Laura Boldrini: "Sul tema immigrazione ha vinto la paura"

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La portavoce dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati chiede "una lettura univoca delle diverse disposizioni europee in materia". E aggiunge: "L'Italia e la Ue si facciano carico delle conseguenze umanitarie del conflitto in Libia"

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Immigrazione e direttive europee sono ancora al centro del dibattito politico e internazionale. La gestione dell'emergenza va condivisa, ma occorre fare chiarezza tra le diverse direttive europee. E' questo, in sintesi, ciò che auspica Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite (Unhcr).

Il mare magnum delle direttive europee - “La direttiva europea in materia di immigrazione - chiarisce Laura Boldrini ai microfoni di SkyTG24 - fa riferimento all’esodo di un massiccio numero di persone, una sorta di esodo forzato per scappare da un conflitto in atto. Nel caso degli sbarchi a Lampedusa, invece, ci troviamo davanti all'arrivo sulle nostre coste di persone che vengono dalla Tunisia non per fuggire da una guerra, ma per cercare in Italia e in Europa una occupazione, quindi spinte da motivazioni economiche. Va da sé, dunque, che la direttiva europea forse non è mirata per questo tipo di persone”.
La questione, sottolinea la portavoce Onu, è che esiste un problema interpretativo. C’è Schengen, ci sono due direttive Ue, ci sono accordi bilaterali. Insomma, dice Laura Boldrini “occorre armonizzare, dare una lettura univoca altrimenti si rischia l’impasse. O, per lo meno, occorre una lettura politica che vada verso la suddivisione dell’onere. E, finora, non pare che questo ci sia stato”.

La paura ha avuto la meglio sulla solidarietà - C’è un altro aspetto da non sottovalutare e che rende l’attuale emergenza immigrati diversa da altre situazioni simili. E’ quello della solidarietà. “In Egitto o in Tunisia – dice Boldrini – le famiglie fanno a gara per accogliere gli immigrati che, ad esempio, scappano dai bombardamenti in Libia. Vanno alle frontiere e offrono coperte e tè caldo. C’è grande solidarietà da quella parte del Mediterraneo, cosa che manca da questa parte”.
Quando invece ci siamo trovati ad affrontare la guerra in Kosovo, “il nostro comportamento è stato completamente diverso. In quell’occasione c’è stato un grande movimento di associazioni ed enti locali che si sono organizzati per mandare aiuti lì e fare qualcosa anche qui nel nostro paese per accogliere i rifugiati”. E conclude: “Oggi questa situazione non c’è. Il senso di solidarietà si è perso per strada, perché la meglio l’ha avuta la paura. Immigrazione uguale minaccia. Questo è stato il tema all’ordine del giorno del dibattito pubblico”.

La questione Libia - Poi avverte: “Sino ad ora sono arrivate 3mila persone dalla Libia, ma dobbiamo aspettarci un flusso più grande. E’ normale, quando c’è un conflitto la gente cerca di mettersi in salvo. Quindi, alla luce di tutto ciò, è importante che l’Italia e l’Europa si facciano carico anche di queste conseguenze umanitarie del conflitto che è stato deciso collegialmente”.
In Nordafrica, ricorda, poi, c’è in ballo una grande partita. Quella della democrazia.

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