Tra i più recenti cable dell’ambasciatore Usa a Roma, resi pubblici dal sito fondato da Julian Assange, emerge anche la preoccupazione dell’amministrazione americana per il conflitto di interessi del premier che ha cercato di controllare anche Internet
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Nel giorno in cui Julian Assange, arrestato a Londra il 7 dicembre, torna in aula (la Westminster Magistrates Court) per l’udienza contro l’estradizione in Svezia e per chiedere la libertà su cauzione, sulla stampa europea rimbalzano dei cable recenti che riguardano il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, oggi in aula (Camera e Senato) per ottenere la fiducia.
La legge sul web voluta dal governo italiano, la cosiddetta legge Romani, dello scorso marzo, "sembra essere scritta per dare all'esecutivo margine di manovra per bloccare o censurare i contenuti internet": si legge nel dispaccio del 3 febbraio 2010 siglato dall'ambasciatore Usa a Roma, David Thorne, e pubblicato dal quotidiano spagnolo El Pais.
“Se il decreto Romani diventasse legge, poco cambierebbe nell’immediato” scriveva l’ambasciatore, “tuttavia ci sarebbero le basi per azioni legali contro quei media che dovessero dimostrare di essere in competizione con figure di Governo dal punto di vista politico o commerciale, come Sky.
“Berlusconi e Mediaset hanno usato la forza di governo in questo modo sin dai tempi del Presidente del Consiglio Bettino Craxi. Inoltre questo decreto - spiega Thorne - rappresenterebbe un precedente per nazioni come la Cina che copierebbero o citerebbero questa 'giustificazione' per il giro di vite sulla libertà di parola".
Con Beppe Grillo, organi di stampa e ambienti dell’Unione europea, il cable dell’ambasciatore cita anche Antonello Busetto direttore delle relazioni industriali di Confindustria per i servizi innovativi e tecnologici, secondo il quale il decreto romani segnerebbe addirittura “La morte di internet in Italia”.
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