Aereo francese colpisce un mezzo di Gheddafi: “Violata la no-fly zone”. Nuovo raid contro il bunker del Colonnello. Ma le forze fedeli al Raìs non si danno per vinte e continuano ad attaccare. Gli Usa: "Non possiamo escludere vittime civili". LO SPECIALE
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In Libia la battaglia continua. Nel sesto giorno dell'offensiva della missione internazionale Odissea all'Alba contro le forze governative di Muammar Gheddafi i raid sopra Tripoli non si sono fermati.
Ma nel sesto giorno arriva anche una decisione importante per quanto riguarda il ruolo della Nato. E' stato infatti raggiunto l'accordo tra i Paesi ed entro due giorni la guida delle operazioni passerà sotto l'egida dell'alleanza atlantica.
Intanto prosegue l'assalto al Raìs: secondo quanto riferito dalla tv araba Al Arabiya, ci sarebbe stato un nuovo attacco alla caserma-bunker del Colonnello a Tripoli, già raggiunta da un missile nei giorni scorsi. Il rifugio del Raìs si trova nel "compound" di Baba el Aziziya, da dove Gheddafi due giorni fa si era rivolto ai suoi sostenitori arringando la folla. Nella notte tra mercoledì e giovedì era stato preso di mira invece il bunker di Gheddafi ad Ajdabiya.
La coalizione internazionale inoltre ha condotto intensi raid anche sulla città di Sabha, 750 km a sud di Tripoli, feudo della tribù cui appartiene Gheddafi.
Aereo libico distrutto - Un jet libico, un monomotore G2 Galeb, è stato distrutto da un caccia francese Rafale subito dopo l'atterraggio all'aeroporto di Misurata con un missile terra-aria. La notizia, anticipata dal sito della Abc News, è stata confermata in giornata dalla forze armate francesi e americane. "Un jet francese - ha spiegato una fonte Usa - ha realizzato un bombardamento aereo mentre un caccia libico stava atterrando nella base militare di Misurata. Questo aereo libico operava il violazione della risoluzione 1973 dell'Onu". Un portavoce delle forze armate francesi ha successivamente spiegato che "il jet Rafale ha utilizzato un missile aria-terra nel momento in cui l'aereo libico era appena atterrato".
Il regime denuncia: vittime tra i civili - Il regime di Gheddafi però continua a puntare l'indice contro la coalizione. E lo fa denunciando ancora una volta la presenza di vittime anche tra i civili. Ufficiali libici hanno infatti mostrato ai giornalisti, in un ospedale di Tripoli, 18 corpi carbonizzati definendoli militari e civili vittime di bombardamenti effettuati nella notte dalle forze della coalizione. L'ultimo bilancio del governo libico parla di 100 vittime civili. (Ascolta la testimonianza del giornalista italiano in Libia).
"Non posso escludere che ci siano state vittime civili ma posso assicurare al cento per cento che stiamo lavorando con una precisione chirurgica su queste azioni proprio per poter proteggere i civili". ha detto il generale americano Carter Ham, comandante dell'Us Africa Command, che coordina le operazioni in Libia, durante la conferenza stampa svoltasi nella base militare di Sigonella.
Continua la battaglia di Misurata - Così come vanno avanti gli assalti della coalizione, non si ferma nemmeno la furia dell'esercito fedele al Colonnello. I tank del governo di Tripoli sono tornati a Misurata e hanno iniziato e sparare sulla zona vicino all'ospedale, come hanno riferito abitanti e ribelli. Un portavoce dei ribelli ha detto che i cecchini hanno ucciso 16 persone. "I carri armati del governo si stanno avvicinando all'ospedale di Misurata e bombardano la zona", ha detto un medico in città. E' impossibile, però, verificare in modo indipendente la notizia.
I ribelli rivendicano però la riconquista del porto della città, dopo che in mattinata era stato occupato dalle truppe di Gheddafi. "Il porto di Misurata è sotto il nostro completo controllo", ha affermato il portavoce dell'esercito rivoluzionario anti-Gheddafi, Ahmed Beny, colonnello dell'aviazione, in una conferenza stampa a Bengasi.
Nel porto si trovano migliaia di lavoratori egiziani e dell'Africa subsahariana, che stavano cercando di essere evacuati per mare. Per permette di aiutare questi lavorartori l'Unicef, oltre a denunciare il non rispetto del cessate il fuoco, chiede che venga instaurato un corridoio umanitario.
