Usa, proteste nel Wisconsin: occupato il parlamento
MondoCentinaia di persone dormono da 10 giorni nel Capitol di Madison, la capitale dello stato del Midwest. Il motivo? I tagli annunciati dal repubblicano Walker ai dipendenti pubblici. E dal mondo i supporter offrono pizze ai manifestanti. GUARDA LE IMMAGINI
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Notti insonni in Campidoglio, cortei colorati per la città e grandi pizze fumanti offerte dai supporter. Anche il Wisconsin ha la sua rivoluzione. Niente violenze, niente scontri, nessun dittatore da abbattere, nello Stato del Midwest americano. Anche se persino il New York Times è giunto ad azzardare un paragone tra la piazza di Madison, la capitale del Wisconsin, e quelle di Tunisi o del Cairo. I manifestanti nordafricani avrebbero dato quella spinta in più ai cittadini statunitensi per opporsi con tenacia e fantasia al proposito del governatore repubblicano Scott Walker, di imporre una serie di tagli ai dipendenti pubblici, alle guardie penitenziarie e agli insegnanti per far quadrare i conti dello Stato, impedendo anche la contrattazione collettiva per diverse categorie. E così da dieci giorni infiamma la protesta, che ha ricevuto anche la benedizione di Barack Obama. Ma Walker non sembra intenzionato a mollare.
I manifestanti, con i loro cartelli colorati, da dieci giorni hanno occupato il Capitol (Campidoglio, la sede del Parlamento statale) di Madison: centinaia di persone sono accampate nelle aule e nei corridoi. I sindacati denunciano l’intenzione di calpestare i loro diritti. Sfilano i pompieri accanto agli insegnanti. In piazza fanno la comparsa cartelli che paragonano il governatore al deposto presidente d’Egitto: “Scott Mubarak” e “Walker l’egiziano”. E sostegno è arrivato da tutto il mondo quando una pizzeria locale, Ian’s Pizza, ha fatto partire on-line, anche attraverso la sua pagina Facebook, una raccolta fondi per sovvenzionare le centinaia di pizze che ogni giorno distribuisce a chi protesta. Marocchini, islandesi, italiani e pure qualche egiziano, hanno deciso di pagare una pizza a chi si è mobilitato nel lontano Stato del Wisconsin.
Anche il presidente Obama, in un’intervista a una radio locale, dopo aver precisato di condividere alcune delle proposte del governatore Walker sull’abbattimento della spesa pubblica, ha bocciato senza appello le norme che suonano come “un assalto” al diritto acquisito dei lavoratori ad avere una contrattazione collettiva.
Walker, da parte sua, ha però dichiarato che non si “lascerà intimidire” e andrà avanti con il suo progetto. Anzi, ha mandato la polizia a casa dei quattordici senatori democratici che sono in fuga da giorni per far mancare il numero legale nel Senato dello Stato e impedire ai repubblicani di approvare il provvedimento. Un tipo duro, Walker. Ha fatto il giro d’America la registrazione di uno scherzo telefonico ai suoi danni, diffusa dal sito Buffalo Beast, in cui il governatore a un certo punto afferma: “Potrei usare la mazza da baseball contro i democratici. Ne ho una nel mio ufficio”.
Ma intanto la crociata del Wisconsin contagia altri Stati d’America, alle prese con i tagli alla spesa pubblica imposti dalla crisi economica. Dopo Madison, gli americani sono scesi in piazza in difesa della spesa sociale e a favore dei diritti sindacali anche nell’Ohio, in Pennsylvania, in Georgia, Indiana, Tennessee e Idaho. Secondo il Washington Post, dietro le proteste ci sarebbe anche Organizing for America, ossia i volontari che hanno portato Obama alla Casa Bianca.
E qualcuno ha già ribattezzato i protagonisti delle manifestazioni di Madison i “Tea Party” di sinistra. Infatti, così come prima delle elezioni di mid-term dello scorso anno furono i ‘patrioti’ di Sarah Palin a scendere in piazza contro l’intervento dello stato nell’economia, così oggi si mobilitano i ‘liberals’, per chiedere al contrario che lo stato continui a fornire i servizi sociali essenziali.
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E qualcuno ha già ribattezzato i protagonisti delle manifestazioni di Madison i “Tea Party” di sinistra. Infatti, così come prima delle elezioni di mid-term dello scorso anno furono i ‘patrioti’ di Sarah Palin a scendere in piazza contro l’intervento dello stato nell’economia, così oggi si mobilitano i ‘liberals’, per chiedere al contrario che lo stato continui a fornire i servizi sociali essenziali.