Dopo la Tunisia e l'Egitto si infiammano le piazze di altri Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Tra questi l'Iran, il Baherein, la Libia ma anche il Marocco e il Cameron. Ecco un calendario delle manifestazioni previste nei prossimi giorni
CAOS IN NORDAFRICA: LO SPECIALE
Prima è stata la Tunisia, che dopo meno di un mese (dal 17 dicembre 2010 al 14 gennaio 2011) di rivolta popolare è riuscita a far dimettere il presidente Zin el-Abidin Ben Ali, al potere da 23 anni. Poi è stata la volta dell'Egitto, dove sono bastati 18 giorni per rovesciare il regime di Hosni Mubarak, l'11 febbraio, che guidava il Paese da 30 anni. Due eventi che stanno alimentando le speranze di chi, negli altri Paesi dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente, spera di poter tradurre nella loro realtà interna quanto è accaduto al Cairo e a Tunisi. Questo il senso di una serie di proteste in corso nei prossimi giorni: lunedì 14 febbraio in Iran e Bahrein, il 17 in Libia, il 19 in Algeria, il 20 in Marocco, il 23 in Camerun e l'8 marzo in Kuwait.
Ecco nel dettaglio tutte le proteste in corso o in arrivo:
IRAN. Qui lunedì 14 febbraio torna in piazza l'Onda Verde riformista in solidarietà con il popolo egiziano e contro la politica di Mahmoud Ahmadinejad, già contestata nel 2009. Teheran ha vietato l'evento, messo agli arresti domiciliari il leader dell'opposizione Mehdi Karroubi e fermato diversi giornalisti, ma i manifestanti hanno deciso di sfidare il regime, forti dei risultati ottenuti in Egitto e in Tunisia.
BAHREIN. Sempre lunedì 14 febbraio, in Bahrein, è stata proclamata la 'Giornata della rabbia'. Nella notte si sono registrati scontri tra polizia e manifestanti a Karzakan, nella parte occidentale del Paese, e la situazione resta instabile. Nel piccolo Paese del Golfo, da tempo, la minoranza sciita ha denunciato discriminazioni da parte della maggioranza sunnita.
Manama ha promesso maggiori libertà e contributi finanziari (mille dinari a famiglia) per contenere le proteste, ma tramite Facebook il popolo è stato chiamato a scendere in piazza per chiedere riforme politiche e sociali.
LIBIA. Alcuni gruppi di opposizione hanno proclamato su Internet il 17 febbraio la 'Giornata della collera' nel paese, destando forti preoccupazioni nel colonnello Muammar Gheddafi. A scendere in piazza saranno in modo particolare gli studenti. Ed è a loro che si è rivolto Gheddafi, al potere da 41 anni, nel corso delle sue ultime runioni. Domenica 13 febbraio, alla tv di Stato, ha invitato i rifugiati palestinesi a "creare un problema per il mondo" e i "Paesi islamici a unirsi contro le potenze occidentali". In Libia, che conta una popolazione di 6,5 milioni di persone e un tasso di disoccupazione che nel 2005 era al 13%, le proteste di piazza sono vietate.
ALGERIA. Dopo la manifestazione di sabato, il 19 febbraio si terrà ad Algeri una seconda manifestazione antigovernativa organizzata tramite Internet dal Coordinamento Nazionale per il Cambiamento e la Democrazia, ma non autorizzata dalle autorità. Lunedì 14 febbraio il ministro degli Esteri algerino, Mourad Medelci, ha annunciato che "a giorni" sarà tolto lo stato di emergenza, in vigore da 19 anni. Quasi 35,4 milioni di abitanti, un tasso di disoccupazione pari al 10,2%, il paese e' attraversato da un malcontento fortissimo. Dall'inizio di gennaio si sono registrati una decina di casi di auto-immolazioni. Per fronteggiare l'emergenza il governo algerino è dovuto intervenire per fermare l'aumento dei prezzi.
MAROCCO. Il 20 febbraio sarà la volta del Marocco, che fino ad ora era stato l'unico paese dell'area risparmiato dall'ondata di proteste, ma che come la Tunisia sta vivendo un difficile momento economico. Nello stato con 32,3 milioni di abitanti e il 10% di disoccupati, inoltre, la reputazione della famiglia reale è stata danneggiata dai file di Wikileaks, nei quali si denuncia una "avidità feroce" dell'entourage di re Mohammed VI. Ma la monarchia, forte del sostegno di ampi settori della società, è stata finora in grado di contenere le proteste.
CAMERUN. Il 23 febbraio è invece prevista una manifestazione di protesta in Camerun, considerato uno dei Paesi più corrotti al mondo. Ed è proprio la corruzione che ha fatto perdere al Paese circa 2,8 miliardi di euro l'anno in entrate statali tra il 1998 al 2004 e che ora vede la rivolta della piazza. Le riforme e la sanzioni applicate contro la corruzione sotto la pressione dei Paesi donatori, infatti, non hanno avuto gli esiti sperati.
KUWAIT. E' stata posticipata al prossimo 8 marzo la manifestazione di protesta in programma la scorsa settimana nell'emirato. Il rinvio è stato deciso dopo che il ministro degli Interni ha dato le sue dimissioni dopo che un giovane è morto in carcere in seguito alle torture subite dalla polizia penitenziaria. L'emiro del Kuwait ha accettato le dimissioni, ma non si fermano le richieste di riforme politiche.
