Decine di vittime e oltre mille feriti negli scontri nel Paese. Il presidente ha annunciato che verrà formato un nuovo governo, ma sempre sotto la sua guida. Le autorità spengono il Web, arrestato il premio Nobel El Baradei. VIDEO E FOTO
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(In fondo all'articolo tutti i video sugli scontri)
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Mubarak: "Nuovo governo, ma resto al potere" - Decine di morti in piazza, nel corso delle manifestazioni che si sono svolte nel "venerdì della collera" in varie città dell'Egitto. Alla fine di una giornata di scontri, in cui le autorità hanno messo in atto una vera censura del web per evitare che attraverso Internet venissero divulgate informazioni su ciò che succedeva nel Paese, il presidente Mubarak ha annunciato che il governo in carica si dimetterà, ma senza che lui stesso lasci il potere. Mubarak si è poi rivolto ai manifestanti: "Interrompete immediatamente - ha detto - gli atti di violenza e di sabotaggio".
La cronaca degli scontri - Per tutta la giornata la tv araba al-Jazeera (guarda la diretta in inglese) e il quotidiano il Guardian hanno dato notizia di diverse vittime durante gli scontri e il governo ha imposto il coprifuoco in tutto il Paese. (Sul ruolo di al-Jazeera e dei social network nelle rivolte in Nord Africa, vedi anche l'analisi del New York Times).
Secondo al-Arabya, inoltre, gli agenti di polizia avrebbero gettato a terra caschi e manganelli. Un segno eloquente per esprimere la propria intenzione di opporsi agli ordini di reprimere le agitazioni.
Al Cairo poi i manifestanti, nonostante il coprifuoco, sono rimasti per le strade e hanno incendiato la sede del partito di Mubarak. Migliaia di manifestanti hanno assaltato la sede del ministero degli Esteri e della tv nella Capitale; inoltre spari di munizioni pesanti si sono abbattuti nel centro vicino a piazza Tahrir, alla sede della presidenza del Consiglio e del parlamento. Sono quasi mille le persone ferite durante le manifestazioni in città, secondo fonti mediche.
A Suez dozzine di dimostranti hanno tentato di salire sui carri armati dell'esercito arrivati in città. Per respingerli, i militari hanno aperto il fuoco.
Arrestati El Baradei e diversi reporter - E mentre nel "Venerdì della collera" cortei e manifestazioni anti-Mubarak hanno paralizzato le principali città egiziane e in particolare il Cair,o è giallo sulla sorte dell'esponente dell'opposizione Mohammed el Baradei, Nobel per la Pace 2005, rientrato in patria giovedì da Vienna. Secondo un alto responsabile della sicurezza egiziana, citato dalla Cnn online, El Baradei sarebbe stato messo
agli arresti domiciliari. Inoltre, quattro giornalisti francesi sono stati arrestati, e un reporter di al Jazira picchiato.
La Farnesina: "Basta violenze" - Dall'Italia la Farnesina ha lanciato un appello "all'immediata cessazione di ogni tipo di violenza, al rispetto delle libertà civili, di espressione e comunicazione, incluso il diritto allo svolgimento di manifestazioni pacifiche". Il ministero degli Esteri raccomanda inoltre agli italiani presenti nel Paese "di rispettare gli orari di coprifuoco (dalle 18:00 alle 7:00) decretato su tutto il territorio egiziano".
Le autorità spengono il Web - Sin dalla mattina, in Egitto sono saltate le comunicazione tra telefoni cellulari e Internet. La compagnia britannica Vodafone ha infatti annunciato che il governo ha ordinato a tutti gli operatori di telefonia mobile di sospendere il servizio in determinate aree del Paese.
A tempo debito le autorità hanno assicurato che chiariranno meglio l'evolversi della situazione. In precedenza peraltro si erano già registrate frequenti disfunzioni per la messaggistica via cellulare, ed erano divenuti non più accessibili agli utenti i principali social network e altri siti on-line, con l'evidente intento di impedire il passaparola su Internet che nei giorni scorsi aveva permesso ai contestatori del regime di meglio organizzare le manifestazioni di protesta.
Sebbene il governo del presidente Hosni Mubarak abbia sempre negato di aver bloccato social network quali Facebook o Twitter e altri siti, sostenendo invece di avere pieno rispetto della libertà di espressione, l'oscuramento della Rete sembra palesemente mirato a evitare il passaparola on-line che nei giorni scorsi aveva permesso ai contestatori di meglio organizzare le proteste. Nei giorni scorsi proprio su Facebook era almeno a tratti disponibile una pagina dove compariva un elenco di oltre trenta luoghi di culto, tra moschee e chiese, selezionati come punti di raduno dei dimostranti.
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La cronaca degli scontri - Per tutta la giornata la tv araba al-Jazeera (guarda la diretta in inglese) e il quotidiano il Guardian hanno dato notizia di diverse vittime durante gli scontri e il governo ha imposto il coprifuoco in tutto il Paese. (Sul ruolo di al-Jazeera e dei social network nelle rivolte in Nord Africa, vedi anche l'analisi del New York Times).
Secondo al-Arabya, inoltre, gli agenti di polizia avrebbero gettato a terra caschi e manganelli. Un segno eloquente per esprimere la propria intenzione di opporsi agli ordini di reprimere le agitazioni.
Al Cairo poi i manifestanti, nonostante il coprifuoco, sono rimasti per le strade e hanno incendiato la sede del partito di Mubarak. Migliaia di manifestanti hanno assaltato la sede del ministero degli Esteri e della tv nella Capitale; inoltre spari di munizioni pesanti si sono abbattuti nel centro vicino a piazza Tahrir, alla sede della presidenza del Consiglio e del parlamento. Sono quasi mille le persone ferite durante le manifestazioni in città, secondo fonti mediche.
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agli arresti domiciliari. Inoltre, quattro giornalisti francesi sono stati arrestati, e un reporter di al Jazira picchiato.
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Le autorità spengono il Web - Sin dalla mattina, in Egitto sono saltate le comunicazione tra telefoni cellulari e Internet. La compagnia britannica Vodafone ha infatti annunciato che il governo ha ordinato a tutti gli operatori di telefonia mobile di sospendere il servizio in determinate aree del Paese.
A tempo debito le autorità hanno assicurato che chiariranno meglio l'evolversi della situazione. In precedenza peraltro si erano già registrate frequenti disfunzioni per la messaggistica via cellulare, ed erano divenuti non più accessibili agli utenti i principali social network e altri siti on-line, con l'evidente intento di impedire il passaparola su Internet che nei giorni scorsi aveva permesso ai contestatori del regime di meglio organizzare le manifestazioni di protesta.
Sebbene il governo del presidente Hosni Mubarak abbia sempre negato di aver bloccato social network quali Facebook o Twitter e altri siti, sostenendo invece di avere pieno rispetto della libertà di espressione, l'oscuramento della Rete sembra palesemente mirato a evitare il passaparola on-line che nei giorni scorsi aveva permesso ai contestatori di meglio organizzare le proteste. Nei giorni scorsi proprio su Facebook era almeno a tratti disponibile una pagina dove compariva un elenco di oltre trenta luoghi di culto, tra moschee e chiese, selezionati come punti di raduno dei dimostranti.