Secondo la tv araba il colonnello avrebbe offerto al consiglio nazionale di Liberazione di convocare un congresso per consentirgli di dimettersi. La proposta sarebbe stata respinta. Intanto Obama avverte : "La Nato studia l'opzione militare". VIDEO E FOTO
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Muammar Gheddafi avrebbe offerto ai ribelli del Consiglio Nazionale di Liberazione di convocare un congresso del Popolo per consentirgli di dimettersi con le necessarie garanzie di salvacondotto. Lo riferisce la rete al Jazeera secondo cui la proposta sarebbe stata respinta dai ribelli. Il botta e risposta arriva al termine di una giornata di tensioni diplomatiche.
"Se Gheddafi e il suo regime continueranno ad attaccare sistematicamente la popolazione civile, non posso immaginare che la comunità internazionale e l'Onu rimangano a guardare", ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. "Noi condanniamo fortemente l'uso della forza contro la popolazione libica. La violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale è oltraggiosa", ha affermato Rasmussen nel corso della sua conferenza stampa mensile. A confermare le sue parole poi anche il presidente Usa Barack Obama: "La Nato - ha detto - sta studiando anche l'opzione militare".
Rasmussen (Nato): "Pronti a ogni eventualità" - "Sia chiaro - ha chiarito il segretario generale della Nato - noi non abbiamo alcuna intenzione di intervenire in Libia. Ma ci stiamo preparando ad ogni eventualità". Rasmussen ha quindi ribadito come alla Nato non sia stato richiesto di intervenire: "ogni nostro intervento - ha spiegato - potrà essere realizzato solo dietro mandato del Consiglio di sicurezza dell'Onu", a partire dalla possibilità di creare una 'No fly zone' sulla Libia. "Un'operazione questa - ha spiegato Rasmussen - chiaramente di carattere militare".
Il dilemma della comunità internazionale - La Comunità internazionale "è di fronte ad un dilemma - ha chiarito Rasmussen - da una parte quello che succede in Libia con i sistematici attacchi alla popolazione civile ci spingerebbe ad intervenire. Ma dall'altro lato siamo ben consapevoli che un intervento militare dall'esterno potrebbe creare una reazione da parte del mondo arabo". "Siamo coscienti di ciò - ha ribadito il segretario generale della Nato - e per questo siamo in stretto contatto sia con la Lega araba che con l'Unione africana".
Maroni: "L'intervento sarebbe un errore" - Per Roberto Maroni, un eventuale intervento militare internazionale in Libia sarebbe un "errore molto grave". A chi gli chiedeva di chiarire l'invito agli americani a "darsi una calmata", lanciato sabato 5 alla festa per i 25 anni della Lega Nord a Bergamo, il ministro dell'Interno ha spiegato: "E' stato inteso in senso diverso da quello che ho detto". "Non lo dico solo io - ha chiarito - l'ha detto la stessa Hillary Clinton: se si interviene nel modo sbagliato, la Libia può trasformarsi in un nuovo Afghanistan o in una nuova Somalia; tutto cioè nelle mani dei terroristi". "Tutto vogliamo, tranne che succeda questo", ha aggiunto. "Prima di decidere di bombardare, prima che i guerrafondai abbiano il sopravvento, occorre sviluppare una politica di aiuti.
E sull'emergenza sbarchi torna a chiedere un ruolo più forte dell'Unione Europea evocando il "rischio di un'invasione di massa dovuta ad una crisi perdurante del Maghreb" (GUARDA IL VIDEO IN ALTO).
Frattini: "Contatti con l'opposizione" - In Libia l'Italia ha avviato contatti con il Consiglio nazionale creato a Bengasi. Lo ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini, aggiungendo che l'Italia ha già confermato la disponibilità delle basi aeree sul proprio territorio per una no-fly zone. ”Abbiamo conoscenze migliori di altri e infatti siamo spesso richiesti in queste ore", ha detto Frattini intervenendo al programma Uno Mattina. "Conosciamo l'ex ministro della Giustizia che ora è a capo del Consiglio provvisorio di Bengasi e quella rete di ambasciatori libici che ha detto che da ora loro sono al servizio del popolo e non del regime, alcuni di loro stanno esercitando un'azione importante per coagulare un consenso, noi lo facciamo ma lo facciamo discretamente e questa credo che sia la soluzione migliore".