Prima è stata la Tunisia, che dopo meno di un mese (dal 17 dicembre 2010 al 14 gennaio 2011) di rivolta popolare è riuscita a far dimettere il presidente Zin el-Abidin Ben Ali, al potere da 23 anni. Poi è stata la volta dell'Egitto, dove sono bastati 18 giorni per rovesciare il regime di Hosni Mubarak, l'11 febbraio, che guidava il Paese da 30 anni. Due eventi che stanno alimentando le speranze di chi, negli altri Paesi dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente, spera di poter tradurre nella loro realtà interna quanto è accaduto al Cairo e a Tunisi. Questo il senso di una serie di proteste in corso nei prossimi giorni: lunedì 14 febbraio in Iran e Bahrein, il 17 in Libia, il 19 in Algeria, il 20 in Marocco, il 23 in Camerun e l'8 marzo in Kuwait.
Ecco nel dettaglio tutte le proteste in corso o in arrivo:
IRAN. Qui lunedì 14 febbraio torna in piazza l'Onda Verde riformista in solidarietà con il popolo egiziano e contro la politica di Mahmoud Ahmadinejad, già contestata nel 2009. Teheran ha vietato l'evento, messo agli arresti domiciliari il leader dell'opposizione Mehdi Karroubi e fermato diversi giornalisti, ma i manifestanti hanno deciso di sfidare il regime, forti dei risultati ottenuti in Egitto e in Tunisia.
BAHREIN. Sempre lunedì 14 febbraio, in Bahrein, è stata proclamata la 'Giornata della rabbia'. Nella notte si sono registrati scontri tra polizia e manifestanti a Karzakan, nella parte occidentale del Paese, e la situazione resta instabile. Nel piccolo Paese del Golfo, da tempo, la minoranza sciita ha denunciato discriminazioni da parte della maggioranza sunnita.
Manama ha promesso maggiori libertà e contributi finanziari (mille dinari a famiglia) per contenere le proteste, ma tramite Facebook il popolo è stato chiamato a scendere in piazza per chiedere riforme politiche e sociali.
LIBIA. Alcuni gruppi di opposizione hanno proclamato su Internet il 17 febbraio la 'Giornata della collera' nel paese, destando forti preoccupazioni nel colonnello Muammar Gheddafi. A scendere in piazza saranno in modo particolare gli studenti. Ed è a loro che si è rivolto Gheddafi, al potere da 41 anni, nel corso delle sue ultime runioni. Domenica 13 febbraio, alla tv di Stato, ha invitato i rifugiati palestinesi a "creare un problema per il mondo" e i "Paesi islamici a unirsi contro le potenze occidentali". In Libia, che conta una popolazione di 6,5 milioni di persone e un tasso di disoccupazione che nel 2005 era al 13%, le proteste di piazza sono vietate.
ALGERIA. Dopo la manifestazione di sabato, il 19 febbraio si terrà ad Algeri una seconda manifestazione antigovernativa organizzata tramite Internet dal Coordinamento Nazionale per il Cambiamento e la Democrazia, ma non autorizzata dalle autorità. Lunedì 14 febbraio il ministro degli Esteri algerino, Mourad Medelci, ha annunciato che "a giorni" sarà tolto lo stato di emergenza, in vigore da 19 anni. Quasi 35,4 milioni di abitanti, un tasso di disoccupazione pari al 10,2%, il paese e' attraversato da un malcontento fortissimo. Dall'inizio di gennaio si sono registrati una decina di casi di auto-immolazioni. Per fronteggiare l'emergenza il governo algerino è dovuto intervenire per fermare l'aumento dei prezzi.
MAROCCO. Il 20 febbraio sarà la volta del Marocco, che fino ad ora era stato l'unico paese dell'area risparmiato dall'ondata di proteste, ma che come la Tunisia sta vivendo un difficile momento economico. Nello stato con 32,3 milioni di abitanti e il 10% di disoccupati, inoltre, la reputazione della famiglia reale è stata danneggiata dai file di Wikileaks, nei quali si denuncia una "avidità feroce" dell'entourage di re Mohammed VI. Ma la monarchia, forte del sostegno di ampi settori della società, è stata finora in grado di contenere le proteste.
CAMERUN. Il 23 febbraio è invece prevista una manifestazione di protesta in Camerun, considerato uno dei Paesi più corrotti al mondo. Ed è proprio la corruzione che ha fatto perdere al Paese circa 2,8 miliardi di euro l'anno in entrate statali tra il 1998 al 2004 e che ora vede la rivolta della piazza. Le riforme e la sanzioni applicate contro la corruzione sotto la pressione dei Paesi donatori, infatti, non hanno avuto gli esiti sperati.
KUWAIT. E' stata posticipata al prossimo 8 marzo la manifestazione di protesta in programma la scorsa settimana nell'emirato. Il rinvio è stato deciso dopo che il ministro degli Interni ha dato le sue dimissioni dopo che un giovane è morto in carcere in seguito alle torture subite dalla polizia penitenziaria. L'emiro del Kuwait ha accettato le dimissioni, ma non si fermano le richieste di riforme politiche.