Mosca, "per la sicurezza abbiamo sacrificato la libertà"

Mondo
Putin, "a quando il prossimo attentato terroristico"?
calendario_putin_contro_7

Medvedev denuncia falle nel sistema di sicurezza dello scalo russo, ma i dissidenti in Rete accusano: "Aumenta il numero degli attentati. La responsabilità è del primo ministro". E sul Web ci si chiede: "Putin, a quando il prossimo attentato?"

Guarda anche:
Le foto dell'attentato
Medvedev accusa i responsabili dello scalo

(in fondo all'articolo tutti i video sull'attentato)


di Pamela Foti

Putin, abbiamo qualche domanda da farti”, scrive sul suo blog il quotidiano russo Novaja Gazeta. E ripubblicando una delle foto del calendario realizzato da un gruppo di giovani dissidenti in occasione del 58esimo compleanno di Putin, che ritrae una giovane donna con lo scotch sulle labbra, chiede: “Vladimir Vladimirovic (nome e patronimico del primo ministro della Federazione Russa), a quando il prossimo attentato?”.

Lunedì 24 gennaio, alle 16 e 32 minuti è di nuovo panico a Mosca. Nell'aeroporto di Domodedovo, il più grande scalo russo, un kamikaze si fa esplodere in mezzo alla folla. Il bilancio è di almeno 35 morti e oltre 170 feriti.
Dopo l’orrore torna il terrore. La polizia non ha dubbi: le modalità dell’attentato sono quelle tradizionali dei terroristi provenienti dal Caucaso del Nord, ossia da repubbliche musulmane separatiste come Cecenia, Daghestan e Inguscezia.
La guerra in Cecenia, però, è stata dichiarata ufficialmente conclusa il 16 marzo 2009. Fu lo stesso Ramzan Kadyrov presidente del governo filo-russo, ad annunciare che il Paese era stato pacificato.
Ma se il conflitto è finito, perché c’è ancora qualcuno disposto a farsi saltare in aria?

In queste ore, infatti, è la società civile a interrogarsi sulla matrice dell’attentato kamikaze. E la provocazione rilanciata dal quotidiano Novaja Gazeta non è l'unica a farsi largo tra l'intelligencija del Paese.
In un lungo intervento al quotidiano russo Eco di Mosca, Boris Nemtsov, vice premier e ministro dell’Energia con Boris Eltsin e ora leader dell’opposizione insieme all’ex campione di scacchi Garry Kasparov, tenta un’analisi che va oltre il dolore e la disperazione per le vittime innocenti.
"Molti accusano i servizi di sicurezza russi. Altri puntano il dito contro l’inadeguatezza del sistema di sicurezza aeroportuale. Tutto questo è certamente vero. Ma i motivi reali sono altri. Negli ultimi 11 anni in Russia è in rapida crescita il numero di atti terroristici. Dal 2000 al 2009 si registrano in media oltre 750 attacchi in un anno (nel 2000 sono stati 130). La realtà è che c’è un fallimento totale delle attività anti-terroristiche nel Paese. E il 100% della responsabilità di questo fallimento è di Vladimir Putin. Fu lui che nel 2000 salì al potere con lo slogan 'staneremo i terroristi anche nel cesso'. Fu lui a usare all’inizio della sua carriera gli atti di terrorismo per rafforzare il suo governo. Dopo l'attacco del 2002 al teatro Nord Ost sulla Dubrovka ha introdotto la censura in televisione, e dopo la strage di Beslan ha abolito le elezioni del governatore. Abbiamo convinto la gente che per il bene della sicurezza occorra sacrificare la libertà. Bene, lo abbiamo fatto. Ma ora gli attacchi terroristici sono aumentati e il senso di sicurezza continua a diminuire...".

E' ancora più esplicito lo scrittore Nicolai Lilin, per due anni con le forze russe impegnate a Grozny, che in un'intervista rilasciata al quotidiano Repubblica, mette in discussione l’ipotesi che l'attentato all'aeroporto moscovita di lunedì 24 gennaio sia di matrice cecena.
“Non mi spiego perché, operando in un luogo affollato come uno scalo internazionale, i terroristi non abbiamo approfittato per provocare più vittime - dichiara Lilin - I ceceni hanno grande dimestichezza con gli esplosivi. E quando preparano un ordigno, usano cariche potenti per provocare il più alto numero di vittime possibile” dice, e precisa che la responsabilità potrebbe essere di terzi “che vogliono provocare instabilità nel paese”. Poi, muove pesanti accuse alla classe politica russa: “Medvedev da presidente si è smarcato da Putin mostrandosi più democratico e indipendente. Ora Putin vuole riprendere il controllo”. E conclude: “E’ quindi anche possibile che dietro agli attentati ci sia lui o persone vicine a lui”.

Per la polizia, però, la strage ha una chiara matrice caucasica. E le indagini, alle quali partecipa un pool di 88 investigatori, sembrano accertare che il kamikaze era un uomo di corporatura robusta sui 30-40 anni, con lineamenti europei, e non una donna come ipotizzato in un primo momento. 

intanto, tra i blogger e sui forum prevale lo sgomento e la rabbia.
“A morte i musulmani” scrive Bob sul blog censor.net che riporta alcune immagini dell’attento che consigliamo alle persone più impressionabili di non guardare.
“Non è questa la conclusione dalla quale partire - gli risponde Ljopa – Dovremmo iniziare con il Fuhrer Putin e il entourage Kremlino-fascista”.
Accuse pesanti, che non hanno alcun seguito.
Questo è il tempo del cordoglio per le vittime e la maggior parte delle persone che accorre sulla bacheca di Facebook del quotidiano Novaja Gazeta, si interroga su cosa non sia funzionato nel sistema di sicurezza dell’aeroporto. "Un incubo" scrive Andrej; "In che Paese viviamo? Che ci stanno a fare i metaldetector?" replica Mila.

Ed è lo stesso presidente russo Dmitrij Medvedev ad accusare l’aeroporto Domodedovo di gravi falle nell’impianto di controllo dello scalo.
Secondo l’agenzia Itar-Tass, che riporta le dichiarazioni rese da una fonte vicino alle indagini, “l’esplosione sarebbe avvenuta fuori dalla zona di controllo dell’area doganale, dove non sono installati i metal detector”.
E c’è anche chi tenta di ricostruire il percorso fatto dai 7 kili di tritolo che hanno provocato la strage.

Mondo: I più letti

[an error occurred while processing this directive]