A proposito della no-fly zone, Frattini ha spiegato: "Vuol dire che ci sono aerei che sorvolano impedendo ad altri aerei di alzarsi in volo e se lo fanno bisogna sparare, quindi l'unica cosa seria da fare è considerare come oggettivamente paesi come l'Italia possono contribuire". In questo senso, ha detto il ministro, l'Italia ha già confermato la disponibilità delle basi, "con la condizione che vi sia un quadro di legittimità internazionale, una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu, su cui i Paesi membri stanno già lavorando e una risoluzione della Nato".
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"Se Gheddafi e il suo regime continueranno ad attaccare sistematicamente la popolazione civile, non posso immaginare che la comunità internazionale e l'Onu rimangano a guardare", ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. "Noi condanniamo fortemente l'uso della forza contro la popolazione libica. La violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale è oltraggiosa", ha affermato Rasmussen nel corso della sua conferenza stampa mensile. A confermare le sue parole poi anche il presidente Usa Barack Obama: "La Nato - ha detto - sta studiando anche l'opzione militare".
Rasmussen (Nato): "Pronti a ogni eventualità" - "Sia chiaro - ha chiarito il segretario generale della Nato - noi non abbiamo alcuna intenzione di intervenire in Libia. Ma ci stiamo preparando ad ogni eventualità". Rasmussen ha quindi ribadito come alla Nato non sia stato richiesto di intervenire: "ogni nostro intervento - ha spiegato - potrà essere realizzato solo dietro mandato del Consiglio di sicurezza dell'Onu", a partire dalla possibilità di creare una 'No fly zone' sulla Libia. "Un'operazione questa - ha spiegato Rasmussen - chiaramente di carattere militare".
Il dilemma della comunità internazionale - La Comunità internazionale "è di fronte ad un dilemma - ha chiarito Rasmussen - da una parte quello che succede in Libia con i sistematici attacchi alla popolazione civile ci spingerebbe ad intervenire. Ma dall'altro lato siamo ben consapevoli che un intervento militare dall'esterno potrebbe creare una reazione da parte del mondo arabo". "Siamo coscienti di ciò - ha ribadito il segretario generale della Nato - e per questo siamo in stretto contatto sia con la Lega araba che con l'Unione africana".
Maroni: "L'intervento sarebbe un errore" - Per Roberto Maroni, un eventuale intervento militare internazionale in Libia sarebbe un "errore molto grave". A chi gli chiedeva di chiarire l'invito agli americani a "darsi una calmata", lanciato sabato 5 alla festa per i 25 anni della Lega Nord a Bergamo, il ministro dell'Interno ha spiegato: "E' stato inteso in senso diverso da quello che ho detto". "Non lo dico solo io - ha chiarito - l'ha detto la stessa Hillary Clinton: se si interviene nel modo sbagliato, la Libia può trasformarsi in un nuovo Afghanistan o in una nuova Somalia; tutto cioè nelle mani dei terroristi". "Tutto vogliamo, tranne che succeda questo", ha aggiunto. "Prima di decidere di bombardare, prima che i guerrafondai abbiano il sopravvento, occorre sviluppare una politica di aiuti.
E sull'emergenza sbarchi torna a chiedere un ruolo più forte dell'Unione Europea evocando il "rischio di un'invasione di massa dovuta ad una crisi perdurante del Maghreb" (GUARDA IL VIDEO IN ALTO).
Frattini: "Contatti con l'opposizione" - In Libia l'Italia ha avviato contatti con il Consiglio nazionale creato a Bengasi. Lo ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini, aggiungendo che l'Italia ha già confermato la disponibilità delle basi aeree sul proprio territorio per una no-fly zone. ”Abbiamo conoscenze migliori di altri e infatti siamo spesso richiesti in queste ore", ha detto Frattini intervenendo al programma Uno Mattina. "Conosciamo l'ex ministro della Giustizia che ora è a capo del Consiglio provvisorio di Bengasi e quella rete di ambasciatori libici che ha detto che da ora loro sono al servizio del popolo e non del regime, alcuni di loro stanno esercitando un'azione importante per coagulare un consenso, noi lo facciamo ma lo facciamo discretamente e questa credo che sia la soluzione migliore".
A proposito della no-fly zone, Frattini ha spiegato: "Vuol dire che ci sono aerei che sorvolano impedendo ad altri aerei di alzarsi in volo e se lo fanno bisogna sparare, quindi l'unica cosa seria da fare è considerare come oggettivamente paesi come l'Italia possono contribuire". In questo senso, ha detto il ministro, l'Italia ha già confermato la disponibilità delle basi, "con la condizione che vi sia un quadro di legittimità internazionale, una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu, su cui i Paesi membri stanno già lavorando e una risoluzione della Nato".
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