Nel suo primo discorso pubblico, dopo quattro anni di esilio volontario in Iran, il leader radicale sciita, considerato uno più estremisti del Paese, ha invitato i suoi seguaci alla resistenza contro tutti gli occupanti: “Siamo ancora combattenti"
“No, no America”. Lo ha urlato il leader radicale sciita iracheno Moqtada al-Sadr nel suo primo discorso pubblico dopo il rientro da quattro anni di auto esilio in Iran. Parlando a Najaf, Sadr ha invitato gli iracheni a respingere tutti gli occupanti. E ha incitato la folla: "Siamo ancora combattenti". Ma il 37enne ex capo dell'esercito del Mehdi ha anche confermato la disponibilità a sostenere il nuovo esecutivo di Nouri al-Maliki: "Se il governo serve il popolo e la sua sicurezza, noi siamo con lui", ha affermato davanti a migliaia di fedelissimi radunati davanti alla sua abitazione. "Se non lo facesse", ha aggiunto, ci sono modi per sistemare le cose, ma sono solo politici". Del governo guidato dallo sciita Maliki fanno parte 8 deputati legati al 37enne imam radicale.
Considerato fino a qualche anno fa una delle figure più estremiste in Iraq, ferocemente antiamericano, accusato di aver compiuto massacri con la sua milizia sciita, l'Esercito del Mehdi, durante la guerra civile fra sciiti e sunniti che seguì l'invasione da parte della coalizione internazionale nel 2003, Sadr ora è riuscito a inserire sette ministri del suo movimento nel nuovo governo iracheno ed ha 39 deputati in Parlamento.
Considerato fino a qualche anno fa una delle figure più estremiste in Iraq, ferocemente antiamericano, accusato di aver compiuto massacri con la sua milizia sciita, l'Esercito del Mehdi, durante la guerra civile fra sciiti e sunniti che seguì l'invasione da parte della coalizione internazionale nel 2003, Sadr ora è riuscito a inserire sette ministri del suo movimento nel nuovo governo iracheno ed ha 39 deputati in Parlamento.