Libia, Obama: "Gheddafi deve andarsene subito"

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Il Colonnello "ha perso la legittimità di governare" dice con una nota la Casa Bianca. Il rais è assediato e per il figlio Saif al Islam vi sono "segnali di guerra civile". L'Onu trova l'accordo sulle sanzioni e chiede l'appoggio attivo dell'Italia

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Calma apparente a Tripoli dopo i violenti scontri che hanno avuto luogo nel venerdì di preghiera e il rabbioso discorso di Gheddafi. Il Colonnello è sotto assedio, rivelano più voci. "Sembra che effettivamente Gheddafi non controlli più la situazione in Libia", ha commentato Berlusconi. "Se tutti siamo d'accordo possiamo mettere fine la bagno di sangue e sostenere il popolo libico", ha aggiunto il premier.

Il presidente della Comunità araba in Italia (Co-mai), Foad Aodi, che è in costante contatto da Roma con alcuni testimoni in Libia, ritiene che Gheddafi controlli solo Bab el Azizia, il quartiere dove si trova la sua roccaforte, dove è asserragliato". Nei pressi del quartiere in queste ore si sente ancora qualche sparo", ha detto. E ha riferito di spari a Tripoli anche l'inviato dell'Ansa, secondo cui si sono uditi in città, in serata, numerosi colpi di armi da fuoco e numerose sirene e auto in fuga che suonavano il clacson.

Obama: "Gheddafi se ne deve andare"
- Una durissima presa di posizione arriva intanto dagli Usa. Una nota della Casa Bianca fa sapere infatti che il presidente Barack Obama, è convinto che il leader libico, Muammar Gheddafi, "se ne deve andare ora".
La nota riferisce che Obama ha avuto un colloquio in proposito col cancelliere tedesco Angela Merkel. "Il presidente ha fatto presente", si legge nella nota, "che quando l'unico strumento che un leader utilizza per rimanere al potere e' l'utilizzo della violenza di massa contro il suo popolo, egli ha perso la legittimità a governare e deve fare quel che è giusto per la nazione facendosi da parte".

Anche Tobruk nella mani dei ribelli -
Secondo quanto riferito dalla tv satellitare Al Arabiya, inoltre, anche gli ufficiali della base aerea militare libica Gamal  Abdel Nasser, che si trova 16 chilometri a sud di Tobruk, nel nord-est del Paese, sono passati dalla parte dei rivoltosi. La base aerea ospita 60 caccia Mirage F1 dell'aviazione libica. Prima del 1970 era nota come base 'El-Adem' dell'aeronautica militare libica.

"Si lavora a governo a interim" - L'ex ministro della giustizia libico Mustafa Abdeljalil ha detto al quotidiano indipendente Quryna di essere impegnato nella formazione di un nuovo governo ad interim, che avrà la sua sede a Bengasi. Secondo quanto riferisce Quryna, Abdeljalil ha detto che la capitale della Libia resta Tripoli e che questa non deve essere la fase della resa dei conti. L'ex ministro ha aggiunto che il clan Gaddafa del leader libico Muammar Gheddafi "è perdonato" e che "lui solo è responsabile per i crimini commessi nel suo Paese". Nella sua edizione online, Quryna riferisce di avere parlato al telefono con con Abdeljalil  e che questi ha insistito sulla necessità che il paese resti unito e libero con Tripoli per capitale.

Il figlio Saif al Islam: "Segnali di guerra civile"
- Intanto il figlio di Gheddafi Siaf al Islam ha rilasciato un'intervista all'emittente Al Arabiya in cui afferma che "ciò che sta accadendo in Libia apre la porta a tutte le opzioni e ora cominciano ad intravedersi segnali di guerra civile e di ingerenze esterne".  "Un accordo deve essere raggiunto perchè il popolo non ha futuro se tutti non concordano un nuovo programma", ha aggiunto. Nell'intervista Saif ha detto anche che nei tre quarti del Paese "la situazione è normale, anzi eccellente". Il figlio del leader della Jamahiriya ha assicurato anche che nel paese c'è "un'autentica volontà di cambiamento".

L'Onu trova un accordo sulle sanzioni - Sul versante internazionale, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha raggiunto un accordo sulle prime sanzioni contro la Libia. Tra le sanzioni decise dal Consiglio di Sicurezza, il blocco dei beni del rais e l'embargo alle vendite di armi.
Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha telefonato al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per chiedere al nostro Paese appoggio continuo e ruolo attivo dell'Italia per le azioni decisive da prendere per risolvere la crisi libica.
Venerdì il presidente Usa Barack Obama ha firmato l'ordine esecutivo per il congelamento dei beni della famiglia Gheddafi.

La Russa: il trattato di amicizia è di fatto sospeso
- Per quanto riguarda i rapporti del nostro Paese con la Libia, "di fatto il trattato" di amicizia tra Italia e Libia "non c'è più, è inoperante, è sospeso" ha fatto sapere il ministro della Difesa Ignazio La Russa, alla luce della nuova emergenza immigrati provenienti anche dalla Libia che arrivano sulle coste italiane. (Leggi cosa prevede il trattato)
"Per esempio - ha spiegato il ministro - gli uomini della Guardia di finanza che erano sulle motovedette per fare da controllo a quel che facevano i libici, sono nella nostra ambasciata". "La conseguenza di questo fatto - ha sottolineato La Russa- è che noi pensiamo, consideriamo probabile, che siano moltissimi gli extracomunitari che possano via Libia arrivare in Italia, molto più di quanto avveniva prima del trattato". (ASCOLTA LE PAROLE DEL MINISTRO)

Italiani bloccati ad Amal verso il rientro - Secono lo Stato maggiore della Difesa sono sulla via di casa gli italiani rimasti bloccati ad Amal, in Libia, e rimasti ormai a secco di viveri. In parte sono diretti via terra verso il porto di Al Byraukah, dove verranno prelevati dalla nave della Marina militare Mimbelli, e in parte verso un'altra località a circa 50 chilometri da Amal, dove dovrebbero essere presi a bordo da aerei di altri Paesi. Un C-130 dell'areonautica militare ha tentato di atterare ad Amal, ma l'atterraggio gli è stato impedito.

Gheddafi nasconde a Londra 3 miliardi di sterline - Il leader libico Muammar Gheddafi sarebbe riuscito a nascondere la scorsa settimana 3 miliardi di sterline presso un fondo di investimenti privati a Mayfair in uno sforzo in extremis di difendere gli assett di famiglia. Lo scrive il Times.
L'affare sarebbe stato negoziato per conto del colonnello da un intermediario basato in Svizzera che aveva in precedenza avvicinato una nota casa di investimenti della City con l'obiettivo di depositare lì i fondi, ma era stato bloccato una volta scoperta l'origine dell'affare. "Dissi di no perché non mi piace trattare con tiranni assassini con le mani macchiate di sangue", ha detto la fonte del quotidiano britannico.
I depositi a Mayfair confermano che Gheddafi starebbe segretamente occultando la sua fortuna, mentre le Nazioni Unite e la Ue si preparano a mettere i suoi beni sotto sequestro.
Il tesoro britannico ha sguinzagliato da ieri i suoi segugi per identificare i capitali libici nascosti in Gran Bretagna che dovrebbero arrivare a miliardi di sterline in conti bancari oltre a una villa a Hampstead valutata 10 milioni di sterline.

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