Ebrei in fuga dai nazisti. Salvati dall’esercito italiano

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In occasione del Giorno della Memoria il documentario “Vacanze dall’Olocausto”: la vicenda fortunata di 1500 ebrei che trovarono rifugio a Saint Martin Vesubie. In onda su History (canale 407 di Sky) il 26 gennaio alle ore 21. IL VIDEO

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"Eravamo sotto l'occupazione degli italiani. E' stata la migliore cosa che ci sia mai capitata". Con queste parole Lya Quitt ricorda il periodo in cui, in fuga dalle persecuzioni razziali dei nazisti, trovò rifugio a Saint Martin Vesubie a nord di Nizza. Fino al settembre del 1943, insieme a lei, centinaia e centinaia di ebrei vennero ospitati in questo piccolo paese delle Alpi Marittime francesi, finito sotto il controllo del nostro esercito. A raccontarne la storia è il documentario Vacanza dall'Olocausto, che History (canale 407 di Sky) trasmette mercoledì 26 gennaio 2011 alle 21.00 in occasione del Giorno della Memoria. Il documentario firmato da Andre' Waksman, che la madre portò con sé nella fuga attraverso le Alpi, ricostruisce la storia di circa 1500 ebrei che, scappando dal nazismo, trovarono nel villaggio di Saint Martin Vesubie la protezione dell'esercito italiano.

Alla fine del 1942, temendo lo sbarco degli anglo-americani, i tedeschi e gli italiani occupano anche il sud della Francia, che appartiene al governo di Vichy. I nostri soldati gestiscono un'area che va dalle Alpi fino a Nizza e che include anche la Corsica. Molti ebrei, non solo francesi, fuggono nella zona di occupazione italiana per scampare alle persecuzioni dei nazisti: l'atteggiamento delle nostre truppe è infatti di tolleranza. Quegli stessi ebrei italiani, che lì vivono dopo aver lasciato il nostro Paese a causa delle leggi razziali, non subiscono alcun tipo di discriminazione, diversamente dall'Italia. E a Saint Martin Vesubie trovano ospitalità circa 1500 ebrei. Qui si parla francese, italiano, polacco, tedesco e yiddish. La popolazione ebraica si integra perfettamente. Si organizzano partite di calcio. La sera si balla insieme. Le donne imparano le canzoni italiane. I maschi sfidano i nostri soldati in incontri di boxe. Sorgono una sinagoga e una scuola di formazione professionale per i giovani ebrei. Per dieci mesi si vive in pace.

"Non eravamo sotto occupazione - rivela Vincent Gasiglia, abitante di Saint Martin - Almeno non avevamo l'impressione di esserlo". O come testimonia l'ebreo Walter Marx: "Eravamo contenti di essere là. Era un piacevole cambiamento, dopo essere stati perseguitati per mesi o per anni, essere in un luogo dove ci sentivamo al sicuro". Le autorità tedesche si lamentano della mancata persecuzione da parte del nostro esercito: "Se ora gli italiani difendono tutti gli ebrei di nazionalità straniera - avverte un dirigente delle SS - la continuazione di una politica antisemita è a nostro parere impossibile".

In diverse occasione il nostro esercito si rifiuta di consegnare gli ebrei rifugiati, rischiando lo scontro a fuoco con gli alleati. Tale situazione non dura a lungo. Cade il governo Mussolini e Badoglio procede alle trattative con gli alleati per arrivare all'armistizio. Le nostre truppe pensano che la guerra stia giungendo a una conclusione. Arriva l'8 settembre 1943 e lasciano la Francia. A Saint Martin Vesubie invitano gli ebrei a seguirli in Italia, per evitare che finiscano catturati dai nazisti. Non sanno però che l'esercito tedesco sta procedendo all'occupazione del nostro Paese. Comandate da Raimondo Luraghi, futuro partigiano nonché storico di fama internazionale, molti di loro giungono a Borgo San Dalmazzo, vicino a Cuneo. E scoprono che l'intera regione è oramai in mano ai tedeschi. Dei circa 1200 ebrei fuggiti da Saint Martin Vesubie e giunti a Borgo San Dalmazzo, 357 finiscono nelle mani delle autorità germaniche e vengono inviati nei campi di concentramento. Di questi solo 18 ritorneranno vivi.

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