Scontri, sassaiole e molotov. Morti e feriti al Cairo. Tra le vittime anche uno straniero picchiato in piazza Tahrir. Suleiman avvia colloqui con l'opposizione: elezioni ad agosto. I Fratelli Musulmani respingono l'invito al dialogo. VIDEO E FOTO
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Tensione altissima in Egitto, dopo la nottata di violenti scontri al Cairo (GUARDA IL VIDEO SHOCK). Il governo fatica a riconquistare il controllo di una nazione infuriata, mentre sostenitori del presidente egiziano Hosni Mubarak hanno aperto il fuoco sui manifestanti in piazza Tahrir al Cairo, dove gli scontri hanno causato secondo le autorità sei morti e oltre 800 feriti, mentre medici di un pronto soccorso improvvisato nei pressi della zona degli scontri hanno detto che i morti sono almeno dieci.
Intanto Hosni Mubarak ha detto di voler lasciare la presidenza ma di non poterlo fare per il rischio che il Paese finisca nel caos. La tv ha riferito che i "lealisti" hanno anche attaccato hotel, a caccia di giornalisti stranieri.
Il nuovo primo ministro Ahmed Shafiq si è scusato per gli episodi di violenza: "Come funzionari e come stato che deve proteggere i suoi figli, ho pensato fosse necessario per me scusarmi e dire che questa situazione non si ripeterà", ha detto il primo ministro ai giornalisti. Shafiq ha anche aggiunto di non sapere chi si celi dietro gli attacchi, ma che il governo indagherà al riguardo.
L'opposizione egiziana, che accusa delle violenze proprio l'esecutivo, ha rinnovato la richiesta che Mubarak lasci la guida del Paese nordafricano, e anche i leader Ue hanno chiesto una rapida transizione verso un nuovo governo.
Circa 10mila manifestanti si sono riuniti giovedì pomeriggio nella piazza centrale del Cairo, annunciando che resteranno fino a che il presidente non se ne andrà, e preparandosi a una nuova dimostrazione convocata per venerdì 4 febbraio.
L'esercito frena i sostenitori di Mubarak - In un'intervista televisiva alla Abc News, Mubarak ha detto di temere il caos in Egitto in caso dovesse dimettersi, cosa che vorrebbe fare.
"Sono stufo. Dopo 62 anni di servizio pubblico, ne h avuto abbastanza. Voglio andarmene", ha detto il presidente intervistato da Christiane Amanpour.
Intanto, per la prima volta, l'esercito è stato utilizzato per creare una zona cuscinetto di 80 metri tra oppositori e sostenitori del governo.
Un testimone Reuters ha visto un carro armato girare la propria torretta verso i fedelissimi di Mubarak che stavano lanciando pietre contro gli oppositori del governo da una sopraelevata. Il carro armato è poi avanzato verso i sostenitori del presidente egiziano, scortato da soldati a piedi che hanno allontanato i fedelissimi di Mubarak dalla sopraelevata.
I Fratelli musulmani, considerati il gruppo di opposizione meglio organizzato, hanno diffuso un comunicato in cui chiedono un governo di unità nazionale che rimpiazzi Mubarak. Il gruppo, insieme a Mohamed ElBaradei, altro leader dell'opposizione, ha respinto l'offerta di dialogo del primo ministro, sostenendo che prima il presidente se ne debba andare.
"Abbiamo rifiutato l'incontro. Qualsiasi negoziazione è subordinata alle dimissioni di Mubarak e alla messa in sicurezza di piazza Tahrir", ha detto a Reuters El Baradei.
Molti accusano l'esecutivo di appoggiare i sostenitori di Mubarak, dopo che i dimostranti 10 giorni fa hanno lanciato una sfida senza precedenti al governo 30ennale del presidente. Ma il governo ha negato l'accusa, dicendo che sarà aperta un'indagine su quanto accaduto.
Mubarak nei giorni scorsi ha detto che si dimetterà a settembre, facendo però infuriare tutti quelli che vogliono che se ne vada immediatamente e spingendo gli Usa a dire che il cambiamento "deve iniziare ora".
"E' davvero un campo di battaglia", ha detto una testimone ad al Jazeera, aggiungendo che i manifestanti non si arrenderanno. "Non lasceremo questo posto fino a che Mubarak non se ne andrà".
Si stima che più di 150 persone siano state uccise finora nei disordini. Il capo dell'agenzia per i diritti umani dell'Onu, Navi Pillay, ha detto che potrebbero essere morte fino a 300 persone.