Misurata, testimonianze drammatiche - A subire le conseguenze della battaglia per la città sono soprattutto i civili, come raccontano le tante testimonianze che arrivano dal web. Secondo quanto riporta l'utente 'DrsforLibya' sul social network Twitter, "il 90% della popolazione di Misurata è senza cibo, elettricità ed acqua" e necessita di "urgenti aiuti". La situazione è difficile anche negli ospedali della città, dove mancano i medicinali e il numero dei feriti degli scontri cresce di ora in ora. Alcuni residenti hanno riferito alla Bbc di essere costretti a bere acqua piovana per sopravvivere.
Il nodo del ruolo della Nato - La crisi libica occupa anche il fronte diplomatico. La questione è al centro delle riunioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu a New York e del Consiglio europeo a Bruxelles.
E nella serata di giovedì il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ha annunciato l’accordo: il comando delle operazioni militari occidentali in Libia sarà trasferito dagli Stati Uniti alla Nato entro uno o due giorni. L’intesa è stata raggiunta in una teleconferenza con i suoi omologhi di Usa, Francia e Gran Bretagna. "Posso confermare che un compromesso è stato raggiunto", ha confermato poi una fonte Nato. "Gli ambasciatori sono ancora riuniti e sono ancora in corso consultazioni con le capitali", ha aggiunto.
Il ministro degli Esteri francese, Alain Jupeé, ha intanto assicurato che l'operazione in Libia è "un successo" e la coalizione internazionale "continuerà i raid aerei su bersagli militari per il tempo necessario a neutralizzare" il potenziale militare di Muammar Gheddafi. (Ascolta le parole di Juppè).
Merkel: embargo petrolifero totale - Interviene anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che chiede ai leader dell'Unione Europea di trovare un accordo su un embargo totale sull'export libico di petrolio. La Germania, ha assicurato il capo del governo tedesco, "sostiene senza riserve" gli obiettivi della risoluzione delle Nazioni Unite sulla Libia, sulla quale il paese ha scelto di astenersi al momento del voto al Consiglio di Sicurezza. Ci siamo astenuti perché preoccupati "dell'attuazione militare degli obiettivi". Auspichiamo - ha concluso tuttavia - "un rapido e sostenibile raggiungimento di quegli obiettivi".
In Italia, invece, dopo il voto al Senato di mercoledì 23 marzo, anche la Camera ha votato sì alla risoluzione sulla missione in Libia. Sul fronte italiano da segnalare anche la riapertura, seppur parziale, dell'aeroporto militare di Trapani anche ai voli civili. Lo ha annunciato il ministro della Difesa La Russa.
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Ma nel sesto giorno arriva anche una decisione importante per quanto riguarda il ruolo della Nato. E' stato infatti raggiunto l'accordo tra i Paesi ed entro due giorni la guida delle operazioni passerà sotto l'egida dell'alleanza atlantica.
Intanto prosegue l'assalto al Raìs: secondo quanto riferito dalla tv araba Al Arabiya, ci sarebbe stato un nuovo attacco alla caserma-bunker del Colonnello a Tripoli, già raggiunta da un missile nei giorni scorsi. Il rifugio del Raìs si trova nel "compound" di Baba el Aziziya, da dove Gheddafi due giorni fa si era rivolto ai suoi sostenitori arringando la folla. Nella notte tra mercoledì e giovedì era stato preso di mira invece il bunker di Gheddafi ad Ajdabiya.
La coalizione internazionale inoltre ha condotto intensi raid anche sulla città di Sabha, 750 km a sud di Tripoli, feudo della tribù cui appartiene Gheddafi.
Aereo libico distrutto - Un jet libico, un monomotore G2 Galeb, è stato distrutto da un caccia francese Rafale subito dopo l'atterraggio all'aeroporto di Misurata con un missile terra-aria. La notizia, anticipata dal sito della Abc News, è stata confermata in giornata dalla forze armate francesi e americane. "Un jet francese - ha spiegato una fonte Usa - ha realizzato un bombardamento aereo mentre un caccia libico stava atterrando nella base militare di Misurata. Questo aereo libico operava il violazione della risoluzione 1973 dell'Onu". Un portavoce delle forze armate francesi ha successivamente spiegato che "il jet Rafale ha utilizzato un missile aria-terra nel momento in cui l'aereo libico era appena atterrato".
