non ci si possa fermare - dice - Ci serve un nuovo obiettivo comune da raggiungere come pianeta e non più come stato. Senza Shuttle sarà dura perché non ci sono più vettori capaci di farci esplorare nuovi spazi. Non sono pessimista come Walter ma mi rendo conto che stiamo vivendo in un momento difficile".
E alla domanda su cosa si può fare di più, spiega: "Ci sono i privati e le nuove tecnologie, l’unico modo è unirle e andare tutti nella stessa direzione. Sfruttare l’esperienza della stazione spaziale è importante".
Ma l'ipotesi di un nuovo viaggio non sembra allettarlo: "Sulla Luna potremmo andarci adesso, saremmo pronti ma non serve a molto. Credo che il nostro compito nel complesso sia quello di garantire alle generazioni future nuovi mondi nei quali vivere perché il nostro mondo è troppo fragile. Dovremo riuscire a fare fronte ad emergenze planetarie potendo contare sulla capacità di muoverci tra pianeti nei prossimi anni e penso che prima di tutto dovremo fare visita a Marte".

Maurizio Cheli infine è uno dei migliori piloti collaudatori italiani, con il suo Eurofighter ha anche battuto in velocità Michael Schumacher sulla Ferrari nel 2003 e ha volato sullo Space Shuttle Columbia nel 1995.
"Il volo nello Spazio lascia a ciascuno un momento indimenticabile - spiega - Ricordo il decollo con l'emozione di vedere dietro di me prima la Florida, poi l’America e poi il mondo diventare sempre più blu. Siamo un pianeta blu, è vero e visti da lassù siamo davvero fragili. Il futuro deve partire dalla nostra voglia di esplorare e noi come Italia siamo piccoli ma al momento siamo quelli che più si stanno impegnando per garantire un futuro all’esplorazione spaziale. Non credo sia giusto essere pessimisti anche se devo dire che mandare in pensione lo Shuttle ci lascerà di certo a terra per un po'".

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