L'Occidente è preoccupato - I leader di Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna in un comunicato congiunto si sono detti preoccupati per la situazione in Egitto e hanno chiesto una rapida transizione del potere. "Stiamo assistendo ad un deterioramento della situazione in Egitto con estrema preoccupazione", hanno detto i cinque in una nota diffusa
dall'Eliseo. "Questo processo di transizione deve iniziare ora".
Al coro degli appelli alla transizione immediata si è aggiunto anche il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon che, in una conferenza stampa a Londra, ha invitato il governo ad ascoltare le richieste della gente. "Molte persone stanno chiedendo adesso che il governo faccia le riforme. Ci sono stati inviti alla transizione, una transizione ordinata e
pacifica. Se ci deve essere transizione prima è meglio è...la transizione dovrebbe cominciare subito", ha detto il capo dell'Onu.
Anche gli Stati Uniti, che sovvenzionano l'esercito egiziano con circa 1,3 miliardi di dollari l'anno, hanno fatto chiaramente capire di volere l'abbandono di Mubarak, anche se hanno evitato di appoggiare completamente la richiesta dell'opposizione affinché Mubarak abbandoni la presidenza immediatamente.
"C'è una campagna concertata per intimidire i giornalisti internazionali presenti al Cairo e per interferire con i loro resoconti. Noi condanniamo questo tipo di azioni", ha commentato il portavoce del Dipartimento di Stato P.J. Crowley in un comunicato diffuso su Twitter.
Gli episodi di violenza, poi, hanno accentuato l'impazienza degli alleati internazionali dell'Egitto.
Il messaggio congiunto dei cinque leader europei è dello stesso tenore della telefonata fatta dal presidente Usa Barack Obama a Mubarak martedì scorso.
L'Alto Rappresentante per la Politica Estera dell'Ue, Catherine Ashton, ha fatto sapere di aver parlato con le autorità egiziane durante la notte, esortando l'esercito a proteggere i manifestanti e a garantire l'accesso alle ambulanze.
Un alto funzionario Usa ha detto che "qualcuno fedele a Mubarak ha sguinzagliato queste persone per cercare di intimidire i contestatori".
Per tutta risposta un portavoce del governo egiziano ha definito queste accuse una "montatura" creata solo per accusare i ministri di aver orchestrato le violenze.
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Tensione altissima in Egitto, dopo la nottata di violenti scontri al Cairo (GUARDA IL VIDEO SHOCK). Il governo fatica a riconquistare il controllo di una nazione infuriata, mentre sostenitori del presidente egiziano Hosni Mubarak hanno aperto il fuoco sui manifestanti in piazza Tahrir al Cairo, dove gli scontri hanno causato secondo le autorità sei morti e oltre 800 feriti, mentre medici di un pronto soccorso improvvisato nei pressi della zona degli scontri hanno detto che i morti sono almeno dieci.
Intanto Hosni Mubarak ha detto di voler lasciare la presidenza ma di non poterlo fare per il rischio che il Paese finisca nel caos. La tv ha riferito che i "lealisti" hanno anche attaccato hotel, a caccia di giornalisti stranieri.
Il nuovo primo ministro Ahmed Shafiq si è scusato per gli episodi di violenza: "Come funzionari e come stato che deve proteggere i suoi figli, ho pensato fosse necessario per me scusarmi e dire che questa situazione non si ripeterà", ha detto il primo ministro ai giornalisti. Shafiq ha anche aggiunto di non sapere chi si celi dietro gli attacchi, ma che il governo indagherà al riguardo.
L'opposizione egiziana, che accusa delle violenze proprio l'esecutivo, ha rinnovato la richiesta che Mubarak lasci la guida del Paese nordafricano, e anche i leader Ue hanno chiesto una rapida transizione verso un nuovo governo.
Circa 10mila manifestanti si sono riuniti giovedì pomeriggio nella piazza centrale del Cairo, annunciando che resteranno fino a che il presidente non se ne andrà, e preparandosi a una nuova dimostrazione convocata per venerdì 4 febbraio.
L'esercito frena i sostenitori di Mubarak - In un'intervista televisiva alla Abc News, Mubarak ha detto di temere il caos in Egitto in caso dovesse dimettersi, cosa che vorrebbe fare.
"Sono stufo. Dopo 62 anni di servizio pubblico, ne h avuto abbastanza. Voglio andarmene", ha detto il presidente intervistato da Christiane Amanpour.
