La guerra in Libia accende la battaglia diplomatica

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Proseguono i bombardamenti ma esplode il dibattito tra le diplomazie per il comando dell'operazione. Napolitano: "Passare sotto l'ombrello Nato soluzione migliore". Berlusconi spiega: "Gli aerei italiani non sparano”

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Altri tre gli attacchi notturni su Tripoli, dopo quello di domenica sera che ha centrato il bunker di Muammar Gheddafi. Missili e bombe anche su Sabah nel centro del paese, e Sirte, la città natale del colonnello dove secondo il governo vi sono stati "molti morti". Gheddafi schiera i suoi 'scudi umani', raduna qualche centinaio di manifestanti in piazza ad uso della tv di stato libica e martella Misurata, che secondo fonti governative è tornata sotto il controllo dei lealisti. I ribelli denunciano 8mila morti dall’inizio della protesta. 

Esplode intanto la polemica sul comando delle operazioni: l'Italia, come Gran Bretagna e Belgio, chiede che il comando passi alla Nato, affermando che potrebbe decidere altrimenti di riprendere il controllo delle basi. Soluzione questa che vede contraria la Francia. Prudenza, invece è l'atteggiamento che ha scelto di avere Barack Obama. "La Nato verrà coinvolta nel coordinamento" delle future operazioni in Libia, si limita a spiegare l'inquilino della Casa Bianca rispondendo ad una domanda concordata tra gli inviati europei al suo seguito, ma al momento opportuno "lascerò al capo di Stato maggiore delle Forze Armate Mike Mullen decidere" quali saranno per noi i dettagli.

Giorgio Napolitano: "La Nato è la soluzione più appropriata" -  A sostegno della posizione del governo interviene anche il presidente della Repubblica, capo delle Forze Armate. "Il presidente Napolitano ha ribadito l'esigenza imprescindibile sostenuta dall'Italia, in piena sintonia con Stati Uniti, Regno Unito ed altri alleati, di un comando unificato, osservando che la Nato rappresenta la soluzione di gran lunga più appropriata", si legge in una nota del Quirinale diffusa al termine di un incontro informale con una delegazione bipartisan della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, guidata da Nancy Pelosi.

Il capo dello Stato, "nell'auspicare il massimo di chiarezza, coerenza ed efficacia nello sviluppo dell'azione decisa verso la Libia, ha richiamato le conclusioni del Consiglio Supremo di Difesa dello scorso 9 marzo, ricordando che l'intervento in corso, al quale l'Italia partecipa a pieno titolo, si fonda sulle prescrizioni del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite volte a garantire risposte anche militari ad ogni violazione o minaccia per la pace e la sicurezza internazionale", conclude la nota.

La Norvegia si sfila dall'operazione
- Intanto il governo di Oslo si è ritirato lunedì 21 marzo dalla missione in attesa di chiarezza su scopi e guida dell'operazione Odyssey Dawn. Secondo il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, una decisione dei 28 alleati potrebbe arrivare nei prossimi giorni.

Berlusconi: "Sono addolorato per Gheddafi" - "Sono addolorato per Gheddafi: quello che accade mi colpisce personalmente", commenta il premier Silvio Berlusconi che assicura: “gli aerei italiani non hanno sparato e non spareranno”.  Il presidente del Consiglio interviene così sulla polemica nata dalla prima missione dei tornado italiani sui cieli di Bengasi che tra comunicati e dichiarazioni ha fatto nascere domande circa l'utilizzo o meno di missili da parte dei caccia.

Il ruolo italiano - L’'Aereonautica precisa che le missioni dei Tornado italiani sono state di 'accecamento' dei radar libici, ma intanto sarebbe stato rispedito allo stormo di appartenenza Nicola Scolari, maggiore del 50 stormo di Piacenza che, dopo il primo raid aereo italiano sulla Libia, dalla base militare di Trapani aveva raccontato ufficialmente ai giornalisti (guarda l'intervista a SkyTG24) che non erano stati utilizzati missili.

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