Niente porno, siamo inglesi

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Il ministro delle Comunicazioni britannico è intenzionato a chiedere agli Internet service provider del Paese di bloccare l'accesso ai siti pornografici. Obiettivo: proteggere i bambini. Ma, dicono gli esperti, non sarà così semplice

di Raffaele Mastrolonardo

L'obiettivo è proteggere i bambini. Il mezzo più facile a dirsi che a farsi: un bel filtro che blocchi l'accesso delle connessioni Internet inglesi ai siti pornografici. A chiederlo è Ed Vaizey, ministro per la Cultura, la Comunicazione e le Industrie creative in un'intervista apparsa domenica scorsa sul Sunday Times. Parlando con i giornalisti del quotidiano di Rupert Murdoch, l'esponente del governo di David Cameron ha detto infatti che incontrerà gli Internet service provider (Isp) britannici per discutere soluzioni che cambino le modalità attraverso le quali i contenuti per adulti entrano nella case dei sudditi di Sua Maestà.

Tra le soluzioni ipotizzate dal ministro quella di consentire l'accesso ai siti spinti solo dietro esplicita richiesta dell'abbonato. Perché questo sia possibile i fornitori di connettività dovrebbero approntare un filtro in grado di escludere le pagine web in questione e rimuovere il blocco solo in presenza di una specifica domanda dell'utente. “E' una questione molto seria”, ha detto Vaizey. “Credo sia assai importante che gli Isp trovino soluzioni per proteggere i bambini. Se non lo faranno da soli – ha aggiunto – il governo sarà costretto a intervenire. Spero che riescano a ingegnarsi in modo che non siamo costretti a legiferare in materia ma teniamo d'occhio la situazione”.

Per ora le dichiarazioni del ministro sono state accolte con un certo scetticismo. L'idea di un filtro per i contenuti pornografici solleva infatti sia questioni tecniche che di diritto. I primi ad invitare alla cautela sono stati gli stessi Isp, spaventati dalla difficoltà del compito. “Il controllo sull'accesso dei bambini ad Internet dovrebbe essere gestito dai genitori attraverso gli strumenti che noi forniamo e non imposto dall'alto”, ha detto  Nicholas Lansman, segretario generale dell'associazione degli Isp inglesi. “Sfortunatamente è tecnicamente impossibile bloccare del tutto questa roba”, ha aggiunto Trevor Davies di Timico, un fornitore di connettività del Regno Unito. “Finirai per avere un sistema molto costoso e per perdere comunque la battaglia perché ci sono milioni di siti simili”.

Ma non si tratta solo di difficoltà pratiche. Non si può dimenticare, fanno notare altri critici della proposta di Vaizey, che la maggior parte dei contenuti osé in rete sono legali e non sempre è facile determinare ciò che è pornografico e ciò che non lo è.  Impedire che materiali porno siano raggiunti dai cittadini potrebbe dunque configurarsi come “censura”, ha scritto Dan Sabbagh nel suo blog sul quotidiano The Guardian individuando una china pericolosa che è partita dalla pedofilia online, sta ora colpendo la cosiddetta pirateria musicale e cinematografica e ora sembra indirizzarsi verso i contenuti per adulti.

Non è la prima volta che un intervento di Vaizey su questioni che hanno a che fare con Internet suscita perplessità e polemiche. Nel novembre scorso, il ministro aveva rilasciato alcune dichiarazioni in favore di un “Internet a due velocità” suscitando l'indignazione dei sostenitori della cosiddetta “neutralità della rete”, il principio in virtù del quale non si possono discriminare i materiali che passano nei cavi concedendo priorità ad alcuni piuttosto che ad altri. In quell'occasione Vaizey aveva ventilato “l'evoluzione di un mercato a due facce in cui i consumatori e i fornitori di contenuti possono scegliere di pagare per differenti livelli di qualità del servizio”. Il ministro aveva in seguito affermato di essere stato “male interpretato”. Alcune aziende Internet, tra cui Skype, Yahoo! e eBay, avevano comunque indirizzato una lettera aperta al governo per chiedere all'esecutivo un impegno per una rete “aperta”.

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