Egitto, continua il presidio in piazza Tahrir

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I manifestanti restano accampati nella piazza epicentro delle proteste. Intanto, Il Cairo cerca la normalità: il traffico per le strade è in aumento e alcuni negozi riaprono i battenti. Il timore di saccheggi è però ancora molto forte

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Il governo del presidente egiziano, Hosni Mubarak, ha tenuto lunedì la sua prima riunione, in una situazione di permanente stallo del dialogo e mentre i manifestanti di piazza Tahrir insistono nel chiedere che il Rais se ne vada e si prepararono a una lunga resistenza.
L'82enne Mubarak, che finora ha bocciato la richiesta di mettersi da parte sostenendo che le sue dimissioni potrebbero provocare il caos, ha provato a concentrarsi sul ripristino
dell'ordine. Ma si sono visti ben pochi progressi.
Mentre le banche hanno riaperto, le scuole e la Borsa Valori sono rimaste chiuse. E un importante edificio governativo (il Mugamma, divenuto negli anni il simbolo del pesante fardello che la burocrazia impone agli egiziani, nella loro vota quotidiana) che si affaccia proprio su piazza Tahrir, è rimasto chiuso: i dimostranti hanno creato una lunga catena umana, bloccandone tutti gli accessi ai dipendenti, ma anche ai semplici cittadini. Le autorità egiziane hanno anche ridotto le ore di coprifuoco nelle città del Cairo, Alessandria e Suez dalle 20 di sera fino alle 6 del mattino contro il precedente divieto dalle 19 alle 8 di mattina.

Al quattordicesimo giorno di rivolta, i manifestanti, asserragliati nelle tende montate nella piazza nel cuore del Cairo, hanno trascorso sempre più numerosi un'altra notte (alcuni appostati dentro o sotto i blindati per impedire che i veicoli dell'esercito si muovessero). La riapertura della borsa è stata rimandata a domenica mentre il governo ha tentato di vendere 2,5 miliardi di dollari in titoli di Stato a breve termine, dopo che l'asta della scorsa settimana era stata rimandata. In piazza Tahrir, promettono di rimanere fino a quando Mubarak non se ne andrà. Ma finora sul fronte del dialogo, si sono visti ben pochi progressi. Gli oppositori hanno respinto come insufficienti le concessioni fatte nei colloqui, nel week-end, con il vice-presidente Omar Suleiman.
Barack Obama ha affermato che vede "progressi" nel negoziato in corso in Egitto tra il governo e i gruppi di opposizione. "Naturalmente - ha detto Obama ai giornalisti di ritorno alla Casa Bianca dopo un intervento a un associazione di industriali - l'Egitto deve negoziare un cammino, in questo stanno facendo dei progressi". Gli Usa, aveva precedentemente detto il presidente Usa,  non intendono dettare al presidente egiziano
cosa deve fare, ma inequivocabilmente suggeriscono che è giunto il momento di cambiare.

Intanto Al-Azhar, il massimo centro dell'Islam sunnita, scende in campo contro l'Iran, che
ha sollecitato una svolta khomeinista per la rivolta egiziana. In un comunicato diffuso nella notte, la prestigiosa università ha condannato con forza le parole dell'ayatollah Ali Khamenei il quale aveva detto che l'ondata di insurrezioni nei Paesi arabi è il sintomo di un "risveglio islamico" ispirato alla rivoluzione di Khomeini del 1979.

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