Libia, gli insorti ribadiscono: via Gheddafi

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Tripoli ha accettato la proposta di tregua contenuta nella road map presentata dall'Unione Africana, ma continua l'assedio a Misurata. Frattini: no all'intervento di terra

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Diplomazia al lavoro per fermare la guerra civile in Libia. Domenica 10 aprile Muammar Gheddafi ha accettato il piano dell'Unione Africana che prevede tra l'alto un immediato cessate-il-fuoco e la delegazione dell'Ua si è spostata a Bengasi per trattare con il Consiglio nazionale transitorio. Il vero nodo resta l'uscita di scena del Colonnello, su cui insistono i ribelli. La proposta prevede anche una sospensione dei raid aerei della Nato, ma il segretario generale dell'Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, ha avvertito che qualsiasi cessate il fuoco dovrà essere "credibile e verificabile".
Per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, per il rais e il suo entourage non c'è più posto. "I figli e la famiglia di Gheddafi non possono avere alcuna parte nel futuro della vita politica libica. (Gheddafi) deve ritirarsi, è una precondizione per cominciare da capo la riconciliazione nazionale libica", ha detto il capo della diplomazia italiana.
Il presidente sudafricano, Jacob Zuma, che ha guidato la delegazione di leader africani da Gheddafi ma poi è subito ripartito per Johannesburg, ha esortato innanzitutto la Nato a mettere fine ai raid aerei per "dare al cessate-il-fuoco una possibilità di riuscita".

La proposta dell'Ua prevede un cessate il fuoco immediato, la promozione del dialogo nazionale, la protezione degli stranieri presenti in Libia e la consegna di aiuti umanitari.
Apprezzando l'iniziativa, la Nato ha "preso atto" della proposta e ricordato di aver sempre ribadito che "non ci può essere una soluzione esclusivamente militare della crisi". Ma
occorre far presto perché sul terreno gli scontri continuano, seminando vittime non solo tra i combattenti ma anche tra i civili. L'Unicef ha lanciato un pressante appello perché si
fermi l'assedio a Misurata, da dove -avverte- arrivano notizie di bimbi, anche neonati, che muoiono sotto i bombardamenti: almeno 20 piccoli sotto i nove mesi sarebbero stati uccisi negli ultimi 20 giorni e "tantissime altre vittime avevano meno di 10 anni".

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