Hosni Mubarak, il leader più longevo dal XVIII secolo

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Ecco chi è il politico che, per tre decenni, ha governato l'Egitto. Dall'ottobre 1981, quando è salito al potere, alle dimissioni dell'11 febbraio. Il profilo dell'uomo che, sopravvissuto a sei tentativi di assassinio, ha dovuto cedere alla piazza. VIDEO

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Hosni Mubarak, 82 anni, è stato il  leader egiziano politicamente più longevo dai tempi del reggente  Muhammad Ali (XVIII secolo). Per tre decenni il suo pugno di ferro gli ha permesso di  mantenere stabile, con lo stato d'emergenza ancora formalmente in  vigore, un Paese di 80 milioni di persone, dove in milioni vivono  sotto la soglia di povertà. Ma alla fine Mubarak ha pagato il prezzo  del crescente disagio sociale per l'esacerbarsi di disuguaglianze  economiche, per i denunciati abusi e torture da parte degli organi  della sicurezza.

Salito al potere nell'ottobre del 1981, dopo l'assassinio del  presidente Anwar Sadat (il 6 ottobre), nel settembre di sei anni fa, all'età di 77 anni, Mubarak si è ricandidato per il quinto mandato  presidenziale consecutivo. Nel 2005 la sua vittoria alla guida di un  Paese con il 40 per cento dei cittadini che vive con due dollari o meno al  giorno, era apparsa da subito scontata: aveva vinto con l'88 per cento dei voti decretando la sconfitta dell'avvocato Ayman Nour, che ottenne il 7 per cento delle preferenze in una consultazione ampiamente contestata e fu poi arrestato.

Quelle del 2005 erano state le prime elezioni presidenziali aperte a più candidati, volute dallo stesso Mubarak che nel febbraio dell'anno precedente aveva avviato un processo di riforme politiche con l'approvazione di un importante emendamento alla Costituzione. Le prossime elezioni presidenziali erano previste per il prossimo settembre.

Negli ultimi anni della presidenza, Mubarak è stato talora criticato dagli organi d'informazione più "liberi", come i giornali indipendenti, soprattutto per la gestione del Paese e per la diffusa  convinzione che volesse passare il testimone a suo figlio Gamal alle prossime presidenziali. L'emorragia di consensi per il rais è  iniziata negli anni Novanta, durante un periodo di forte crisi economica.

Militare, come tutti i suoi predecessori dai tempi di Gamal Abdel Nasser, Mubarak è stato responsabile della modernizzazione delle forze aeree del suo Paese dopo la sconfitta  subita dall'Egitto nella Guerra dei Sei Giorni (1967), quando venne  nominato capo di Stato Maggiore delle Forze aeree egiziane.  Contribuì inoltre, a pianificare la Guerra dello Yom Kippur del 1973, l'attacco sferrato dall'Egitto e dalla Siria alle forze israeliane di stanza nel Sinai e sulle alture del Golan. Fu poi proprio l'Egitto, sotto la presidenza di Sadat nel 1979, a rompere a  Camp David l'isolamento imposto dai Paesi arabi a Israele, siglando un accordo di pace ufficiale con lo Stato ebraico.

Mubarak si è sempre vantato di essere un sostenitore  dell'economia liberale, ma nei suoi 30 anni di potere non è riuscito a risollevare l'economia dell'Egitto, che resta arretrata e soffocata soprattutto dalla piaga della disoccupazione giovanile.

In politica estera, il rais, sino ad oggi alla guida di un Paese considerato protagonista della scena politica regionale, non ha  mai nascosto il suo appoggio agli Stati Uniti, forgiando un'alleanza che è stata utilizzata dalle frange più estreme dell'Islam per  giustificare una lunga serie di attentati anti-occidentali. Lo stesso  Mubarak è sopravvissuto ad almeno sei tentativi di assassinio.



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