Nuove rivelazioni dal sito di Julian Assange. La Santa Sede impedì ad alcuni suoi rappresentani di testimoniare negli scandali irlandesi. Sempre secondo l'ambasciatore Usa i cardinali non capiscono nulla dei moderni media
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Il Vaticano non ha permesso a suoi rappresentanti di testimoniare nell'ambito dell'inchiesta della commissione irlandese sullo scandalo degli abusi sessuali mostrandosi così poco collaborativo con il governo irlandese sulla questione. E' quanto si afferma in un 'cable' diffuso da Wikileaks e citato dal Guardian che fa riferimento ad informazioni provenienti da diplomatici Usa e irlandesi presso la Santa Sede. La richiesta di informazioni, da parte della commissione Murphy nel 2009 "offendeva molti al Vaticano" - si legge sui cable - che riteneva che "il governo irlandese non aveva "rispettato e protetto la sovranità della Santa Sede durante l'inchiesta".
I responsabili vaticani sono rimasti seccati dal fatto che il governo irlandese non si sia impegnato perche' la commissione seguisse le procedure standard nelle comunicazioni con la Citta' del Vaticano", si legge nel dispaccio del 26 febbraio 2010 siglato dall'ambasciatore americano presso la Santa Sede Miguel H. Diaz. "Bertone ha scritto all'ambasciata d'Irlanda che le richieste collegate all'indagine devono essere trasmesse attraverso il canale diplomatico con una lettera di rogatoria", si legge nel testo pubblicato dal Guardian. "I nostri contatti in Vaticano e Irlanda - continua Diaz - prevedono che la crisi con la chiesa cattolica irlandese durerà nei prossimi anni, e a oggi sono state investigate solo le accuse nell'arcidiocesi di Dublino". Indagini su altri sospetti in altre diocesi porteranno, secondo funzionari di entrambe le parti, a nuove dolorose rivelazioni",
In un altro dispaccio, il numero due dell'ambasciata Usa in Vaticano scrive che "la maggior parte dei vertici del Vaticano, tutti uomini in genere sulla settantina, non capiscono i moderni media e la Santa Sede soffre una muddled messaging (confusione nella comunicazione, ndr) a causa della technofobia dei cardinali e l'ignoranza sulle comunicazioni del XXI secolo. Solo il portavoce Federico Lombardi ha un blackberry e pochi una email".
Nei files svelati da Wikileaks si parla anche dei dissidi tra anglicani e cattolici. Dopo l'apertura di Benedetto XVI agli oppositori del sacerdozio femminile, l'ambasciatore britannico presso la Santa Sede Francis Campbell avrebbe lamentato, con il collega Usa Diaz, che le relazioni tra la Chiesa d'Inghilterra e il Vaticano "sono di fronte alla peggiore crisi degli ultimi 150 anni". "La decisione (del Vaticano, ndr) sembra mirare innanzitutto agli anglicani in Usa e Australia, mentre è stato sottovalutato l'impatto in Inghilterra", aggiunge il diplomatico britannico. "Benedetto XVI ha messo l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, in una posizione impossibile. La crisi è preoccupante per la minoranza cattolica: c'è ancora un anti-cattolicesimo latente in alcune parti dell'Inghilterra. Il risultato protrebber essere la discriminazione o in casi isolati anche la violenza contro questa minoranza", si legge nel cable.
Secca la risposta di Padre Lombardi, secondo cui la pubblicazione dei documenti diffusi da Wikileaks e molto grave. Quelle carte, spiegano nella sala stampa del Vaticano, "riflettono le percezioni e le opinioni di coloro che li hanno redatti e non possono essere considerati espressione della stessa Santa Sede, nè' citazioni precise delle parole dei suoi officiali. La loro attendibilità - ha concluso - va quindi valutata con riserva e con molta prudenza, tenendo conto di tale circostanza."
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