Egitto, se basta un interruttore per spegnere Internet

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Nel Paese per 5 giorni il web è stato off limits. Sotto accusa Vodafone e France Telecom. Ma questi blocchi sono sempre più frequenti e anche negli Usa una legge potrebbe consentire al governo di sospendere le comunicazioni in caso di emergenza

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di Gabriele De Palma


Spegnere e riaccendere Internet. Un problema tecnico e politico, che riguarda da vicino i paesi autoritari e le dittature, ma anche i paesi democratici.
L'interruttore di Internet in Egitto, dove il movimento contro il governo è arrivato al dodicesimo giorno di protesta in piazza, è stato riacceso ma non si placano le discussioni sul comportamento degli operatori di telecomunicazioni, soprattutto delle multinazionali occidentali presenti nel Paese nordafricano. Mubarak, infatti, ha dato l'ordine ma ad eseguirlo  tecnicamente hanno provveduto anche due aziende europee, Vodafone, che controlla Vodafone Egypt/Raya, e France Telecom, che controlla Mobinil.

Secondo ProPublica (la testata online e no profit Premio Pulitzer) ad esempio, le aziende avrebbero dovuto rifiutarsi di ubbidire all'ordine, nonostante le possibili ritorsioni. Ma da Vodafone fanno notare che in questo caso il governo sarebbe intervenuto direttamente sull'infrastruttura, causando danneggiamenti e quindi una chiusura temporalmente più lunga.

Nel caso di Vodafone, le accuse sono state affrontate direttamente dall'amministratore delegato della multinazionale britannica, Vittorio Colao. Il manager italiano ha spiegato che l'adesione alle richieste del governo era inevitabile: c'è una legge nazionale che prevede la chiusura del network, e la non ottemperanza alla legge avrebbe messo a rischio non solo il business futuro, ma anche l'incolumità dei dipendenti (circa seimila) della filiale egiziana, passibili quantomeno di arresto. Simili giustificazioni sono state presentate dalla società francese.

Quello egiziano non è il primo caso di spegnimento di Internet, né parziale né totale, e presumibilmente non sarà neppure l'ultimo. I blocchi parziali, quelli cioè che colpiscono solo alcuni servizi (generalmente social media come YouTube, Facebook e Twitter) sono anzi piuttosto comuni nei Paesi autoritari ma sono aggirabili sfruttando un sistema di camuffamento attraverso dei server (proxy) che celano la propria identità e confondono la disconnessione degli operatori. I server proxy però possono essere scoperti e a loro volta resi inaccessibili. Altra possibilità è quella offerta dai software di "anonimizzazione" che permettono agli utenti di raggiungere sotto mentite spoglie la destinazione internet desiderata.

I blocchi totali invece, molto più difficili da bypassare, sono fortunatamente molto più rari e quello egiziano è stato il più imponenti e duraturo (cinque giorni). La  loro fattibilità dipende innanzitutto dalla legislazione nazionale, e in secondo luogo dal numero di operatori Internet presenti in un Paese.

Una celebre chiusura si è verificata in Iran durante le scorse elezioni presidenziali. Per 45 minuti la rete nazionale è stata silenziata, ma l'Iran è un caso particolare perché, oltre a leggi non democratiche, ha anche un assetto del network per nulla pluralista: c'è un unico operatore (Data Communication Iran), che manco a dirlo è di proprietà dello Stato. Gli iraniani possono chiudere in qualsiasi momento l'interruttore senza nemmeno scomodare i vertici delle multinazionali estere.

In Cina, altro Paese a basso tasso di democrazia, il discorso è ancora diverso. Gli operatori sono rigorosamente di Stato, come in Iran, le leggi non certo favorevoli alla libertà di espressione ma le multinazionali occidentali sono restie a fare la voce grossa contro la continua censura resa possibile dalla Grande Muraglia di filtri (great firewall), perché la Cina, semplicemente, è il più grande mercato al mondo. Anche in questo caso, fra l'altro, la censura è possibile grazie al contributo di aziende occidentali. L'americana Cisco ha collaborato alla costruzione dell'infrastruttura riempiendola di sistemi per il filtro dei dati non graditi al partito comunista

D'altronde anche la politica occidentale è ambigua sulla posizione da tenere nei Paesi repressivi. Se è vero che gli appelli alla libertà di informazione non sono mancati (ad esempio quello di Hillary Clinton contro la Cina e la mancanza di diritti degli utenti) è anche vero che gli Stati Uniti stanno proprio in questi giorni discutendo una legge che consentirebbe al governo di sospendere le comunicazioni in rete in caso di emergenza nazionale. La legge era già stata presentata prima delle elezioni di medio termine e ora è nuovamente in discussione al Congresso. Se venisse approvata darebbe al Presidente la facoltà di spegnere la rete qualora si trovasse in una situazione in cui è a rischio la sicurezza del Paese e dell'economia nazionale. Hosni Mubarak potrebbe facilmente sostenere che quella di questi giorni è proprio una situazione simile.

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