Prosegue l'offensiva sulla Libia, in azione 6 tornado italiani. Precipita un aereo Usa: salvi i piloti. Violenti combattimenti tra le truppe fedeli al Colonnello e gli insorti a Misurata, Zintan e Yefren. Accordo sulla guida della missione. SPECIALE
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Proseguono gli attacchi della "coalizione dei volenterosi" in Libia, ma Muammar Gheddafi non accenna alla resa. Martedì le forze fedeli al colonnello avrebbero bombardato la città di Misurata provocando almeno 40 morti, dando il via a una controffensiva.
Nel frattempo sembra sbrogliarsi la situazione relativa al ruolo della Nato nella missione. Dopo giorni di tensione, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno trovato l'accordo e l'organizzazione atlantica potrà assumere il comando dell'operazione. L'Italia aveva continuato a sollecitare questa decisione. E, dopo alcuni giorni di incertezza, anche il presidente americano Obama e quello francese Sarkozy si sono detti d'accordo a un passaggio del comando sotto l'ombrello della Nato.
Forte presa di posizione invece da parte della Germania, che ha annunciato il ritiro dalle operazioni Nato nel Mediterraneo. Il governo Merkel si era opposto anche alla risoluzione Onu sulla no-fly zone.
L'attacco di Gheddafi su Misurata - Il bombardamento di artiglieria su Misurata, città costiera in mano ai ribelli 200 km a est di Tripoli, è iniziato nella mattinata di martedì 22 ad opera dei carri armati dell'esercito di Gheddafi appostati fuori dalla città. Le granate hanno ucciso finora una quarantina di persone, centrando anche un'automobile sulla quale viaggiavano quattro bambini, il più grande dei quali aveva solo 13 anni. Tutti morti. Oltre ai cannoni in azione anche i cecchini.
"Alla fine vinceremo noi". Lo ha detto il leader libico Muammar Gheddafi rivolgendosi alla folla a Tripoli ripreso in diretta dalla tv nella serata di martedì (guarda il video). Il raìs, che ha parlato affacciandosi dal suo bunker nella Capitale, ha ripetuto “sono qui, sono qui” e si è quindi impegnato a continuare a combattere.
I centri della controffensiva - Secondo Al Jazeera a Zintan (230 chilometri da Tripoli), molta gente è in fuga dalla città, anch'essa martellata da armi pesanti. I morti sarebbero una decina. Secondo testimoni oculari ci sarebbero violenti scontri tra le forze fedeli a Gheddafi e i rivoltosi anche nei pressi di Yefren, città situata a 130 chilometri a sud-ovest di Tripoli e finora in mano agli insorti. "Le forze di Gheddafi hanno intrapreso una offensiva fra ieri e oggi nella regione. I combattimenti hanno fatto almeno nove morti e molti feriti", ha detto uno dei testimoni.
"Hanno tagliato l'elettricità alla città. La maggior parte delle famiglie - ha raccontato un altro residente - ha abbandonato le proprie case. Ci serve aiuto". "Le tribù amazigh (berbere) si sono unite a quelle arabe per costituire un solo fronte, per contrastare l'offensiva di Gheddafi - ha concluso -. Ma le forze sono sproporzionate".
L'operazione Odyssey Dawn - Nel corso della giornata sono però proseguiti gli interventi della "coalizione dei volenterosi". Jet delle forze della coalizione occidentale avrebbero attaccato un velivolo da guerra appartenente alle forze armate di Gherddafi mentre era in volo verso la città di Bengasi.
Nel corso dei raid aerei della notte scorsa da parte della coalizione internazionale contro il regime di Muammar Gheddafi inoltre, è stata bombardata una base navale nel settore est di Tripoli: diversi edifici e veicoli militari sono andati distrutti, ma non ci sono stati feriti in quanto "si sapeva che questo sito costituiva un potenziale bersaglio, così abbiamo ricevuto un messaggio di avvertimento con cui ci si ordinava di evacuarlo", ha dichiarato un portavoce della Marina libica, capitano Abdul Bast, che ha scortato un gruppo di giornalisti sul posto. "Nessuna nave è stata colpita, forse succederà domani", ha ironizzato l'ufficiale. Nella base sono rimasti gli scheletri carbonizzati di quattro camion con piattaforme lancia-missili: giacevano all'interno di un deposito il cui tetto era crollato completamente; in un angolo erano sistemati due missili, ancora intatti. Secondo fonti militari libiche, il complesso sarebbe servito unicamente per esercitazioni e addestramento. A loro dire è stato colpito dai sei missili aria-terra alleati e da una bomba.
In azione sei tornado italiani - Da parte italiana sono entrati in missione sei tornado, due F16 e due Fighter, partiti dalla base militare di Trapani Birgi dove ha sede il 37° stormo dell'Aeronautica militare.
Nonostante la riammissione dei giornalisti alla base, dopo l'intervista rilasciata ieri dal maggiore Nicola Scolari, sono poche le notizie che trapelano. Gli ufficiali dell'Aeronautica si limitano solo ad accogliere i giornalisti ma non proferiscono parola.
Precipitato un aereo Usa - Un aereo da guerra statunitense è precipitato durante la notte tra lunedì 21 e martedì 22 in Libia per un guasto meccanico. Si tratta di un cacciabombardiere F-15E Strike Eagle con due uomini a bordo che sono stati tratti in salvo.
