Libia, l’Onu dice sì all'intervento. "Questione di ore"

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Il Consiglio di sicurezza dell'Onu durante il voto per la risoluzione sulla Libia (Credit: Getty)
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Il Consiglio di sicurezza ha approvato la risoluzione che impone la no fly zone sui cieli di Tripoli. La Francia preme per attaccare subito. Il ministro degli Esteri libico: “Speriamo che l’Italia non consenta l’uso delle sue basi”. VAI ALLO SPECIALE

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Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 1973 che impone una no fly zone sui cieli della Libia e prevede "tutte le necessarie misure per proteggere la popolazione civile", tranne un'invasione di terra. Lo stop agli aerei di Gheddafi, secondo la Francia, potrebbe essere messo in atto nel giro di poche ore. Il portavoce del governo francese, Francois Baroin, lo ha ribadito anche nella mattinata di venerdì: “Sarà questione di ore e non sarà un'occupazione del territorio libico, ma un dispositivo di natura militare per proteggere la popolazione libica e aiutarla a realizzare la sua aspirazione di libertà". aNCHE la Bbc ha riferito che non è escluso "entro venerdì” un intervento dell'aviazione britannica.

Il testo è stato approvato con il voto favorevole di dieci Paesi: Francia, Gran Bretagna, Usa, Bosnia, Gabon, Nigeria, Sudafrica, Portogallo, Colombia e Libano. Si sono astenute Russia, Cina, entrambe con diritto di veto, oltre a Germania, Brasile e India.
Il testo, appoggiato anche dalle delegazioni di Londra, Washington e Beirut (a nome della Lega Araba), ha ottenuto un voto in più dei nove previsti prima della riunione del Consiglio. Ha votato a favore anche il Portogallo, mentre la Germania è stata l'unico dei Paesi europei votanti ad astenersi.

La reazione del governo di Tripoli - Non si è fatta attendere la reazione di Tripoli. A meno di un'ora dalla sua approvazione, il governo libico ha denunciato come una "minaccia" alla sua unità la risoluzione sulla no fly zone approvata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il vice-ministro degli esteri Khaled Kaaim ha detto all'agenzia Afp che la risoluzione, oltre a mettere a repentaglio l'integrità territoriale del suo paese, costituisce "un invito ai libici ad uccidersi tra di loro".
"Siamo certi che l'Italia abbia a cuore l'integrità della Libia e la salvaguardia della popolazione", ha detto il vice-ministro libico. "Speriamo che non consenta l'utilizzo delle sue basi e si tenga fuori da questa iniziativa decisa dall'Onu", ha poi aggiunto Kaaim.

Il figlio di Gheddafi: "Non abbiamo paura"
- Seif al-Islam, uno dei figli di Muammar Gheddafi, ribadisce che la sua famiglia non "ha alcuna paura" della no-fly zone imposta dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu e un eventuale attacco multinazionale. "Siamo nel nostro Paese e con il nostro popolo. E non abbiamo paura", ha detto il secondogenito del colonnello, intervistato dalla ABC News, in collegamento telefonico dalla capitale libica. "Non abbiamo paura, venite pure. Voglio dire, però, che non aiuterete la gente bombardando la Libia, uccidendo i libici. Se distruggerete la nostra nazione, nessuno potrà gioire". 

Festa per le strade di Bengasi
- Nel momento stesso in cui la risoluzione è stata approvata, migliaia di persone hanno festeggiato in piazza a Bengasi, davanti alla sede del Consiglio nazionale transitorio (Cnt), il governo degli insorti, nonostante pochi minuti prima fossero state udite tre forti esplosioni e fosse subito entrata in azione la contraerea dei ribelli. Il nuovo testo esclude la possibilità di avere in Libia una "forza occupante", ma contemplare l'uso di "tutte le misure necessarie" per la protezione dei civili. Queste misure prevedono in maniera esplicita l'istituzione della no fly zone, ma secondo alcuni diplomatici del Palazzo di Vetro potrebbero aprire la strada anche ad altre operazioni militari terrestri. In ogni caso l'approvazione della risoluzione Onu ha bloccato le forze pro-Gheddafi che avevano annunciato per la notte tra giovedì e venerdì nuovi bonbardamenti su Bengasi.

Effetti economici - Per effetto della risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, vengono bloccate una serie di entità finanziare libiche come la Central Bank of Libya, la Libyan Investment Authority, la Libyan Foreign Bank, oltre che la Libyan National Oil Company. Inoltre tutti i voli di tipo commerciale da e per la Libia sono da ora vietati, esattamente come quelli militari, in modo da fermare l'afflusso di denaro nelle casse del Colonnello o l'arrivo di nuovi mercenari.

Il ruolo dell’Italia - Ancora nulla è stato deciso ma l'Italia sarà presto chiamata dagli alleati della Nato a fare la sua parte per la no-fly zone sulla Libia votata ieri sera dalle Nazioni Unite. Se sembra difficile che jet italiani, visto il passato colonialista in Libia, possano attaccare il Paese nordafricano, il governo potrebbe offrire almeno tre basi per ospitare gli aerei da guerra di altri Paesi membri della Nato. Tra le diverse opzioni le più gettonate sono la base di Sigonella, in Sicilia vicino Catania, dove si trova una stazione della Marina Usa e il 41.mo Stormo Antisommergibili, e quella di Trapani Birgi, sede del 37.mo stormo. In Puglia, allungando di circa un'ora i tempi di intervento, c'è la base di Gioia del Colle, in provincia di Bari, che ospita il 36.mo stormo. Anche di questo avranno parlato ieri sera il premier Silvio Berlusconi, che ha avuto un conciliabolo con il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Alla fine del colloquio Berlusconi ha aggiornato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

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