L'Unione europea: impedire a Gheddafi di bombardare i civili

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I ministri Ue: pronti a creare una no fly-zone, ma è necessario l’intervento dell’Onu. Telefonata tra Berlusconi e Obama, che nelle ultime ore ha sentito anche Sarkozy e Cameron: "Garantire assistenza umanitaria". FOTO E VIDEO

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Le nazioni dell'Unione europea si stanno preparando per partecipare a un'operazione per creare una "no-fly zone" sulla Libia per impedire a Muammar Gheddafi di bombardare i manifestanti, nel caso l'Onu approvi una misura in tal senso. Lo ha reso noto una fonte diplomatica.
I governi europei stanno preparando "piani di contingenza" per chiudere lo spazio aereo libico, ma "l'Ue ha bisogno di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu in primo luogo".
L'idea di una "no-fly zone" è una delle misure che la diplomazia internazionale sta valutando contro il regime di Muammar Gheddafi. I ministri della Difesa Ue si sono incontrati a Godollo, in Ungheria, con il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, per discutere l'evacuazione degli stranieri rimasti bloccati nel mezzo della rivolta. Rasmussen non ha escluso la partecipazione della Nato a una "no-fly zone", ma ha anche lui sottolineato la necessità di un "chiaro mandato" delle Nazioni Unite.

La Nato continua a seguire la situazione in Libia e in stretto coordinamento con gli altri organismi internazionali "continuerà a consultarsi allo scopo di prepararsi ad ogni eventualità": è quanto ha dichiarato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, al termine della riunione d'emergenza del Consiglio Atlantico dell'Alleanza.

Obama e Berlusconi: "In Libia risposta multilaterale" - Intanto, il giorno dopo le prime dure, ma prudenti parole del presidente Usa Barack Obama sulla Libia, la Casa Bianca, di concerto con gli alleati europei britannici, francesi e italiani, indurisce i toni, dicendosi pronta ad agire in fretta  dopo i massacri in Libia e ribadendo che nessuna opzione verrà esclusa per risolvere la situazione e proteggere i cittadini americani.
Obama ha parlato con il premier britannico David Cameron, il presidente francese Nicolas Sarkozy e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con il quale ha conversato venti minuti. I due si sono trovati d'accordo sul fatto che in Libia è necessaria una risposta multilaterale coordinata, per garantire da un lato l'adeguata "assistenza umanitaria", dall'altro "i diritti umani fondamentali", perché "il popolo libico ha diritto di determinare il proprio destino".

Colloquio Berlusconi Cameron
- L'Italia ha concesso al governo britannico l'utilizzo della base militare di Sigonella, in Sicilia, per l'evacuazione dei connazionali dalla Libia. Lo dice una nota della presidenza del Consiglio.  "Il premier britannico ha ringraziato l'Italia per la messa a disposizione della base di Sigonella a personale e velivoli britannici impegnati nell'evacuazione dei connazionali ancora in Libia", dice la nota. Berlusconi e Cameron hanno anche concordato sulla necessità di "di un'azione coordinata in ambito multilaterale e, innanzitutto, nel quadro europeo e Onu", aggiunge la nota.

Espellere la Libia dal Consiglio dell'Onu sui diritti umani - Secondo una nota diffusa dalla Casa Bianca, in serata "i leader hanno discusso la gamma di opzioni che Usa e paesi europei stanno preparando per rendere il governo libico responsabile delle sue azioni, oltre a pianificare l'assistenza umanitaria". L'Eliseo, con Sarkozy ha chiesto invece una nuova riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dopo quella dei giorni scorsi che ha visto l'approvazione all'unanimità di una prima dichiarazione di ferma condanna delle violenze.
Dove un primo consenso sembra delinearsi senza difficoltà tra Usa, Gb e Francia, tutti e tre con diritto di veto in seno al Consiglio di Sicurezza, è sulla necessità di espellere la Libia dal Consiglio Onu sui diritti umani.
Ma la Francia e Inghilterra sono orientati - secondo quanto riferito dal ministro degli esteri transalpino - su una posizione più netta: embargo totale sulle armi, "sanzioni" e la volontà di affidare al tribunale penale internazionale l'inchiesta per crimini contro l'umanità.
Ne parleranno a Ginevra, dove il Consiglio ha la sede, i ministri degli Esteri nelle prossime ore, e tra questi il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, attesa lunedì in Svizzera.
A New York, consultazioni a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza sono in calendario venerdì, mentre nei corridoi del Palazzo di Vetro iniziano a circolare le prime voci incontrollabili (e al momento fantascientifiche), come l'ipotesi di un possibile e non meglio definito intervento o raid militare sotto il cappello dell'Onu.
E' vero che gli Usa non escludono mai l'opzione militare, ma si tratta di un punto fermo della loro dottrina militare, e da sempre.


No fly-zone - Ai giornalisti che gli chiedevano se erano alla studio anche le opzioni militari, il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto: "Non escludo le nostre opzioni bilaterali, non escludo nulla", sposando ancora una volta la tradizionale posizione statunitense. Più concretamente, tra le ipotesi allo studio sembra emergere con forza quella della no-fly zone, cioé di una zona di non volo per proteggere da eventuali raid aerei libici le aree petrolifere e le popolazioni civili che si oppongono a Muammar Gheddafi, il quale secondo il Dipartimento di Stato avrebbe fatto pervenire un messaggio agli Usa.
Ma come aveva spiegato in una intervista il segretario Usa alla Difesa Robert Gates, risulta difficile agli Usa organizzare una no-fly zone, come probabilmente lo è anche per i britannici.
Sarebbe più facile secondo il capo del Pentagono, affidare la missione a paesi come Francia e Italia. Per il momento, visto che numerosi americani non riescono per il momento a lasciare il Paese, Obama ha in realta' le mani legate, nel timore che il regime di Gheddafi possa prenderli in ostaggio, avviando una escalation difficile da controllare e dagli esiti incerti, a poco più di un anno dalle elezioni presidenziali americane.

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