Arrestati tre giornalisti - Tre giornalisti occidentali sono stati arrestati dalle forze armate libiche. Sono il britannico Dave Clark e il tedesco-colombiano Roberto Schmidt dell'Afp e il fotografo della Getty Images, l'americano Joe Raedle. L'autista Mohammed Hamed ha raccontato che sabato mattina stava portando i tre da Tobruk ad Agedabia, ma poche decine di chilometri da Agedabia sono stati fermati da un convoglio di jeep e veicoli da trasporto e catturati dai soldati mentre cercavano di tornare indietro.
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Nel frattempo sembra sbrogliarsi la situazione relativa al ruolo della Nato nella missione. Dopo giorni di tensione, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno trovato l'accordo e l'organizzazione atlantica potrà assumere il comando dell'operazione. L'Italia aveva continuato a sollecitare questa decisione. E, dopo alcuni giorni di incertezza, anche il presidente americano Obama e quello francese Sarkozy si sono detti d'accordo a un passaggio del comando sotto l'ombrello della Nato.
Forte presa di posizione invece da parte della Germania, che ha annunciato il ritiro dalle operazioni Nato nel Mediterraneo. Il governo Merkel si era opposto anche alla risoluzione Onu sulla no-fly zone.
L'attacco di Gheddafi su Misurata - Il bombardamento di artiglieria su Misurata, città costiera in mano ai ribelli 200 km a est di Tripoli, è iniziato nella mattinata di martedì 22 ad opera dei carri armati dell'esercito di Gheddafi appostati fuori dalla città. Le granate hanno ucciso finora una quarantina di persone, centrando anche un'automobile sulla quale viaggiavano quattro bambini, il più grande dei quali aveva solo 13 anni. Tutti morti. Oltre ai cannoni in azione anche i cecchini.
"Alla fine vinceremo noi". Lo ha detto il leader libico Muammar Gheddafi rivolgendosi alla folla a Tripoli ripreso in diretta dalla tv nella serata di martedì (guarda il video). Il raìs, che ha parlato affacciandosi dal suo bunker nella Capitale, ha ripetuto “sono qui, sono qui” e si è quindi impegnato a continuare a combattere.
I centri della controffensiva - Secondo Al Jazeera a Zintan (230 chilometri da Tripoli), molta gente è in fuga dalla città, anch'essa martellata da armi pesanti. I morti sarebbero una decina. Secondo testimoni oculari ci sarebbero violenti scontri tra le forze fedeli a Gheddafi e i rivoltosi anche nei pressi di Yefren, città situata a 130 chilometri a sud-ovest di Tripoli e finora in mano agli insorti. "Le forze di Gheddafi hanno intrapreso una offensiva fra ieri e oggi nella regione. I combattimenti hanno fatto almeno nove morti e molti feriti", ha detto uno dei testimoni.
"Hanno tagliato l'elettricità alla città. La maggior parte delle famiglie - ha raccontato un altro residente - ha abbandonato le proprie case. Ci serve aiuto". "Le tribù amazigh (berbere) si sono unite a quelle arabe per costituire un solo fronte, per contrastare l'offensiva di Gheddafi - ha concluso -. Ma le forze sono sproporzionate".
L'operazione Odyssey Dawn - Nel corso della giornata sono però proseguiti gli interventi della "coalizione dei volenterosi". Jet delle forze della coalizione occidentale avrebbero attaccato un velivolo da guerra appartenente alle forze armate di Gherddafi mentre era in volo verso la città di Bengasi.
Nel corso dei raid aerei della notte scorsa da parte della coalizione internazionale contro il regime di Muammar Gheddafi inoltre, è stata bombardata una base navale nel settore est di Tripoli: diversi edifici e veicoli militari sono andati distrutti, ma non ci sono stati feriti in quanto "si sapeva che questo sito costituiva un potenziale bersaglio, così abbiamo ricevuto un messaggio di avvertimento con cui ci si ordinava di evacuarlo", ha dichiarato un portavoce della Marina libica, capitano Abdul Bast, che ha scortato un gruppo di giornalisti sul posto. "Nessuna nave è stata colpita, forse succederà domani", ha ironizzato l'ufficiale. Nella base sono rimasti gli scheletri carbonizzati di quattro camion con piattaforme lancia-missili: giacevano all'interno di un deposito il cui tetto era crollato completamente; in un angolo erano sistemati due missili, ancora intatti. Secondo fonti militari libiche, il complesso sarebbe servito unicamente per esercitazioni e addestramento. A loro dire è stato colpito dai sei missili aria-terra alleati e da una bomba.
In azione sei tornado italiani - Da parte italiana sono entrati in missione sei tornado, due F16 e due Fighter, partiti dalla base militare di Trapani Birgi dove ha sede il 37° stormo dell'Aeronautica militare.
Nonostante la riammissione dei giornalisti alla base, dopo l'intervista rilasciata ieri dal maggiore Nicola Scolari, sono poche le notizie che trapelano. Gli ufficiali dell'Aeronautica si limitano solo ad accogliere i giornalisti ma non proferiscono parola.
Precipitato un aereo Usa - Un aereo da guerra statunitense è precipitato durante la notte tra lunedì 21 e martedì 22 in Libia per un guasto meccanico. Si tratta di un cacciabombardiere F-15E Strike Eagle con due uomini a bordo che sono stati tratti in salvo.
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