Intanto, per la prima volta, l'esercito è stato utilizzato per creare una zona cuscinetto di 80 metri tra oppositori e sostenitori del governo.
Un testimone Reuters ha visto un carro armato girare la propria torretta verso i fedelissimi di Mubarak che stavano lanciando pietre contro gli oppositori del governo da una sopraelevata. Il carro armato è poi avanzato verso i sostenitori del presidente egiziano, scortato da soldati a piedi che hanno allontanato i fedelissimi di Mubarak dalla sopraelevata.
I Fratelli musulmani, considerati il gruppo di opposizione meglio organizzato, hanno diffuso un comunicato in cui chiedono un governo di unità nazionale che rimpiazzi Mubarak. Il gruppo, insieme a Mohamed ElBaradei, altro leader dell'opposizione, ha respinto l'offerta di dialogo del primo ministro, sostenendo che prima il presidente se ne debba andare.
"Abbiamo rifiutato l'incontro. Qualsiasi negoziazione è subordinata alle dimissioni di Mubarak e alla messa in sicurezza di piazza Tahrir", ha detto a Reuters El Baradei.
Molti accusano l'esecutivo di appoggiare i sostenitori di Mubarak, dopo che i dimostranti 10 giorni fa hanno lanciato una sfida senza precedenti al governo 30ennale del presidente. Ma il governo ha negato l'accusa, dicendo che sarà aperta un'indagine su quanto accaduto.
Mubarak nei giorni scorsi ha detto che si dimetterà a settembre, facendo però infuriare tutti quelli che vogliono che se ne vada immediatamente e spingendo gli Usa a dire che il cambiamento "deve iniziare ora".
"E' davvero un campo di battaglia", ha detto una testimone ad al Jazeera, aggiungendo che i manifestanti non si arrenderanno. "Non lasceremo questo posto fino a che Mubarak non se ne andrà".
Si stima che più di 150 persone siano state uccise finora nei disordini. Il capo dell'agenzia per i diritti umani dell'Onu, Navi Pillay, ha detto che potrebbero essere morte fino a 300 persone.
L'Occidente è preoccupato - I leader di Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna in un comunicato congiunto si sono detti preoccupati per la situazione in Egitto e hanno chiesto una rapida transizione del potere. "Stiamo assistendo ad un deterioramento della situazione in Egitto con estrema preoccupazione", hanno detto i cinque in una nota diffusa
dall'Eliseo. "Questo processo di transizione deve iniziare ora".
Al coro degli appelli alla transizione immediata si è aggiunto anche il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon che, in una conferenza stampa a Londra, ha invitato il governo ad ascoltare le richieste della gente. "Molte persone stanno chiedendo adesso che il governo faccia le riforme. Ci sono stati inviti alla transizione, una transizione ordinata e
pacifica. Se ci deve essere transizione prima è meglio è...la transizione dovrebbe cominciare subito", ha detto il capo dell'Onu.
Anche gli Stati Uniti, che sovvenzionano l'esercito egiziano con circa 1,3 miliardi di dollari l'anno, hanno fatto chiaramente capire di volere l'abbandono di Mubarak, anche se hanno evitato di appoggiare completamente la richiesta dell'opposizione affinché Mubarak abbandoni la presidenza immediatamente.
"C'è una campagna concertata per intimidire i giornalisti internazionali presenti al Cairo e per interferire con i loro resoconti. Noi condanniamo questo tipo di azioni", ha commentato il portavoce del Dipartimento di Stato P.J. Crowley in un comunicato diffuso su Twitter.
Gli episodi di violenza, poi, hanno accentuato l'impazienza degli alleati internazionali dell'Egitto.
Il messaggio congiunto dei cinque leader europei è dello stesso tenore della telefonata fatta dal presidente Usa Barack Obama a Mubarak martedì scorso.
L'Alto Rappresentante per la Politica Estera dell'Ue, Catherine Ashton, ha fatto sapere di aver parlato con le autorità egiziane durante la notte, esortando l'esercito a proteggere i manifestanti e a garantire l'accesso alle ambulanze.
Un alto funzionario Usa ha detto che "qualcuno fedele a Mubarak ha sguinzagliato queste persone per cercare di intimidire i contestatori".
Per tutta risposta un portavoce del governo egiziano ha definito queste accuse una "montatura" creata solo per accusare i ministri di aver orchestrato le violenze.
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