Il regime denuncia: vittime tra i civili - Il regime di Gheddafi però continua a puntare l'indice contro la coalizione. E lo fa denunciando ancora una volta la presenza di vittime anche tra i civili. Ufficiali libici hanno infatti mostrato ai giornalisti, in un ospedale di Tripoli, 18 corpi carbonizzati definendoli militari e civili vittime di bombardamenti effettuati nella notte dalle forze della coalizione. L'ultimo bilancio del governo libico parla di 100 vittime civili. (Ascolta la testimonianza del giornalista italiano in Libia).
"Non posso escludere che ci siano state vittime civili ma posso assicurare al cento per cento che stiamo lavorando con una precisione chirurgica su queste azioni proprio per poter proteggere i civili". ha detto il generale americano Carter Ham, comandante dell'Us Africa Command, che coordina le operazioni in Libia, durante la conferenza stampa svoltasi nella base militare di Sigonella.
Continua la battaglia di Misurata - Così come vanno avanti gli assalti della coalizione, non si ferma nemmeno la furia dell'esercito fedele al Colonnello. I tank del governo di Tripoli sono tornati a Misurata e hanno iniziato e sparare sulla zona vicino all'ospedale, come hanno riferito abitanti e ribelli. Un portavoce dei ribelli ha detto che i cecchini hanno ucciso 16 persone. "I carri armati del governo si stanno avvicinando all'ospedale di Misurata e bombardano la zona", ha detto un medico in città. E' impossibile, però, verificare in modo indipendente la notizia.
I ribelli rivendicano però la riconquista del porto della città, dopo che in mattinata era stato occupato dalle truppe di Gheddafi. "Il porto di Misurata è sotto il nostro completo controllo", ha affermato il portavoce dell'esercito rivoluzionario anti-Gheddafi, Ahmed Beny, colonnello dell'aviazione, in una conferenza stampa a Bengasi.
Nel porto si trovano migliaia di lavoratori egiziani e dell'Africa subsahariana, che stavano cercando di essere evacuati per mare. Per permette di aiutare questi lavorartori l'Unicef, oltre a denunciare il non rispetto del cessate il fuoco, chiede che venga instaurato un corridoio umanitario.
Misurata, testimonianze drammatiche - A subire le conseguenze della battaglia per la città sono soprattutto i civili, come raccontano le tante testimonianze che arrivano dal web. Secondo quanto riporta l'utente 'DrsforLibya' sul social network Twitter, "il 90% della popolazione di Misurata è senza cibo, elettricità ed acqua" e necessita di "urgenti aiuti". La situazione è difficile anche negli ospedali della città, dove mancano i medicinali e il numero dei feriti degli scontri cresce di ora in ora. Alcuni residenti hanno riferito alla Bbc di essere costretti a bere acqua piovana per sopravvivere.
Il nodo del ruolo della Nato - La crisi libica occupa anche il fronte diplomatico. La questione è al centro delle riunioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu a New York e del Consiglio europeo a Bruxelles.
E nella serata di giovedì il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ha annunciato l’accordo: il comando delle operazioni militari occidentali in Libia sarà trasferito dagli Stati Uniti alla Nato entro uno o due giorni. L’intesa è stata raggiunta in una teleconferenza con i suoi omologhi di Usa, Francia e Gran Bretagna. "Posso confermare che un compromesso è stato raggiunto", ha confermato poi una fonte Nato. "Gli ambasciatori sono ancora riuniti e sono ancora in corso consultazioni con le capitali", ha aggiunto.
Il ministro degli Esteri francese, Alain Jupeé, ha intanto assicurato che l'operazione in Libia è "un successo" e la coalizione internazionale "continuerà i raid aerei su bersagli militari per il tempo necessario a neutralizzare" il potenziale militare di Muammar Gheddafi. (Ascolta le parole di Juppè).
Merkel: embargo petrolifero totale - Interviene anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che chiede ai leader dell'Unione Europea di trovare un accordo su un embargo totale sull'export libico di petrolio. La Germania, ha assicurato il capo del governo tedesco, "sostiene senza riserve" gli obiettivi della risoluzione delle Nazioni Unite sulla Libia, sulla quale il paese ha scelto di astenersi al momento del voto al Consiglio di Sicurezza. Ci siamo astenuti perché preoccupati "dell'attuazione militare degli obiettivi". Auspichiamo - ha concluso tuttavia - "un rapido e sostenibile raggiungimento di quegli obiettivi".
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