Libia, chi vince la guerra della comunicazione?

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Un caccia inglese appena armato con i missili si prepara al decollo per la Libia (Foto del ministero della Difesa inglese © Crown Copyright/MOD 2011)
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Le informazioni sui siti militari sono di certo istituzionali e parziali, ma aggiornate, precise e multimediali. Solo all'estero però... LO SPECIALE

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di Cristina Bassi

Guerra in Libia: what’s up? Dopo il “pasticcio” sulle operazioni dei Tornado italiani (hanno bombardato oppure no?) qualche dubbio su come si comunica in tempo di guerra è venuto a molti. Un inventario esemplificativo dei siti Internet delle forze armate americane, francesi e inglesi è molto utile per capire quanto e quale materiale sia a diposizione del pubblico. Le informazioni prodotte dai militari all’estero sono naturalmente istituzionali ed inevitabilmente parziali, ma precise, efficaci e soprattutto costantemente aggiornate. Con una premessa che serve da guida nella ricerca: la missione in Libia prende un nome diverso a seconda del Paese (per dire il coordinamento...). Per gli americani è “Operation Odyssey Dawn”, nome accolto anche in Italia e tradotto più o meno bene con “Alba dell’Odissea” o “Odissea all’alba”, per i canadesi è “Mobile”. I francesi la chiamano “Opération Harmattan”, ispirandosi a un vento secco che soffia nel deserto, gli inglesi “Operation Ellamy”, una denominazione in codice che sarebbe stata scelta a caso da un computer.

“È stata una spettacolare dimostrazione di abilità aeronautiche osservare questa coalizione agire insieme nei primi attacchi aerei nel nome del popolo libico. I nostri bombardieri e i nostri militari hanno operato magnificamente”. Parola del generale Margaret H. Woodward, pilota esperta e comandante della componente aerea delle forze americane in campo in Libia, in uno dei costanti aggiornamenti delle operazioni, cui il dipartimento della Difesa Usa dedica tutta una sezione del proprio sito, con gallery fotografiche e video di “Pentagon Channel”. Notizie e materiale multimediale dettagliati su Odyssey Dawn si trovano anche sul sito dell’U.S. Air force, che ne parla nel proprio tg online.

I meccanici della Raf (la Royal air force britannica) preparano al decollo i Tornado e li armano con i missili  sotto le ali, alla fine dell’incursione nei cieli libici i top gun inglesi rientrano alla base. Sono alcuni dei filmati disponibili sul sito della Raf, che pubblica anche gallery fotografiche e report puntuali delle operazioni in una sezione dedicata del proprio sito. Si occupa di “Ellamy” anche il portale del ministero della Difesa.

Il governo e il ministero della Difesa francesi aggiornano costantemente i propri siti con le notizie sulle attività delle forze armate in Libia. Tra gli altri, un racconto diretto di alcuni militari che hanno partecipato. L’ “Opération Harmattan” è documentata con gallery di fotografie e di filmati: in uno di questi ultimi caccia e missili vengono preparati prima della partenza verso Bengasi.

E i siti militari italiani?
L’Aeronautica, che ha “in campo” oltre a una decina di velivoli circa 5 mila uomini, riporta in home page le notizie su “Odyssey Dawn”, all’interno però gli articoli sull’attività in Libia sono solo due. La Marina pubblica un breve resoconto sulla “Crisi libica e i flussi migratori”, mentre il ministero della Difesa descrive nell’unico articolo in proposito innanzitutto la “crisi sociale ed umanitaria che ha interessato il Nord Africa nelle ultime settimane. Il ministero si è immediatamente impegnato per fronteggiare l’emergenza umanitaria in corso, fornendo assistenza e supporto ai rifugiati. Fin dal primo momento sono state poste in atto, sul piano prettamente operativo, una serie di iniziative tese a garantire la tutela dell’incolumità dei nostri connazionali e di altri cittadini stranieri”.
Solo poche righe sono dedicate ad “alcuni assetti aerei nazionali (velivoli Tornado nella versione ECR e caccia F-16) messi a disposizione nell’ambito dell’operazione ‘Odyssey Dawn’”.
Le risorse e il materiale impiegati nella comunicazione sono senza dubbio diversi rispetto all’estero, sia per quantità sia per qualità, così come la forma e i toni. Senza contare che l’episodio di Nicola Scolari, il pilota che ha dichiarato in televisione il contrario di quello che veniva affermato nei comunicati ufficiali, ha messo in luce i problemi di coordinamento tra forze amate, Stato maggiore e ministero.

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